direttore Paolo Di Maira

THE GREENER THE BETTER / Verso protocolli condivisi

Quella della sostenibilità è una delle priorità del nuovo Programma Media, che è stato appena adottato, lo scorso 13 gennaio, con un budget di 385,6 milioni di euro e che rafforza l’apporto alla cultura e al settore creativo, considerata la Pandemia e la concorrenza a livello globale.

E mentre si aspettano i bandi, attesi per le prossime settimane, la Commissione Europea lancia un appuntamento, il prossimo 14 febbraio, durante l’European Film Market (online, dalle 9 alle 13) in cui si discuterà di un nuovo strumento di transizione, che faccia da minimo comune denominatore fra i diversi calcolatori di emissioni esistenti a livello europeo: lo ha annunciato Lauriane Bertrand, della Commission Europea, durante il panel The Greener the Better! Towards sustainable cultural events and film festivals, organizzato dal Desk Italiano di Europa Creativa e dal Trieste Film Festival, all’interno del quale si svolto, il 27 gennaio, moderato da Nevina Satta, CEO di Sardegna Film Commission.

“Speriamo di riuscire ad annunciare l’accordo su questo strumento, una sorta di lingua franca, che è esattamente quello che ci manca. Uno strumento che non andrebbe a rimpiazzare quelli esistenti, e che, soprattutto, non aggiungerebbe ulteriori incombenze, in termini di richieste nei bandi, per i produttori”, specifica Bertrand. É il frutto del lavoro di un gruppo di discussione avviato lo scorso giugno, e che ha riunito vari calcolatori europei, fra i quali Albert, Carbon Eco Prod, Pro Malaga, Eureka…”

Il panel era focalizzato sullo stato dell’arte e le buone pratiche di sostenibilità di festival cinemaotgrafici e eventi culturali. Il Trieste Film Festival stesso è parte della rete di festival MIOB, dalla quale è nata la piattaforma Green Charter Initiative, di cui ha parlato Guillaume Calop, general manager del Festival di Les Arcs (leggi qui)

“Il nostro festival è sicuramente molto inquinante, ed è anche praticamente impossibile, vista la nostra collocazione geografica, proporre soluzioni di trasporto alternative all’aereo e al treno. Ci siamo anche interrogati se avesse senso continuare a farlo, e la risposta è stata affermativa: perché anche la cultura, e la possibilità di viverla e condividerla incontrandosi di persona è parte dell’ecologia.” Ha evidenziato Calop, riprendendo il concetto di sostenibilità sociale, e il grande potere che ha il cinema, con le sue storie, e dunque anche con i festival che sono i loro contenitori, di ispirare comportamenti virtuosi.

Per i festival italiani è in arrivo, alla fine di febbraio, una Green Festival Guide, promossa da AFIC: ne ha parlato Laura Zumiani, programmatrice del Trento Film Festival, che nell’associazione dei festival di cinema italiani ha la delega al green. AFIC è, inoltre, uno dei soggetti che siede al tavolo aperto al MITE, (assieme al MIC, alle film commission, ad altri ministeri ed associazioni), per approvare uno specifico protocollo per eventi e festival che siano sostenibili: il Green Festival Protocol, menzionato anche da Bruno Zambardino, del MIC, e suddiviso in varie aree tematiche: dal consumo energetico, alla mobilità sostenibile e  trasporti, alla scelta dei materiali e dei gadget, all’accessibilità, al catering, fino ad arrivare alla comunicazione.
“L’intenzione è quella di arrivare all’approvazione entro la fine dell’anno, – ha detto Zambardino, ricordando ancora un volta che il principio guida sarà la flessibilità, e il rispetto di criteri minimi, affinché le disposizioni non diventino troppo gravose per molte piccole organizzazioni.

Al tavolo per la defnizione del Green Festival Protocol siede anche Cinemambiente, fondato da Gaetano Capizzi nel 1998, subito dopo il Protocollo di Kyoto, ha ricordato la sua programmatrice, Lia Furxhi, che ha  riportato l’attenzione anche sulla sostenibilità delle storie e sui desideri del pubblico: “il nostro red carpet è per gli attivisti ambientali, per gli scienziati, e per gli artisti, che portano agli spettatori informazioni su cosa accade nel mondo e su cosa si può fare.  Nei primi quindici anni di festival le storie selezionate erano quasi sempre di denuncia, adesso vediamo che il pubblico è in cerca soprattutto di esempi positivi, di azioni anche semplici, che ognuno può replicare nel suo quotidiano.  Da sempre, ovviamente, portiamo avanti pratiche sostenibili nell’organizzazione del festival: sarebbe stupido fare altrimenti, visto che è quello che promuoviamo con le nostre storie. Nel 2009, l’università di ingegneria di Torino ha calcolato tutte le nostre emissioni lungo il corso di tutto l’anno di attività, e da allora il nostro sponsor tecnico, Asja, produttori di energia verde, le compensa.”
Cinemambiente è anche parte del Green Film Network, un associazione che riunisce i principali festival dedicati all’ambiente da tutto il mondo.

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