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direttore Paolo Di Maira

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Un secolo di fotocinema

L’industria tecnica italiana ha nel suo Dna, più degli altri segmenti legati all’audiovisivo, un imprescindibile carattere artigianale e “familiare”. Buona parte dell’imprenditoria che opera in questo mercato è costituita da un tessuto di medie e piccole imprese in cui il sistema della bottega, tramandato di generazione in generazione, ha saputo diventare industria.


Fotocinema rientra in questo panorama e lo sviluppo dell’azienda romana – diretta oggi da Paolo Menicucci, quarta generazione della famiglia – segue da vicino il percorso compiuto dall’industria dello sviluppo e stampa in Italia, tra passaggi tecnologici e graduale apertura verso nuovi comparti e competenze, nell’arco di un secolo.

“L’esperienza della Fotocinema nasce proprio agli albori del cinema”, racconta Menicucci, “quando un nostro prozio, Felice Boschi, si reca a Lione per cominciare il suo affascinate percorso lavorativo nel settore dello sviluppo e stampa”.
Era il 1906, a quel tempo lo sviluppatore, munito di appositi stivali in gomma, sviluppava le pellicole immergendosi dentro a delle vasche di marmo con dei telai in legno. Un procedimento artigianale che, già  a partire dal 1925, cedeva il passo ad una tecnica più industriale e meccanizzata: “In quel periodo nascevano le prime sviluppatrici tedesche Geyer a bacinelle in vetro e trasmissione a catena, sistema rivoluzionario che lo stabilimento Fotocinema, uno dei primi grandi laboratori romani, adottò immediatamente nel 1926 nella nuova sede di Via Flaminia”, continua Menicucci.
Sono anni in cui nascono e crescono nella struttura, considerata una scuola di alta professionalità  e capacità  tecnica, alcuni fra i più grandi tecnici del futuro, come Ernesto Novelli “” che poi passerà  alla Technicolor come direttore tecnico “” con cui si formerà  il Premio Oscar Vittorio Storaro.


“Più avanti, consolidatosi ulteriormente il marchio “Qualità  non Quantità “, il laboratorio “” trasferitosi in Via Saluzzo – curerà  lo sviluppo e stampa di gran parte delle pellicole prodotte da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis, divenendo un punto di riferimento per il mondo del cinema. Sofia Loren, De Sica, Germi, Mastroianni, Manfredi, il maestro Trovajoli, Ferreri, De Seta, per fare solo alcuni dei nomi più importanti, frequentavano abitualmente lo stabilimento, che all’epoca impiegava ben duecento dipendenti”.
Nel 1972, grazie a Carlo Menicucci, il laboratorio si trasferisce nella sede Da 100 anni nel settore dello sviluppo e stampa, lo storico stabilimento romano potenzia il canale digitale, puntando su Digital Intermediate, restauro digitale e digitalizzazione degli archivi. “In attesa di una necessaria ed auspicabile regolamentazione del mercato”: parla Paolo Menicucci, amministratore unico di Fotocinema In alto, Paolo Menicucci. Sotto, il Telecinema Spirit SDI-HDTV -2K, e la Fotostampatrice Fotocinema del 1926. A destra, la sala di proiezione Fotocinema, e l’ingresso degli stabilimenti. di Via di S. Erasmo, dove risiede ancora oggi, ampliando e diversificando le aree di business per rispondere alle nuove esigenze dettate dal mercato.
Poco dopo avrà  inizio, per Fotocinema come per le altre imprese del settore, la stagione del digitale: “Dalla lavorazione tradizionale della pellicola “” S8mm-16 e S16mm, 35 e S35mm “” l’attività  arriva nel tempo a coprire il segmento digitale in tutte le sue forme espressive”, sottolinea Paolo Menicucci, “da quelle più semplici a quelle più complesse, dalla bassa all’alta definizione, fino all’alta risoluzione 2k e 4k dati”.
Un percorso progressivo verso la diversificazione dei servizi che in Italia è servito anche a mitigare gli effetti negativi della flessione della produzione cinematografica domestica sull’industria dello sviluppo e stampa e, soprattutto, ad estendere le competenze della media e piccola impresa “” che si trova a misurarsi con grandi competitor mondiali – a nuove tipologie di lavorazione.
“La drammatica situazione in cui versa la produzione cinematografica italiana”, commenta Menicucci, “ha portato ad un aumento tale della concorrenza tra gli stabilimenti di sviluppo e stampa, da creare situazioni di grande squilibrio.
In un mercato assai poco regolamentato come il nostro, si percepisce allora, oggi più che nel passato, la necessità  di una legge sulla concorrenza che stabilisca pari opportunità , che tuteli e che protegga, attraverso una più equa ripartizione del mercato, le aziende storiche private che hanno contribuito a fare la storia del cinema in Italia nel primo e secondo dopoguerra, impiegando centinaia di occupati”.
La corsa all’aggiornamento tecnologico delle strutture, anche in funzione di un indirizzo sempre più internazionale, diventa allora una scelta imprescindibile. “Grazie al recente acquisto del film recorder Arrilaser e all’utilizzo delle migliori tecnologie ad esso connesse, Fotocinema è oggi il primo laboratorio dotato – attraverso il software KDMS (Kodak Display Manager System) “” della certificazione di qualità  Kodak nel trattamento 2k del Digital Intermediate”.
Un ulteriore passo in avanti nella direzione di uno spostamento progressivo verso il segmento digitale: “La politica di Fotocinema è oggi sempre più orientata sul potenziamento, intrapreso ormai da qualche anno, dell’area digitale intesa come Digital Intermediate, restauro in HD e digitalizzazione degli archivi, un bacino che immaginiamo possa crescere notevolmente nel prossimo futuro”.


 


Cinema&Video International  11/12-2006

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