E’ ricca di locations italiane la spy story “Athena”, serie tv coreana, spin off della fortunatissima “Iris” (seguita in Asia da più di 200 milioni di spettatori), andata in onda quest’autunno in Corea e girata nell’estate 2010 in Veneto, fra Vicenza e provincia e le Dolomiti del Bellunese.
Grazie anche a una scommessa sul cineturismo che punta su una strategia di marketing aggressiva ed organizzata.
Le locations venete sono state promosse in Corea grazie al lavoro dell’Enit a Seul e alla collaborazione di Vicenza Film Commission, l’agenzia basata sul consorzio paraturistico Vincenza E’, come ci spiega Guido Cerasuolo, che con Mestiere Cinema ha curato la produzione esecutiva di “Athena”:
“Per convincere i produttori coreani (la Taewon Entertainement per conto della SBS TV) a venire in Veneto, gli sono stati promessi incentivi: un contributo alla spese di produzione di 50 mila euro da parte dell’assessorato al Turismo delle Regione ”
“Quando sono venuti per i sopralluoghi, ci hanno richiesto di includere nel percorso delle locations una lista dei landmarks, dei luoghi famosi, sulla base dei quali poi gli sceneggiatori hanno adattato la storia.”
Il lavoro di preparazione è iniziato ad aprile, le riprese si sono svolte nei mesi di giugno e luglio:
“Contestualmente al lavoro di adattamento della sceneggiatura alle locations, il dipartimento marketing che lavorava a fianco della produzione realizzò una prevendita di pacchetti turistici finalizzati al godimento della serie che sarebbe andata in onda sei mesi, un anno dopo.
Ricordo che ci fu un problema con una delle locations, precisamente con uno dei castelli di Montecchio, dove avevano ambientato una breve scena romantica, e che non era più disponibile nelle date in cui dovevamo girare.
Decidemmo di sostituirla, ma a quel punto ci fu una vera e propria insurrezione da parte del dipartimento marketing: la location era già stata venduta all’interno dei pacchetti, per cui dovemmo attrezzarci per girare lì comunque.”
Non solo la promozione turistica dei set del film non è stata successiva alla sua realizzazione, ma gli ha dato anche un’impronta ben precisa, risultando poi determinante per la chiusura del budget.
Racconta Cerasuolo:
“Si tratta di una serie d’azione, con costi elevati: hanno speso in Italia circa 1 milione e mezzo di euro nell’arco di tre o quattro settimane, cifra che per la Corea è molto alta. Una serie come questa nasce per essere fatta nel proprio paese: se si decide di andare a girarla all’estero se ne aumenta certamente il valore in termini di vendibilità futura, ma chiaramente lievitano anche i costi e diventa necessario andare a cercare le risorse altrove, nel turismo prima di tutto. Noi non prendiamo neanche in considerazione questi meccanismi di marketing del territorio che arrivano addirittura a finanziare la produzione stessa e sono molto più strutturati, aggressivi ed evoluti dei nostri. Non riusciamo neanche ad immaginarli!”