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direttore Paolo Di Maira

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VENEZIA 79. / Chiara e le altre

Nel gioco dei numeri, la precedenza spetta ai 90 anni compiuti dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e ai 10 da Biennale College (il progetto di formazione per giovani talenti). Non sfugge tuttavia che il numero 5 sia dominante nella selezione di Venezia 79. (31 agosto/ 10 settembre). Infatti, il cartellone presentato dal direttore Alberto Barbera conta 5 film italiani, ma altrettanti sono quelli statunitensi e francesi, e cinque sono le registe in gara ( Alice Diop, Joanna Hogg, Susanna Nicchiarelli, Laura Poitras, Rebecca Zlotowski).

Anche se i paesi che contribuiscono all’insieme dei film selezionati dalla Mostra sono 56, salta agli occhi che dei 23 film in concorso (sezione che notoriamente traccia il profilo di ogni edizione), circa due terzi provengono da solo tre paesi. Segno dei tempi?

Le storie raccontate nei film selezionati, ha anticipato Barbera, sono per lo più storie personali, famigliari, storie cupe. Sembra di capire siano frutto di una sorta di long covid creativo. Pessimista, quest’anno anche il direttore Alberto Barbera, una volta smaltita l’euforia post (si supponeva) covid dello scorso anno, che stavolta ha sparato a zero sul cinema italiano colpevole di aver puntato sulla quantità a scapito della qualità. In Italia si stanno producendo troppi film, ha detto, segnando una tendenza inversamente proporzionale alla frequenza del pubblico in sala; film che attingono a risorse sempre maggiori. Insomma: i soldi non mancano, secondo Barbera, manca la vena creativa.

Ma inevitabilmente la bulimia produttiva si riflette nel generoso trattamento riservato al cinema italiano, che a Venezia 79. vanta ben 5 film in concorso, la cui qualità, sulla carta, è indiscussa (hegelianamente: la quantità genera la qualità?).

Film d’impegno civile è “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio, con Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, che racconta il “caso Braibanti”, il drammaturgo e poeta condannato negli anni ‘60 a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio; intimista è “L’immensità” di Emanuele Crialese, con Penelope Cruz: un film “sulla famiglia”, lo ha definito lo stesso regista; “Bones and all” di Luca Guadagnino, con un cast internazionale che comprende anche Timothée Chalamet, è una storia di marginalità sociale ambientata nel midwest americano; un “risarcimento” al personaggio della santa, messo in ombra dalla popolarità di San Francesco, è “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, con Margherita Mazzucco, Carlotta Natoli e Luigi Lo Cascio:un film che “restituisce la centralità al ruolo di Santa Chiara”, ha commentato Barbera; “Monica” di Andrea Pallaoro, con Trace Lysette e Patricia Clarkson, è l’altro film italiano “internazionale” (assieme a quello di Guadagnino): ritratto intimo di una donna, storia che esplora “la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite”, nelle intenzioni del regista.

Tra i film italiani fuori concorso, “The hanging sun” (Il sole a mezzanotte), di Francesco Carrozzini, chiude la Mostra, e, sempre fuori concorso, Paolo Virzì dirige il profetico “Siccità”, con Claudia Pandolfi, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Sara Serraiocco ed Elena Lietti; Gianfranco Rosi torna al Lido con “In Viaggio“, un documentario ralizzato su commissione, dedicato ai viaggi del Papa, mentre, sempre fuori concorso c’è “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, film nello stile del celebre autore di “Blob”. Nella sezione ‘non fiction’ fuori concorso, da segnalare “The Matchmaker”, di Benedetta Argentieri, un documentario sulle donne del califfato.
Il cinema internazionale approda a Venezia 79. con film molto attesi: in concorso c’è “Khers Nist” dell’iraniano Jafar Panahi, tuttora in carcere, ha ricordato Barbera; “Bardo, falsa crònica de unas cuantas verdades” di Alejandro G. Inarritu, film al quale il regista ha lavorato per quasi 5 anni. Il film è targato Netflix, cosiccome quello d’apertura, “White Noise” di Noah Baumbach, con Adam Driver, ed altri due ( anche se ormai non è più una notizia).
Tra le grandi firme internazionali è in concorso anche Darren Aronofsky, con “The Whale”, protagonista Brendan Fraser, e c’è “Blonde” di Andrew Dominik, il biopic Netflix su Marilyn Monroe interpretata da “una straordinaria Ana de Armas”, ha sottolineato Barbera.
Fuori concorso è “Freedom on fire: Ukraine’s fight for freedom” una sorta di “istant movie” sulla guerra in Ucraina di Evgeny Afineevsky.
A celebrare quest’anno la caduta del “muro” che, a causa della pandemia, nelle ultime edizioni separava il red carpet dal pubblico, tornano le star: oltre ad autori come Iñárritu e Aronofsky, ci saranno Cate Blanchett (in “Tár” di Todd Field), Ana de Armas che sarà Marilyn Monroe in “Blonde”, Tilda Swinton (in “The Eternal Daughter” di Joanna Hogg), Colin Farrell con “The Banshees of Inisherin” di Martin McDonagh , e Hugh Jackman e Laura Dern protagonisti in “The Son” di Florian Zeller.

Da segnalare, infine, che le due serie televisive selezionate fuori concorso sono ambedue danesi: “The Kingdom Exodus” di Lars Von Trier e “Copenhagen Cowboy” di Nicolas Winding Refn

La giuria di Venezia 79 sarà presieduta dall’attrice premio Oscar Julianne Moore, mentre i Leoni d’oro alla carriera saranno assegnati a Catherine Deneuve e Paul Schrader.

Ultima nota: in un’edizione nella sostanza “politicamente corretta”, è “controcorrente” (definizione di Barbera) “Nuclear” diretto da Oliver Stone, (fuori concorso) dove il regista porta la sua tesi favorevole al ritorno all’energia nucleare. Altrettanto controcorrente è , in epoca di slancio militarista “Innocence” (Orizzonti), dove Guy Davidi racconta di suicidi che avvengono fra i giovani soldati dell’esercito israeliano durante il servizio di leva.

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