“Un ritratto intimo e forte ritratto intimo e forte di un microcosmo in cui
tre giovani fratelli devono affrontare l’assenza del padre e la scoperta delle loro convinzioni”
E’ questa la motivazione con cui “Brotherhood”, di Francesco Montagner, prodotto dalla ceca Pavla Janousková Kubecková di Nutprodukce
insieme all’italiana Nefertiti Film, conquista il Film Center Serbia Award, premio principale di When East Meets West, il forum di co-produzione diretto da Alessandro Gropplero e organizzato dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia assieme al Trieste Film Festival nell’ambito del quale si è svolto, dal 20 al 22 gennaio 2019.
Un progetto di film che racchiude in sé molti degli elementi identitari del mercato di co-produzione triestino: c’è molto est, dalla Repubblica
Ceca (paese natale della produttrice e di residenza del regista), alla Bosnia, dove vivono i tre fratelli adolescenti, figli di un predicatore salafita, protagonisti di una storia locale, eppur dotata di forte appeal internazionale, che tratta il tema della radicalizzazione islamica.
E c’è anche l’ovest, sempre nel regista, originario di Treviso, e nel partner produttivo italiano, la Nefertiti Film di Nadia Trevisan, che come ogni anno marca la sua presenza al mercato a fianco di progetti promettenti e premiati. Nefertiti rappresenta, fra l’altro, una delle realtà più interessanti e vive del territorio del Friuli Venezia Giulia, la regione ponte fra l’Europa
orientale e occidentale secondo una formula che, come sottolinea Paolo Vidali, direttore del Fondo Audiovisivo, “è stata usata così tante volte da diventare un cliché. E che pure riacquista particolare forza in questo 2019, che ci auguriamo porterà a una sorta di Rinascimento dell’idea di Europa, che ha ultimamente preferito i muri ai ponti.”
Altro elemento interessante, è che il film sarà il saggio di diploma di Montagner, che ha studiato regia alla scuola FAMU di Praga, in Repubblica Ceca, paese di centrale importanza per WEMW, per le sue partnership con il
Karlovy Vary International Film Festival e con il workshop Midpoint (leggi l’articolo).
La borsa di studio di EAVE European Producers workshop va al produttore slovacco Jakub Viktorin per “Victim” di Michal Blasko che
si aggiudica anche il Flow Post-Production Award.
Il film è prodotto sempre dalla Nutprodukcia, che Viktorin ha fondato assieme ai due colleghi cechi Tomás Hruby e Janousková Kubecková.
Il Cannes Producers Network Award è invece di Magalie Dierick (Casette for timescapes –Belgio) per il documentario “All in” e di Derk-Jan Warrink (Kepler Film –Amsterdam) per “Methusalem” di Floor van der Meulen. La regista di “Methusalem” conquista anche il EWA Network Best Woman Director.
“Vince un progetto di finzione: quest’anno ne abbiamo ricevuti tanti di registe donne, ce ne sono molti nella selezione. Questo è un bel segnale”,
commenta Alessandro Gropplero.
Al progetto polacco “Her/His” va l’Asterisk Visual Marketing Prize, mentre il premio Pop Up Film Residency, che dà ad uno degli autori la possibilità di partecipare al nuovo programma di residenza di tre settimane a Bratislava e di cui WEMW è partner da quest’anno, è per
“Le paradise c’est ici” di Giovanni Troilo, prodotto dalla Big Frame di Ognjen Dizdaveric in co-produzione con Storyline. Una commedia
‘esplosiva’ su un gruppo di adolescenti che mette a ferro e fuoco la sonnolenta cittadina di Paradis, in Belgio, durante l’unico evento capace di risvegliare gli animi di tutti, la rievocazione della battaglia di Waterloo.
L’Italia è dunque presente in due dei premi, e, sostiene Daniela Persico, programmatrice del Locarno Film Festival, “è prezioso il lavoro di WEMW nei confronti della produzione italiana,perché trovo che i progetti italiani siano sempre un po’ sacrificati sulla scena internazionale, il livello dei progetti italiani qui è alto, e credo che troveranno senz’altro uno sbocco internazionale. Altro elemento utile di WEMW per il mondo dei festival è il fatto di riuscire a avere davanti tutto lo spettro della produzione, non solo i film al primo stadio di sviluppo ma anche quelli quasi ultimati, per i quali noi festival diventiamo interlocutori ancora più interessanti.”
Ad esempio i progetti di This is it, sezione dedicata ai lungometraggi di finzione e ai lavori ‘ibridi’ prodotti o co-prodotti con l’Italia: 8 progetti che hanno concorso per il Laser Film Award (per la color correction del film), che è andato a “Tony Driver” di Ascanio Petrini, prodotto dalla Dugong Films, mentre “Paradise, tutta un’altra vita” di Davide Del Degan, scritto
da Andrea Magnani e da lui prodotto con la Pilgrim Film in co-produzione con la slovena Atalanta, ha ottenuto la Menzione Speciale.
Evoluzione del Baltic Award è il Italy Baltic Development Award for Co-Production, assegnato da MiBAC, Lithuanian Film Centre, Estonian Film Institute e National Film Centre of Latvia: 30 mila euro spartiti fra “Ultramondo”, co-produzione fra la Solaria Film di Emanuele Nespeca e la lituana Fralita Film, e “Searching for Antigravity”, co-produzione fra la lituana Studio Nominum, l’italiana Giuma Produzioni, VFS Films (Latvia) e Les Films Figures Libres (Francia), già presentato in una scorsa edizione di When East Meets West.
I quattro premi della sezione Last Stop Trieste, dedicata ai documentari in stadio avanzato di post-produzione, sono andati a due progetti: l’ucraino “Heat singers-formerly known as 18°C” di Nadia Parfan e Ilia Gladsthein ne ha conquistati ben tre ( HBO Europe Award, Flow Digital Cinema Award e Film Centre Serbia LST Award), mentre l’italiano “Never whistle alone” di Marco Ferrari, prodotto da Candy Glass ha vinto il Dox Consulting Award.