Qualità , cura dello spettatore e della sua esperienza visiva: l’Astor
Quando “il manager accoglieva ogni volta gli spettatori sulla porta vestito da sera” , ricorda l’archistar.
Che sia il lusso oggi la chiave per restituire al cinema la sua dimensione sociale?
In effetti la scommessa dell’Astor sta proprio nella qualità del servizio, e punta a trasformare il film in evento, coccolando lo spettatore all’interno di una dimensione magica, di sospensione festiva.
Un servizio di parcheggio personale per i clienti, un maggiordomo alla porta, guardaroba gratuito, e nessuna coda alle casse.
Un cocktail di benvenuto nel foyer e la possibilità diessere ulteriormente serviti (vino o fingerfood) sulle poltrone, dotate di schienali in pelle, reclinabili, e della possibilità di stendere le gambe, proprio come sul divano di casa (la distanza fra le file è di 1,70 metri, davanti a uno schermo che si sostituisce alla quarta parete).
Sono questi i privilegi, che richiedono uno staff di 22 persone e dei prezzi decisamente superiori alla media.
” Il prezzo medio per i biglietti è di 14.5 euro: si va dai 10 euro per i bambini ai 18 euro per il separé, una parte speciale della sala, dove ci sono solo 8 posti e puoi sederti con la tua famiglia.”
Lo spettatore-tipo dell’Astor ha più di 30 anni ed è disposto a spendere 5, 6 euro in più a fronte del trattamento speciale.
I dati commerciali che H.-J. Flebbe fornisce ci indicano che non sono in pochi a pensarla così:
“Da quando abbiamo aperto nel 2008 le cifre sono in crescita.
Siamo vicini ai 100.000 biglietti annui: rispetto al 2009, quest’anno c’è stata una crescita del 6% degli spettatori e il 15% di turn over (abbiamo aumentato il prezzo rispetto all’anno scorso).”
L’Astor non è solo un cinema, ma anche un contenitore di eventi: fashion shows, presentazioni di libri, di dischi, conventions, conferenze stampa.
Durante la Berlinale, inoltre, il cinema ospita le proiezioni in 3d riservate ai buyers e ai giornalisti.
L’esercizio cinematografico resta comunque il suo core business, precisa Flebbe: “L’affitto della sala assicura il 20% degli introiti, il resto viene dalle proiezioni, e di questo 80% un terzo è garantito dagli acquisti del bar.” (C.M.)