di Michela Greco
Spenti i riflettori sulla Mostra di Venezia, sui film, sulle polemiche, su quel cratere (reale, ma anche molto metaforico) scavato davanti al Casinò a complicare la vita a giornalisti e operatori e a ricordare lo stato di precarietà del festival più antico del mondo, arriva infine il tempo dei bilanci.
Si tratta di ragionare sui numeri ma soprattutto sulle sensazioni dei professionisti.
Mai come questa volta uniti in un coro unanime, che sottolinea l’impossibilità di considerare Venezia un mercato “” per mancanza di strutture e di organizzazione “” e la progressiva flessione delle opportunità commerciali, sempre più logorate dalla concorrenza del Festival di Toronto e dall’imminente appuntamento capitolino.
“C’è stata sicuramente una flessione “” conferma Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce – Il mercato ha bisogno di spazio e a Venezia, quando piove, non ce n’è nemmeno per sedersi al riparo. Sappiamo tutti che non è un festival di mercato, dove vengono scambiati solo i film della Mostra”.
La società del gruppo pubblico era presente alla 67/a Mostra con un numero record di film: ben 7 distribuiti tra le varie sezioni, tra cui “Passione”, “I Malavoglia” e “20 sigarette”, affidati per le vendite estere a grossi esportatori.
Come Intramovies di Paola Corvino:
“Ma alla Mostra i clienti si interessano solo ai film delle sezioni principali e poi partono per Toronto subito dopo il primo weekend, penalizzando i film proiettati dopo”.
Per non parlare del famoso cratere, che ha confuso una situazione già di per sé non solida.
“I lavori non hanno certo agevolato i contatti e il personale addetto alle informazioni era male informato.
Lo spazio virtuale on demand, poi, è ancora uno strumento poco utilizzato dai buyer, che comunque vogliono vedere i film con il pubblico”.
Ma quanti ce n’erano, quest’anno, alla Mostra?
Secondo Sesto Cifola, responsabile vendite estere di Rai Trade, pochi, ma di grande qualità .
“Una presenza ridotta, ma di alto livello, con distributori francesi, olandesi, inglesi, tedeschi, svizzeri e scandinavi. Ma se a Venezia ci sono due grossi distributori francesi, a Toronto ce ne sono 30”.
Al Lido la società della Rai aveva 10 titoli, di cui 5 film di finzione (tra cui Noi credevamo, “Gorbaciof ” e “L’amore buio”), ma è a Toronto che ha concluso gli accordi più importanti.
“Mi dispiace che non ci sia stato uno spazio fisico per l’Industry come gli altri anni “” ha aggiunto Cifola – Va bene anche un mercato casual, dove ci si incontra all’Excelsior e alle proiezioni, ma a volte non si riusciva a entrare in sala, il che dipendeva anche dalla mancanza della Sala Perla 2″.
Una mancanza pesante, come quella dell’Hotel Des Bains, storico punto di incontro quest’anno chiuso per ristrutturazione.
Anche Georgétte Ranucci di Lucky Red preferisce puntare sull’appuntamento canadese, pur essendosi aggiudicata, alla Mostra, due titoli promettenti:
“A Venezia ci possono essere degli innamoramenti, ma il vero mercato è un matrimonio. Una di queste folgorazioni è stata “Incendies”, un film delle Giornate degli Autori che al Lido ha funzionato sul passaparola e che faremo uscire probabilmente a gennaio, perché potrebbe essere un candidato per l’Oscar come miglior film straniero”.
Un bel colpo “” insieme a “Machete” di Rodriguez – ma niente a che vedere con ciò che può succedere a Toronto, “un festival di pubblico, senza premi, dove è possibile capire le reazioni della gente che paga il biglietto”.
Ne è convinta anche Adriana Chiesa, titolare della Adriana Chiesa Enterprises, che sottolinea come molti ormai vadano direttamente in Canada, “anche se lì si possono trattare solo film scelti dal festival, cosa utile per i buyer, meno per i venditori.
Io ad esempio non ho potuto presentare “I baci mai dati” di Roberta Torre, mentre ho portato “Il richiamo” di Stefano Pasetto.
Per me è molto importante l’appuntamento di Roma: una sede idonea per un mercato vero, dove si può vendere di tutto, senza restrizioni.
E’ il secondo anno che non vado più all’AFM, e Business Street diventa sempre più decisivo; chi non va a L.A. ma vuole vedere i film di Venezia e Toronto va a Roma, ormai l’unico mercato importante prima di Berlino. L’ideale sarebbe collegarlo al MipCom”.
Sì, l’appuntamento romano sembra essere il nuovo punto di riferimento condiviso, tanto che anche Gianluca Pignataro, della Fandango, lo preferisce alla Mostra.
“Venezia non ha un mercato e continuerà a non averlo, non ha le strutture per la ricezione, è costosa e ormai ci va solo chi ha un film lì. A Roma ci sono più incontri, più operatori ed è un’occasione più ricca”.
MA PER LA BIENNALE E’ STATO UN SUCCESSO
Più compratori, più venditori e più accreditati Industry Trade: questo il bilancio della Biennale, opposto all’umore degli operatori da noi intervistati.
Riportiamo di seguito i numeri forniti a Cinema & Video International.
Gli accreditati Industry Trade (produttori, distributori, venditori, buyers, finanziatori) sono stati 936 con un aumento del 64 % rispetto all’anno precedente.
In particolare, i compratori sono stati 227 con un aumento del 12,37% rispetto al 2009.
Le visioni dei titoli consultati presso la Digital Video Library sono state complessivamente 1012.
L’incremento dei titoli iscritti è stato pari al 52% rispetto al 2009.
Sono stati iscritti 56 titoli della selezione ufficiale della Mostra, 9 della sezione collaterale Giornate degli Autori e 5 della Sic- Settimana Internazionale della Critica, oltre ai titoli iscritti al progetto Digital Expo e ai contenuti istituzionali e promozionali delle Film Commission, per un totale di circa 90 titoli.
Per la 68° edizione, dal 31 agosto al 10 settembre 2011, anticipa la Biennale a Cinema&Video International, l’Industry Office intende perseguire la stessa linea organizzativa ed operativa della trascorsa edizione, articolata in quattro punti:
1) Confermando la location dell’Hotel Excelsior e ampliando i metri quadri occupati.
2) Sviluppando lo strumento della Digital Video Library, affiancando alle tradizionali postazioni con due posti una sala con 10/14 posti per ospitare proiezioni private dedicate a buyers invitati dai venditori.
3) Sviluppando le azioni collaterali di promozione dell’Industry Office anche grazie alla collaborazione con Expo Venice al fine di implementare le attività del Digital Expo sul piano della promozione e diffusione dei contenuti tecnologici.
4) Confermando gli accordi con le Associazioni di categoria (tra cui Anica e Agis), le Istituzioni, gli Enti Locali e – in particolare – le Film Commission e il loro Coordinamento, per l’organizzazione di forum e momenti di incontro, studio, dibattito.