Se è vero che un film di successo ha le potenzialità per innescare o rafforzare i flussi turistici, perché non provare a fare il percorso inverso?
Un percorso in cui i responsabili della promozione di un territorio decidono di affidarsi ad un prodotto audiovisivo creato ad hoc, che si affranchi dalle modalità della comunicazione pubblicitaria tout court e prenda la forma di una narrativa filmica coinvolgente.
Lo hanno fatto Vicenza E’ e Vicenza Film Commission che, tra le iniziative realizzate per celebrare e promuovere il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio, ha affidato al produttore e regista Guido Cerasuolo l’incarico di realizzare un documentario che illustrasse le più importanti opere progettate dal celebre architetto sul territorio veneto e vicentino.
E’ nato così “The Palladians”: il documentario racconta di circa dieci ville, che i due registi (Cerasuolo e Andrea Prandstraller) hanno individuato per creare un percorso vicentino, usando un interessante espediente narrativo.
” Abbiamo voluto scoprire “” spiega a Cinema & Video International Guido Cerasuolo – cos’è successo a queste ville 500 anni dopo, e chi sono gli esseri umani che hanno avuto la fortuna di abitare questi luoghi che sembrano pensati per gli dei.
Ci sembrava che far parlare le ville attraverso le voci di chi ci vive, e dare quindi spazio a storie umane, fosse una cosa che poteva interessare il mercato internazionale.
“The Palladians”, prodotto da Mestiere Cinema e distribuito nel mondo da Run for Tv Distribution di David Harrison, sarà proiettato il prossimo 9 luglio a New York, all’interno della mostra “Palladio and His Legacy: A Transatlantic Journey”, aperta da aprile all’interno della Morgan Library. La mostra è parte di un progetto rivolto ad un pubblico che, pur conoscendo i disegni del trattato ” I Quattro Libri dell’Architettura”, non è detto che sappia dell’esistenza di una città realizzata sui disegni di Palladio: Vicenza.
“Ho subito riscontrato che Palladio è l’architetto più imitato al mondo”. Prosegue Cerasuolo: ” Uno dei “Palladians”, ad esempio è un signore palestinese che si è costruito un duplicato della Rotonda (una delle ville palladiane, ndr) in Palestina, durante l’Intifada del 1998. In uno dei territori occupati, con i ceck point a 50 metri da casa, con i carri armati che gli sono entrati nel cortile, ha deciso di costruire un simbolo di pace, che è questa villa aperta ai quattro punti cardinali.”
E le “tracce del Palladio” si trovano davvero in ogni angolo del mondo: in Inghilterra, negli Stati Uniti (la Casa Bianca), a San Pietroburgo (il Palazzo Imperiale)”¦
Ma anche senza spostarsi dal Veneto, il documentario ci mostra proprio che una “˜visita’ alle Ville Palladiane ci consente davvero un viaggio affascinante, quello all’interno della varietà degli esseri umani che le abitano:
“Tra i “˜Palladiani’ c’è poi un custode che, dopo aver fatto il camionista è approdato là e cura la villa, che, dice, è per lui “˜come un’amante: magari è sposata con un altro, però”¦ci sto io!’ C’è poi il signor Foscari, che 250 anni dopo che il suo quadrisavolo perse la villa, dopo la fine della Repubblica, se l’è ricomprata. Guarda caso è un professore di architettura, specializzato nel Palladio. Un altro ancora è un signore milanese che ci organizza matrimoni”¦ Avevamo voglia di immaginare questo progetto come “La carica dei 101″, dove ogni casa assomiglia ai suoi padroni; non è proprio così, ma sicuramente ci sono delle somiglianze.”