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TRA LETTERATURA E FICTION/ Ritratto di una città  in giallo

“Perché un film giallo dovrebbe essere ambientato a Trieste? Ma è ovvio, perché a Trieste vive Veit Heinichen!” Con queste parole Axel Hartmann, il Console generale della Repubblica Federale di Germania, ha aperto la tavola rotonda “Trieste: ritratto di una città  in giallo” che si è svolta il 23 gennaio, giornata che il Trieste Film Festival ha dedicato allo scrittore tedesco e ai film tv tratti dai suoi romanzi.
In un affascinante excursus sul genere giallo e sui giallisti italiani e stranieri (anche all’estero Trieste fa capolino, nei dettagli: il dolce preferito di Nero Wolfe è, per l’appunto, il Presnitz triestino), Luisa Altichieri, psicologa infantile, ha definito la specificità  del giallo italiano: l’urbanizzazione del genere.
Mentre nel mondo anglosassone prevalgono gli investigatori privati, in Italia il protagonista è spesso il poliziotto, che porta la città  con sé dentro il romanzo.


Ma che tipo di città  è Trieste?
Per definirla, la moderatrice del convegno, Tatiana Rojic, dell’università  di Trieste, ha citato Tullio Kezich, che parla di “fabbrica imperfetta di cittadini del mondo”. “Trieste ammalia come una donna affascinante, -spiega la Rojic, – nel suo ultimo romanzo “˜Le lunghe ombre della morte’, Veit Heinichen pone l’accento sull’essere Trieste un luogonon luogo, un continuo camminare lungo i confini dove si incontrano il mondo latino e il mondo slavo, il Carso e il mare, la città  e la campagna, la cultura e il commercio.”
Heinichen ama definirsi “un figlio delle frontiere”, è nato ai confini estremi del sud della RFT, vive a Trieste (anche il suo personaggio viene da un’altra terra, da Salerno) e per questo, sostiene il regista triestino Franco Giraldi, “il suo occhio è un grimaldello formidabile per osservare la nostra realtà “. La dinamica distanzapartecipazione è evidenziata anche da Luisa Altichieri: “Heinichen dice che non si può vivere a Trieste senza narrarla. Egli la descrive minuziosamente, quasi con rigore scientifico, ma poi, quando parla della sua città , si lascia sfuggire un “˜noi'”¦Succede lo stesso a noi lettori dei suoi romanzi. Passeggiamo per le strade di Trieste da osservatori ma poi non possiamo fare a meno di partecipare alla vita della città , e ai problemi e ai drammi coniugali del commissario Laurenti.”
Uno degli intrecci fondamentali di cui vive Trieste è quello fra cultura e commercio. Lo ritroviamo anche nell’architettura della città , come ricorda Veit Heinichen:


“Nei palazzi del centro ci sono sculture che raffigurano Mercurio e Apollo, gli dei del commercio e della poesia, a testimonianza di come le due cose debbano andare insieme”. Della stessa opinione anche Sergio Baraldi, direttore de “Il Piccolo”, che fa notare come la Trieste della cronaca nera sia lontana dai racconti di Heinichen, ammettendo, comunque, di comprendere perché la città  sia una fonte d’ispirazione così viva: “Ha una luce particolare, ed è così carica di rimandi a mondi vicini e lontani. Inoltre, sta effettivamente diventando il passaggio obbligato dei flussi di droga che approdano nei Balcani.” Il lato noir di Trieste chiama in causa anche la psicologia che “è entrata in Italia attraverso Trieste ed è rimasta in città  soprattutto grazie agli scrittori”, afferma lo psicoanalista Paolo Fonda.
“Trieste è una città  dalla psicologia complessa, una città  artifi- ciale, sviluppatasi intorno ad un piccolo borgo invaso da immigrati. E’stata attraversata da confini conflittuali: fra culture, etnie e soprattutto fra ideologie opposte e paranoidi: il fascismo e il comunismo.” Conclude Fonda.
Ecco quindi, un altro fondamentale ingrediente per una “città  in giallo”: è il passato innestato nel presente a rendere quest’ultimo veramente attuale. Veit Heinichen parla di Trieste come di una città  contemporanea, e dice che così è stata definita anche dai produttori tedeschi della Trebitsch Entertainment.
Ma lo scrittore afferma anche: “Qualunque cosa succeda qui ha sempre a che fare con il passato, con la storia o con la parte rimossa della storia”.

Vedi anche: – Linea di confine


CAROLINA MANCINI


Cinema&Video International  1/2-2007

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