di Ann Wingate
“Cosa significa per me lavorare in Italia? C’è un aneddoto che lo esemplifica perfettamente, e risale al 2002, quando ero impegnata nella produzione di “My House in Umbria”.
Era un’estate molto calda, stavamo girando nel bel mezzo della Toscana e si stava disputando il campionato mondiale di calcio in Giappone: le partite erano programmate sempre all’ora di pranzo.
Per ottenere l’attenzione più completa da parte della troupe, e nello stesso tempo superare la parte più calda della giornata, abbiamo deciso di fare la pausa pranzo di due ore, così che ognuno potesse guardare la partita su schermi portati per l’occasione.
Chi non era interessato ai Mondiali faceva una siesta di due ore, poi tornavamo tutti all’opera, e lavoravamo un’ora in più, la sera, per compensare.
Si è rivelata una negoziazione conveniente per tutti.
Le mie esperienze in Italia sono state sempre positive: è un paese che ha molto da offrire dal punto di vista creativo, ci sono eccellenti production e costume designers, operatori video e gli Studios di Cinecittà sono fra i migliori in Europa.
Molti, in passato, avevano paura di lavorare in Italia, temevano di non essere trattati onestamente, ma questo ovviamente dipende esclusivamente dai contatti che hai.
Ogni paese ha un approccio diverso, bisogna rispettare le procedure e non provare cambiare le tradizioni in un giorno.
Adesso, comunque, il problema principale è che l’Unione Europea ha imposto svariate regolamentazioni da questo punto di vista, e negli anni si sono sviluppate differenze maggiori nelle pratiche lavorative.
Se aggiungiamo a questo il rafforzamento dell’euro, appare evidente come adesso sia molto più difficile lavorare in Italia rispetto ad alcuni anni fa.
La chiave per superare tutto questo sta, ad esempio, nel riuscire ad avere il tempo per prepararsi in maniera adeguata, poiché non è mai facile smuovere le istituzioni, specialmente se Ferragosto è vicino”¦
Altrimenti, è un piacere poter disporre delle attrezzature disponibili a Roma, della varietà di locations sparse per l’Italia e, ovviamente, accedere ad uno stile di vita che la maggior parte dei Nordeuropei invidia, dal punto di vista del clima mite, del cibo e del vino!”