Come valutano le associazioni dei produttori l’andamento del mercato audiovisivo italiano?
Ne hanno discusso, nel panel organizzato lo scorso 25 novembre al Circolo dei Lettori, durante i Production Days del Torino Film Industry, Gabriella Bontempo, vicepresidente dell’APA, Gianluca Curti, presidente di CNA Cinema e Audiovisivo, Benedetto Habib presidente Unione Produttori dell’ANICA, Francesco Virga, presidente di Doc/it, Daniele Segre del direttivo AGICI.
Luci e ombre, per usare un’espressione abusata, sono emerse dagli interventi, differenziati dagli interesi diversi rappresentati dalle associazioni, ma uniti nell’individuazione di esigenze condivise.
Così, se la rivendicazione del valore dell’artigianalità (fucina di “nuovi linguaggi e nuovo talenti”) ha caratterizzato l’intervento di Francesco Virga ( “un modo di lavorare diverso” gli ha fatto eco Gianluca Curti) distante dalla visione di Benedetto Habib, convinto che il percorso del piccolo produttore debba essere quello di “crescere” ( “Siamo un’industria culturale; l’ambizione dev’essere quella di fare grandi documentari, concepire grandi progetti”), su altre questioni il fronte è apparso meno eterogeneo.
Ad iniziare dalla esigenza della certezza dei “tempi” – quelli eccessivamente lunghi nelle erogazioni dei contributi da parte del MiC lamentati non soltanto Daniele Segre ( “i tempi incerti sono fortemente penalizzanti per il piccolo produttore”) – per finire sulle “regole”.
Qui il fronte è compatto: la riforma delle riforme è l’attuazione degli “obblighi d’investimento” ha detto Hjabib, obblighi cui le piattaforme streaming si sottraggono.
Il problema non è di facile soluzione: “Trovare regole con questi conglomerati che generano fatturati superiori al PIL del Portogallo o della Grecia, è molto difficile, e non solo in Italia”, ammette Curti, pur concordando con Habib e Bontempo che l’ingresso nel mercato di questi colossi dell’entertainment ha aumentato le opportunità, per grandi e piccoli.
Curti ha buttato giù la lista delle “richieste”: poche regole d’ingaggio e chiare, date e tempi certi, e più risorse.
L’incontro, vivacizzato dall’interazione con il pubblico presente, ha fatto emergere il fenomeno, sempre più diffuso, dell’acquisizione di società di produzione italiane da parte di gruppi esteri ( senza certezze, giustifica Curti, le società che vorranno crescere saranno inevitabilmente attratte da investitori stranieri); mentre Mattia Puleo, presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Piemonte, sottolineando l’importanza del confronto tra le diverse associazioni e invitando a “ riuscire a trovare pochi elementi su cui siamo d’accordo”, ha avvertito che “ i parametri di valutazione della crescita non sono più soltanto economici”, riferendosi ai valori della sostenibilità.