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direttore Paolo Di Maira

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Wenders, la Casta dei Giornali, i Multiplex di qualità 

Non vuole parlarne, il produttore Enzo Porcelli.
Incontrato a Torino, durante le Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo, è amareggiato per le conseguenze del titolo ” Anche Wenders batte cassa” sulla Repubblica del 16 ottobre.
Questo è bastato perché il regista (e produttore) tedesco, estraneo ai nostri rituali mediatici, rinunciasse alla coproduzione.
 Wim Wenders ha da poco finito di girare in Italia “The Palermo Shooting”, per cui non Wenders, ma la Achab Film di Enzo Porcelli, in veste di coproduttore minoritario, aveva richiesto al Ministero un finanziamento per la distribuzione del film.
L’Italia ha così perso l’occasione di partecipare alla produzione, anche se in un ruolo minoritario, di un film che racconta Palermo oltre i luoghi comuni, e che, grazie al valore del suo regista, farà  il giro del mondo. Occasione persa a causa di un titolo a effetto.


“La casta dei giornali”: è il titolo del pamphlet scritto da Beppe Lopez per l’editore Rai-Eri.
Nello scoprire, sfogliando il libro, che i contribuenti contribuiscono a rimpinguare gli azionisti di RCS con 23 milioni di euro per il Corriere della Sera, che al quotidiano della Confindustria ne dispensano 19; che Foglio, Riformista e Libero, in quanto organi di “movimenti politici” si dividono circa 12 milioni di euro, si rimane turbati.
Dalla lettura si apprende che lo stato finanzia i giornali con 590 milioni di euro in un anno ( cifra fornita dall’antitrust per il 2006) così ripartiti:338 milioni (69%) in contributi indiretti, 154 milioni (il 16%) in contributi diretti, e 59 milioni (12%) per gli organi di “movimenti politici e di partito”.
E si scopre che i giornali politici hanno solo un decimo della torta, mentre il grosso va ai giornali “indipendenti”. Da non credere, poi, quante sono le testate giornalistiche, vere o presunte, che beneficiano di contributi statali, in forma diretta : 283 testate, e indiretta:495 aziende editoriali (i dati si riferiscono al 2003).
E’ solo qualche goccia del fiume di dati pubblicati nel libro di Lopez.
Da leggere.


La disarmonia tra i sentimenti e le cose.
Ne parlava, se ricordo bene, Michelangelo Antonioni.
L’immobilità  dei sentimenti che ci trova in ritardo sulla realtà  che corre. L’immagine mi è tornata in mente a Sorrento, durante le Giornate Professionali di Cinema, quando, da un’analisi sulle tendenze del mercato cinematografico, emergeva che i multiplex si avviano a soddisfare anche la domanda di cinema di qualità , finora prerogativa delle sale di città .
Il cinema, anche quello di qualità , corre dunque sui binari delle nuove opportunità  offerte dal mercato.
Mostra di poter sopravvivere alla crisi delle sale di città  .
Se però il cinema può rinunciare ai centri storici, sono i centri storici ( metafora dei sentimenti?), pena la desertificazione e il degrado, a non poter fare a meno dei cinema.

Ma non è, questo, un problema troppo serio perchè la soluzione possa essere delegata al “mercato”?


                                        PAOLO DI MAIRA

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