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direttore Paolo Di Maira

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THE BUSINESS STREET/La formula funziona

di Paolo Di Maira


L’anno scorso ” The Business Street“, l’area “Industry” di Cinema.Festa internazionale di Roma, registrò 600 partecipanti provenienti da 40 paesi, con una crescita del 20% rispetto alla precedente edizione: c’erano 60 venditori, appartenenti a 40 società , e i buyers erano 250, oltre il 50% in più ( 160 nel 2006).
Piccoli numeri ma significativi.

Nei suoi due anni di vita la strategia del “low profile” è stata vincente: “The Business Street” corre parallelo ai mercati storici – Cannes , Berlino, American Film Market “” evitando sornionamente il terreno del confronto.
Si è ritagliato una dimensione complementare al Festival romano, proponendosi come luogo d’affari in un’ atmosfera di relax.
Roma ha mutuato dal Festival di Toronto lo stile “amichevole”, informale, concentrato sull’impegno a “rendere la vita facile” al compratore e al venditore nei pochi, intensi giorni di soggiorno.


Diamara Parodi è l’ anima del gruppo di lavoro che la affianca a Silvain Auzou e Francesca Palleschi, sotto la direzione di Giorgio Gosetti.


Ci parla delle novità  della prossima edizione  22 “” 26 ottobre 2008 :


“The Business Street” durerà  5 giorni ( tre nelle passate edizioni), e accanto alla Terrazza Krug ( all’Hotel Bernini, in Piazza Barberini) offrirà  a pochi passi un’altra bella terrazza su via Veneto, quella dell’Hotel Majestic.
Eliminato l’Excelsior, le attività  si concentreranno in questi due alberghi : accrediti e biglietteria si sposteranno al primo piano del Bernini, dove sarà  anche la videolibrary digitale (viene riproposto il servizio realizzato in partnership con Rai Trade, che permette agli accreditati di accedere a tutti i titoli del Festival e del Mercato ); la terrazza Krug sarà  aperta dalle 9 alle 18, e dopo quest’ora entrerà  in funzione la terrazza del Majestic per l’happy hour fino alle 21.


“Siamo così in grado di offrire 12 ore di business in un grande confort, scandite da breakfast, lunch e dinner. Non diamo la luna, ma offriamo un servizio di alto livello”, commenta Diamara Parodi, che conferma lo spazio Club Business Street al villaggio dell’Auditorium ” che miglioreremo, dandogli prima di tutto una maggiore visibilità “.


Lo sforzo maggiore sarà  sui contenuti: “miglioreremo la qualità  dei film, di quella che vuol essere una vetrina del miglior prodotto italiano ed europeo”.


E gli americani? Rimangono i clienti più desiderati : la contiguità  temporale con l’American Film Market (a Santa Monica dal 5 al 12 novembre) può diventare un’opportunità :
“Per il prodotto europeo noi ci proponiamo come una premessa all’AFM; buyers e sellers possono dire: a Roma apro e a Santa Monica concludo le trattative.
Il tutto in due settimane.” Per l’edizione a venire è attesa una più robusta presenza dei giapponesi, e una particolare attenzione sarà  dedicata al Brasile, paese cui il festival dedicherà  un focus .


Nuove idee anche per i convegni, nella consueta location degli Horti Sallustiani: il 24 ottobre si terrà  la terza edizione del “World Forum and Strategy and Finance for Cinema”, organizzato con Media Consulting Group, che quest’anno si concentrerà  sulle co-produzioni Italia-Canada.


 In collaborazione con l’API, il 27 ottobre, avrà  luogo “World Going Digital”, sulla distribuzione digitale.


“Con questa terza edizione, con un budget di un milione di euro, vogliamo consolidare i risultati acquisiti”, spiega Diamara Parodi, fornendo la chiave per comprendere la strategia a lungo termine di “The Business Street”.
“Esistiamo grazie alle istituzioni che ci finanziano: Camera di Commercio di Roma, Regione Lazio, con le sue società  Sviluppo Lazio e Film Commission Roma & Lazio, l’Assessorato regionale alle Attività  produttive, ICE, Ministero dei Beni e delle Attività  Culturali”.
Realtà  che credono in questo mercato atipico.
Se dopo l’esperienza del primo triennio “The Business Street” farà  scelte più audaci, queste porteranno l’impronta di una forte alleanza con le istituzioni .
Non dimentichiamo che una delle ragioni di fondo della fine del Mifed è stato lo scollamento del mercato milanese dalle strategie istituzionali. Una solitudine che gli è stata fatale.

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