Secondo Ang Lee, regista di film come ‘Brokeback Mountain’, ma anche di blockbuster come ‘Life of Pi’ e ‘Hulk’, l’industria cinematografica cinese supererà quella hollywoodiana nell’arco dei prossimi dieci anni.
Il mercato locale, infatti, diventato il secondo del mondo dopo quello americano, è in costante espansione.
I numeri dicono che l’anno scorso i botteghini cinesi hanno incassato 2,8 miliardi di dollari, contro i 10,8 entrati nelle tasche dei produttori di Hollywood. La marcia di avvicinamento però è costante, e le tendenze di crescita attuali sembrerebbero essere abbastanza chiare.
La demografia favorisce i prodotti asiatici, e gli analisti stimano effettivamente che per il 2020 il mercato cinese supererà quello americano. E’, però, anche vero che nel 2017 il Box Office asiatico varrà circa 7 miliardi di dollari solo per gli Studios hollywoodiani.
Se, fino adesso, il rapporto tra il cinema americano e quello cinese è stato complicato dai veti e dal protezionismo del Governo di Pechino, l’espansione delle sale cinematografiche grazie al digitale ha reso la Cina il secondo mercato mondiale cinematografico dopo quello nord ame- ricano spostando l’attenzione di Hollywood verso quel mondo sia sul piano commerciale che artistico.
L’impegno diretto della Casa Bianca e del Vicepresidente Joe Biden hanno ammorbidito le posizioni conservatrici di Pechino, e gli Studios, oggi, possono distribuire un numero più elevato di film in Cina rispetto al passato, ma sempre sotto lo stretto controllo governativo.
Tra i primi lungimiranti produttori americani spicca il nome di Jeffrey Katzenberg, presidente di DreamWorks Animation che ha intuito le possibilità ‘illimitate’ offerte dalla Cina andando ad aprire uno studio di produzione dove realizzare pressoché interamente il terzo capitolo della saga di “Kung Fu Panda”.
“La Cina è un paese di immense opportunità.” Dice Katzenberg “Siamo la prima società occidentale che è stata invitata a possedere e a gestire una società di produzione in quel paese insieme a dei partner locali. Costruiremo lì un nostro Studio e, a partire proprio dal 2017, dovremmo essere in grado di distribuire in tutto il mondo almeno un film all’anno concepito, prodotto e realizzato interamente in Cina da Cinesi. Le storie saranno basate sulla storia e la cultura orientale così come è già successo per la franchise di ‘Kung Fu Panda.”
Molto interessante, in questo senso, l’impegno di Anica che al Festival di Roma ha organizzato un China Day.
Il Presidente di Anica, Riccardo Tozzi e il coordinatore del Progetto Cina, Giorgio Gosetti, analisti e operatori dei due paesi hanno analizzato il sistema audiovisivo di Italia e Cina, le rispettive opportunità di investimento e coproduzione, i trend di un mercato come quello del colosso asiatico in fortissima espansione e in costante apertura all’internazionalizzazione.
Tredici società cinesi e venti interlocutori italiani alla prova di ventiquattro progetti effettivi di coproduzione artistica: il China Day ha dato inoltre modo a Cesare Romiti e Riccardo Tozzi di illustrare l’accordo di collaborazione tra la Fondazione Italia Cina e Anica per sviluppare analisi e progetti congiunti a favore delle imprese audiovisive nei due paesi. “La cultura e il life style italiano – ha detto tra l’altro Cesare Romiti – sono volani essenziali per un armonico sviluppo delle relazioni tra i due paesi e permettono oggi di fugare le diffidenze e i pregiudizi che per anni hanno rallentato la reale collaborazione tra le nostre due società”.
Infine è stato sottolineato come il Progetto Cina, attuato da Anica nell’ambito del Programma “Made In Italy” del Ministero per lo Sviluppo Economico e sostenuto in modo coordinato dalla Direzione Generale Cinema (Mibact), Istituto Luce Cinecittà, Unefa, Scuola Nazionale di Cinema e Ice, sia oggi agli inizi e già preveda un nuovo appuntamento per il prossimo aprile 2014 a Pechino.
Nel frattempo gli Studios hanno già iniziato una timida, ma non per questo meno significativa produzione verso il colosso orientale.
Mentre NBC Universal ha annunciato la scelta di aprire una sede a Pechino per puntare a delle coproduzioni, Sony ha realizzato in Cina il remake di “Karate Kid” con il figlio di Will Smith, Jayden, mentre Marvel ha realizzato una variazione di “Iron Man 3” esclusivamente per il mercato cinese che – da solo – è in grado di ‘giustificare’ cambiamenti e adattamenti a blockbuster della portata di quelli distribuiti in tutto il mondo dalla Disney.
Un passo importante, perché la Cina vuole più film cinesi distribuiti negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Come nel caso dell’esordio alla regia di Keanu Reeves, ‘Man of Tai Chi’, che ha per protagonista la star locale Tiger Hu Chen.
La Cina ha i fondi e le risorse necessarie per creare un nuovo Star System e attrarre quello hollywoodiano: Leonardo di Caprio, Nicole Kidman, Catherine Zeta-Jones, Christopher Waltz, John Travolta, Kate Beckinsale, Ewan McGregor, oltre a quasi tutte le star cinesi e di Hong Kong come Zhang Ziyi, Jet Li, Tony Leung, insieme a molti top manager degli Studios di Hollywood (tra cui Harvey Weinstein) sono andati a rendere omaggio all’uomo più ricco della Cina, Wang Jianlin, ed al suo nuovo progetto di realizzare una “Città del cinema”.
La realizza proprio nella città di Quingdao, con un investimento di 4,9 miliardi di dollari, e si chiamerà Qingdao Oriental Movie Metropolis, destinata a diventare il più grande polo cinematografico del mondo, con 20 teatri di posa, uno dei quali di 10,000 metri quadrati, tutti i servizi tecnici collegati, un parco a tema, il tutto previsto per essere aperto nel 2017, ed infine un Festival cinematografico internazionale, da tenersi nel mese di settembre, e che inizierà a partire dal 2016.