E’ l’islandese “Either Way” di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson il vincitore del 29esimo Torino Film Festival, che si è concluso il 3 dicembre scorso.
Il film, ambientato negli anni ’80, racconta della nascita dell’amicizia fra due operai della manutenzione stradale che decidono di passare l’estate a lavorare nel nord del paese.
Si è aggiudicato anche il Premio Miglior Sceneggiatura, conferito dalla giuria composta dagli allievi del Corso di scrittura e story-telling della Scuola Holden.
Accostato dai critici a un “Kaurismaki prima maniera”, il film esprime e conferma la vocazione del Festival quale vetrina dei nuovi talenti del cinema indipendente e di qualità , che, come aveva precisato il direttore Gianni Amelio in apertura, “guarda agli esempi della Berlinale, di Sundance, di Rotterdam”.
Ulteriore segno che il Festival è uno dei tasselli (assieme al Museo del Cinema, al Cineporto, alla Film Commission) di quel sistema cinema che fanno del Piemonte il secondo polo cinematografico italiano.
Non a caso Castellitto ha lodato il lavoro della Film Commission: “Sarebbe necessario che la Torino Piemonte Film Commission istituisse una scuola per insegnare alle altre come diventare una Film Commission di successo.”
AUMENTO DELLE PRESENZE
In crescita anche il numero degli accreditati al Festival, in particolare degli accreditati stampa che sono aumentati del 25% circa
GLI ALTRI PREMI
Doppio riconoscimento anche per il film canadese “Le Vendeur” di Sébastien Pilote, a cui va il Premio Cipputi per il miglior film sul mondo del lavoro e il premio Fipresci.
Il miglior documentario internazionale è “Les e’clats (ma gueule, ma re’volte, mon nom)” di Sylvain Gorge, quello italiano “L’orogenesi”, di Caldwell Lever, mentre il premio speciale della giuria va a “Il Castello” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.
Il miglior cortometraggio italiano è “Via Curiel 8” di Mara Cerri e Magda Guidi.