Movierooms è video gioco dove il giocatore diventa un esercente cinematografico e si trova a gestire una sala, dagli inizi del ‘900 ad oggi intraprendendo un viaggio nella storia del cinema, trovandosi davanti a tutte le più importanti sfide che l’industria ha affrontato nel corso del tempo, dall’arrivo della TV allo streaming illegale, e scoprendo le storie e le persone che hanno plasmato la settima arte.
A sviluppare questo gestionale che dovrebbe uscire in autunno (fra ottobre e dicembre) su PC è MAD Pumpinks, giovane studio di sviluppo con sede a Roma e in Francia, a Montpellier, guidato da Arianna Lona.
É nato come progetto di tesi universitaria: a far decidere Arianna di trasformarlo davvero in un gioco è stata l’esperienza in Francia, dove, dice “ho scoperto che cinema e videogioco funzionano e vanno di pari passo. Qui, attraverso l’associazione Women In Games Francia ho conosciuto quella che poi è diventata la mia collega sviluppatrice, Marie Legrand, che ha fatto il cuore del gioco, mentre io la parte visuale.”
E proprio durante la Women in Games Breakfast a First Playable abbiamo incontrato Arianna, a Firenze in cerca di potenziali publishers per completare Movierooms, che ha già beneficiato del Tax Credit Videogiochi (leggi qui) e di un fondo del primo bando riservato a start up che sviluppano videogiochi di Cinecittà Game Hub e Lazio Innova. Un finanziamento di 45 mila euro, “che ci ha consentito anche di aprire la società in Italia.

“Per ora abbiamo realizzato tre dei nove livelli di cui si compone Movierooms. Se non troviamo presto un publisher che ci consenta di completarli tutti, usciremo in una fase early access in cui mostriamo ai giocatori com’è il gioco, e man mano che loro aiutano acquistandolo, proseguiamo a costruire gli altri livelli.”
Il passo successivo, conclude Arianna, è “contattare diversi cinema indipendenti e dar loro la possibilità di introdurre il loro cinema digitale in gioco, in modo che giocatori ci possano interagire, e eventualmente avere degli sconti per tornare in sala, dunque uno scambio di pubblico.”
Mash&Co è un’altra giovane società italo-francese guidata da una donna, Katrin Anna Orbeta, (anche lei parte di WIG). Mash&Co ha sede a Taormina e a Lille, e crea videogiochi e serie tv per bambini.
Il progetto a cui stanno lavorando si chiama Super Sofia, un videogioco concepito per raccontare ai bambini le leggende del Mediterraneo (la storia è quella di quattro bambini e una nonna che possiede alcuni libri di leggende. I libri però sono rotti, quindi lei deve raccontarle a voce: così i bambini entrano ‘dentro’ le storie e ci interagiscono ogni volta che lei si addormenta.”
Grazie a un finanziamento di Cinecittà, Katrin andrà al BAM, il mercato audiovisivo di Bogotà, in Colombia, la settimana prossima, in cerca di co-produttori. E perché no, “anche di leggende colombiane”.
Di Super Sofia ci sarà anche la versione serie-tv in animazione, “che stiamo sviluppando anche grazie alla collaborazione di Sardegna Film Commission e della loro writing room per la scrittura di alcuni episodi.”

Due società di videogiochi italo-francesi guidate da due donne che, curiosità, si sono conosciute proprio in Francia, nell’ambito di un’iniziativa di mentoring organizzata da WIG Francia: WIGrow
Alla Francia entrambe guardano come un paese più all’avanguardia nel campo dei videogiochi.
I dati del rapporto di IIDEA, però, parlano di una percentuale di donne impiegate in questa industria in Italia (24%) che è superiore alla media europea (22%).
“Ciò detto, c’è ancora molto da fare, perché si tratta soprattutto di donne impegnate negli ambiti artistici (animatrici, grafiche) e di supporto (marketing, risorse umane), mentre ce ne sono ancora pochissime nella parte di programmazione e sviluppo vero e proprio, ma è una percentuale interessante, perché per una volta l’Italia non è il fanalino di coda! Dunque un dato interessante”. Dice Ilaria Amodeo, di IIDEA.

Sponsor di Women in Game Breakfast a First Playable è la Fondazione Vigamus, che dal 2012 ha aperto e gestisce il Museo del Videogioco a Roma, parte dell’ordinamento museale della Regione Lazio, “dove cerchiamo di valorizzare i videogiochi come divulgatori di cultura e di mostrare come gli uomini e donne che ci sono dietro siano degli autori.
Per questo chiamiamo i videogiochi Opere Interattive, perché per tanto tempo sono stati vissuti come un giocattolo, e non opere che, al pari della letteratura, della musica, del cinema, esprimono l’interiorità dei loro autori, semplicemente con un altro linguaggio. – Spiega il direttore Marco Accordi Rickards– È una questione cruciale, a cui ho dedicato tutta la mia vita professionale, e qualcosa di molto pratico: se non prendiamo atto del rilievo culturale di queste opere, poi non si ritiene neanche legittimo prendere delle misure per sostenerle, e rimaniamo indietro rispetto agli altri paesi. Cosa che invece poi è stata fatta con la Legge Franceschini, ed è importante che le politiche industriali, la valorizzazione culturale e anche la divulgazione giornalistica e scientifica lavorino tutte nella stessa direzione.”
Non solo, Accordi Rickards ci da anche un altro esempio, dopo quello di Movierooms, di come il videogioco possa dialogare con il cinema e anche, forse, dargli una mano: “con il nostro piccolo studio di sviluppo che fa applied games, cioè videogiochi non commerciali, abbiamo sviluppato il gioco Behind the Light per la Cineteca di Milano, dove è in esposizione permanete. Abbiamo ricostruito in 3D la Cineteca, che prevede che il giocatore sia una ragazza che ci lavora e deve ricostruire le opere di Luca Comerio, un vecchio cineasta innovatore italiano di cui possiedono tutti gli originali. Si scopre così il Museo e questo grande autore di più di un secolo fa, che per le nuove generazioni sarebbe altrimenti inaccessibile, e invece diventa divertente.”