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direttore Paolo Di Maira

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VENEZIA .68/L’Immagine al potere

di Paolo Di Maira


Salutata da molti come una delle migliori mai realizzate da Marco Mà¼ller in otto anni di direzione, Venezia .68 apre il 31 agosto con “Le idi di Marzo” di e con George Clooney, per concludersi il 10 settembre.

Approda in forze il cinema americano che in concorso schiera ben cinque film: oltre al citato film di Clooney, “4:44 last Day on Earth” di Abel Ferrara con Willem Dafoe, “Dark Horse” di Todd Solondz con Mia Farrow e Christopher Walken, “A Dangerous Method” di David Cronenberg con Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel.
C’è spazio anche per un’opera seconda:”Texas Killing Fields” della figlia d’arte (il padre è Michael) Ami Canaan Mann.
Fuori concorso, battono bandiera statunitense altri “pezzi da novanta”, ad iniziare dalla “Wilde Salomè” di e con Al Pacino, passando per “W.E.”, secondo film diretto dalla rockstar Madonna, e “Contagion” di Steven Soderberg farcito di un cast stellare: Matt Damon, Kate Winslet, Jude Law, Gwineth Paltrow.
Non solo USA: autori e star internazionali inanellano generosamente le sezioni ufficiali.
La lista del concorso prende avvio da Roman Polanski, ormai francese più per necessità  che per virtù, presente in spirito al Lido con la sua ultima opera “Carnage”, con Jodie Foster, Kate Winslet e Christopher Waltz. Dalla Francia arrivano anche Philippe Garrel, che dirige Monica Bellucci in “Un été brulant”, e “Poulet aux prunes” di Marjane Satrapi e Vincent Patronnaud , interpretato anche dalle italiane Isabella Rossellini e Chiara Mastroianni.
Il russo Alexander Sokurov con “Faust” segna il ritorno sul grande schermo di Hanna Schygulla; Colin Firth, Gary Holdman e John Hurt interpretano la produzione anglo-tedesca ” Thinker, Taylor, Soldier, Spy”, diretta da Thomas Alfredson; la Gran Bretagna offre un altro talento innovativo, Steve McQueen ( solo un’omonimia con il più celebre e spericolato divo degli anni ’70) che dirige ” Shame”. Qualificata la presenza italiana anche se, stavolta, ha in concorso “solo” tre film “” “Quando la notte” di Cristina Comencini, “Terraferma” di Emanuele Crialese, “L’ultimo terrestre” di Gian Alfonso Pacinotti (Gipi) “” contro i cinque degli USA. I fans del rock potranno godersi “Questa Storia qua” (evento speciale) di Alessandro Paris e Sybille Righetti: docu-fiction su Vasco Rossi, la cui presentazione al Lido, il 5 settembre, verrà  trasmessa in diretta in 27 multisale italiane.


Ma fuori concorso ci sono “Il villaggio di cartone” di Ermanno Olmi e “Scossa” di Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Nino Russo; e un altro grande italiano, Marco Bellocchio, verrà  insignito del Leone d’Oro alla carriera.
Per chi non ha meritato i piani alti, c’è “Controcampo italiano”, zeppo di 29 film suddivisi tra lungometraggi, documentari, cortometraggi, eventi fuori concorso.
Qui c’è di tutto : la commedia coniugata in diverse salse – da “Tutta colpa della musica” di Ricki Tognazzi a “Scialla” dell’esordiente Francesco Bruni, a “Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno – all’ennesima denuncia della repressione del G8 di Genova (“Black Block” del genovese Carlo Bachschmidt), a “Io sono. Storie di schiavitù”, indagine sulle democrazie del mondo ad opera di Barbara Cupisti; dal cinema di genere dei Manetti Bros (“L’arrivo di Wang”), al documentario sui tempi d’oro del nostro cinema (“Hollywood Invasion” di Marco Spagnoli).
Ma dove Mà¼ller punta maggiormente le sue ambizioni è la sezione “Orizzonti”, finestre sul futuro, quest’anno “scontornate”, per “accogliere un cinema più espanso”, come ha “spiegato” lo stesso direttore.
La scommessa è giocata in ogni angolo del mondo, perfino a Samoa (terra di una cinematografia che scopriremo essere vitale) che ci proporrà  l’opera prima di Tusi Tamasese: ” O le tulafale”.

Insomma: Venezia .68 , l’ultima edizione diretta da Marco Mà¼ller, promette di essere l’edizione dei record (tale, probabilmente, da rendere inevitabile un terzo mandato dell’attuale direttore).
Almeno uno è certificato: per la prima volta, nella storia della Mostra dal dopoguerra a oggi, tutti i lungometraggi nelle selezioni ufficiali sono anteprime mondiali.
Peccato che della memorabile selezione di Venezia .68 possa godere solo il ristretto e privilegiato pubblico del Lido.
Al vero pubblico l’attuale mercato distributivo concede una sempre minore possibilità  di scelta.
Forse non sarebbe stato male che alcuni di questi film fossero stati “lasciati” a Festival più popolari, come quelli di Roma e Torino.

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