Calmate le acque intorno alla presunta chiusura degli studi di Via Tuscolana, frutto della confusione nata dal grido di allarme lanciato a seguito del decreto governativo di riforma di Cinecittà Luce, si torna a parlare di Cinecittà Studios e Cinecittà Luce a proposito di una possibile uscita dello Stato dal capitale sociale degli stabilimenti, privatizzati dal 1997 e controllati all’80% dal Gruppo IEG (Italian Entertainment Group) “” in cui figurano imprenditori privati come Abete, Della Valle, De Laurentiis, Haggiag “” e al 20% da Cinecittà Luce.
Così Lamberto Mancini a Cinema & Video International:
“In una finanziaria di qualche anno fa, era indicato che, laddove lo Stato avesse delle partecipazioni minoritarie, dovesse valutare l’opportunità di liberarsene. Da qui un accordo tra Cinecittà Luce e IEG, in base a cui la quota di Cinecittà Luce, in virtù dell’indicazione riportata nella Finanziaria, viene messa a disposizione della IEG ad una cifra prestabilita ed entro un termine preciso, non ancora scaduto. In sostanza, con quest’accordo i privati hanno il diritto di rilevare quelle quote, purché entro la data pattuita. Un’operazione con cui Cinecittà Luce ha valutato che Cinecittà Studios svolgesse così pienamente la propria attività “” ossia la gestione dell’attività degli studi cinematografici “” e che il mantenimento di quel 20% non avesse particolare ragion d’essere. Sottolineo che parliamo di una quota del capitale sociale di Cinecittà Studios, che non ha niente a che vedere con i terreni e i teatri di posa di proprietà dello Stato per cui Cinecittà Studios paga un affitto di locazione immobiliare ogni anno”.
Cosa cambierebbe se questo dovesse verificarsi?
“All’atto pratico molto poco, perché la quota del 20% è comunque una quota di minoranza”.