Tato racconta la storia che si genera dall’incontro, a Colonia, fra un richiedente asilo, una rifugiata ucraina e suo figlio. É un corto scritto e diretto da Payal Sethi, ed è il vincitore di 5 Shorts One Pitch, uno dei due eventi di pitch che hanno animato la prima edizione del TSFM Summer Event, nata dalla collaborazione tra IDM Film Commission Südtirol e il Talents and Short Film Market di Torino.
La selezione di 5 Shorts One Pitch (che in realtà riuniva sei progetti, uno di questi ‘fuori concorso’) rappresentava bene l’equilibrio fra professionisti locali e internazionali: metterli in connessione creando un contesto che favorisca un dialogo e preluda a future collaborazioni, possibilmente supportate dal generoso fondo che IDM dal 2021 ha messo a disposizione dei cortometraggi erano gli obiettivi principali di questa prima edizione del mercato
Payal Sethi è una giovane autrice già pluripremiata e la sua storia ha messo d’accordo la giuria, composta da Martine De Biasi, assistente di direzione della scuola Zelig, Marija Milovanovic, distributrice di Lemonade Films, e collaboratrice di Vienna Shorts e di Berlinale Generation, e dalla fillmamker Nitzan Rozen.
“Ci siamo trovate d’accordo sul fatto che ogni parte del pitch era chiara e pertinente e rifletteva la visione lucida di quest’autrice che sa esattamente dove vuole condurre il film sia narrativamente che esteticamente e anche in relazione alle motivazioni che la spingono a farlo. Quello che emerge è una storia di esseri umani, non tanto di rifugiati quali sono i protagonisti pur non essendo imbrigliati in quel ruolo.”
Oltre a Tato, altri due progetti venivano dalla Germania, pur avendo un team decisamente multiculturale: Madar gonahkare tabiist (Mother is a natural sinner) diretto da Hoda Taheri, iraniana rifugiata in Germania, e prodotto dal serbo Boris Hadzija e Maya’s Song prodotto da Franziska Schönenberger e diretto dal regista indiano Jayakrishnan Subramanian.
C’era poi il progetto sloveno Imela bova sina (We’are having a boy) di Lun Sevnik, e due progetti italiani, altoatesini per la precisione. L’età dell’innocenza di Christian Passeri,già passato dalla scorsa edizione del Talents&Short Film Market, e Domani all’alba di Giulia Palaia.
Diversi erano i gradi di sviluppo dei progetti, i finanziamenti in campo e i partners ricercati.
“Innanzi tutto, avrei bisogno di un produttore tedesco, perché in molti qui mi hanno detto che sarebbero interessati a co-produrre. In Germania ci sono fondi importanti per finanziare i corti, ma non penso che molti progetti multiculturali come il mio li ricevano.- Rivela Payal Sethi.- Questo è il primo evento a cui partecipo con questo progetto e ho avuto incontri molto interessanti, sono stati molto generose le persone con cui ho parlato, alcune mi hanno dato idee per il cast, altre per i fondi, o da punto di vista narrativo…”
Contemporaneamente, Sethi sta lavorando anche alla trasposizione del corto in un lungo.
Un tema interessante, affrontato anche dal regista altoatesino Ronny Trocker (ma residente in Belgio e la cui carriera è iniziata proprio da cortometraggi girati fuori dall’Italia e dall’Alto Adige), all’interno della Masterclass di cui è stato protagonista. “Non sono d’accordo con chi dice che i corti sono una palestra per il lungometraggio. Per me ci sono idee che funzionano per un corto e idee valide per un lungo, sono diversi codici, diverse forme di narrazione. Quella del corto è per me anche più complessa perché devi essere molto preciso.” Ha dichiarato Trocker.
Payal Sethi, non solo condivide, ma si spinge anche oltre: “c’è una sorta di stigma, la gente ti dice: ma perché continui a fare corti? Conosco tanti veterani dell’industria che continuano a girare corti interessanti perché è una forma d’arte specifica e bellissima ed un formato molto diverso. Se ci fossero più fondi, possibilità distributive e infrastrutture dedicate ai corti, forse fare solo corti. E abbiamo bisogno di più eventi come questo!”
Sono in molti a ‘benedire’ questa prima edizione del TSFM Summer Event:
“In Austria non abbiamo una produzione di corti molto strutturata, dunque un evento come questo è importante per imparare come funziona la produzione e costruire network. Spero che continuerà con questa sinergia fra il mercato di novembre e l’edizione estiva” dice Marija Milovanovic.
E il fondo IDM, di cui Birgit Oberköfler, direttrice di IDM, ha parlato nel panel Show me the Money: “Fino a 30 mila euro a disposizione per ogni progetto, per promuovere talenti legati al territorio: molti ancora non lo conoscono, ed è importante sapere che se hai una co-produzione o produzione qui puoi realizzare il tuo corto in una situazione più rilassata.” Aggiunge Martine De Blasi.
Non solo, continua Nitzan Rozen che ha fatto anche da tutor per preparare gli autori ai pitch: “Per me è un gran sollievo vedere che esistono questi fondi e che puoi realizzare un corto anche lontano da dove vivi (in Israele ci sono fondi statali per i corti ma la situazione del finanziamento alla cultura è pessima!). D’altra parte, penso che sia anche molto importante non sentirsi legati a un territorio perché molti fondi ti costringono a girare in location specifiche o avere storie legate alla regione, e questo non è necessariamente il modo di aiutare i professionisti locali, perché potresti avere un bravissimo sound designer altoatesino che, ad esempio, lavora su un corto girato a Gerusalemme!”.
E’ esattamente il caso di Frabiato Film, giovane e dinamica società di produzione altoatesina guidata da Michela Parlavecchio, Alessio Vasarin e Marianna Pasina, che produce entrambi i corti altoatesini sopracitati. Questi non saranno necessariamente girati in Alto Adige (L’Età dell’Innocenza si svolge su un autobus e può essere girato ovunque, ha invece una collocazione precisa la storia di Giulia Palaia, che però non è l’Alto Adige, ma la campagna di Mantova).
Lo stesso vale per Una Notte, altro corto prodotto da Parlavecchio per la regia di Vasarin, e sostenuto dal Fondo IDM: “è stato facile raggiungere l’effetto territoriale (il 60% dei costi devono essere spesi sul territorio altoatesino, n.d.r.), coinvolgendo le maestranze e i fornitori di servizi locali.” Una Notte, raccontano i due produttori,” rappresenta per noi l’anno zero, in cui siamo passati da una produzione molto scarna ma ricca di idee, ad una maggiore sensibilità artistica e produttiva, acquisita grazie anche alle attività di formazione e supporto della film commission, grazie a cui ci siamo avvicinati alla produzione dei grandi, iniziando anche a valutare possibilità di produrre con budget più consistenti, realizzare co-produzioni”. In effetti, per il corto di Christian Passeri c’è già l’interesse di un produttore norvegese, Vacanza Film.
“Sono fiduciosa che queste iniziative aiuteranno a creare un mercato più movimentato e più dinamico, – conclude Parlavecchio – anche perché penso che a livello di pubblico qualcosa stia cambiando a livello di percezione, del tempo che si ha a disposizione per vedere i lavori. Si prediligono le serie, anche per una questione di impegno mentale, dunque probabilmente il corto sta andando verso una direzione più autonoma in merito alla sua dignità artistica. Condivido quanto detto da Ronny Trocker proprio da questo punto di vista: il corto non è una palestra per il lungo se sei un regista che sta provando a trovare la sua voce. Ma credo che possa esserlo dal punto di vista produttivo per mettere in pratica ciò che hai imparato, ad esempio nella gestione dei budget.”