di Chiara Gelato
Ha l’ambizione di divenire la fonte di riferimento italiana (ma non solo) in materia di studi e di ricerche nell’ambito del cinema, dell’audiovisivo e della multimedialità : è il nuovo Osservatorio Internazionale sull’Audiovisivo e la Multimedialità promosso dalla Fondazione Rossellini insieme ad IsICult e Luiss.
Focalizzando la propria attenzione sulle politiche culturali e le economie mediali a livello internazionale, europeo, nazionale e regionale, si candida a trasformarsi in un valido, oltre che necessario, strumento per l’«appartata» industria italiana dell’audiovisivo, poco incline alla commercializzazione dei propri prodotti all’estero e alla partecipazione a progetti di co-produzione internazionale.
Sono due le specificità dell’Osservatorio, che si avvale di un’èquipe di una decina di ricercatori specializzati, affiancati da un Comitato Scientifico composto da professionisti ed accademici – come sottolinea il presidente di IsICult Angelo Zaccone Teodosi, direttore tecnico della neonata struttura – “in primo luogo di metodo, in quanto l’obiettivo è di porsi come il “validatore” metodologico, il “certificatore” oggettivo di dati e stime sui trend del settore audiovisivo e multimediale.
Ma anche di perimetro, perché non esiste alcun osservatorio in Italia che abbracci l’ambito, ben ampio, che va dall’audiovisivo alla multimedialità , e quindi cinema, televisione, home-video, musica e videogames.
Questi segmenti dell’industria culturale interagiscono sempre più e quindi è necessario acquisire chiavi di lettura meno settoriali”.
Tra le prime attività del centro ricerche condiretto da Paolo Boccardelli (Luiss Business School) “” che produrrà un rapporto annuale, presentato in occasione di un summit internazionale, e una newsletter mensile sui trend del settore, messi a disposizione della comunità degli operatori gratuitamente “” è previsto uno studio sui flussi di export-import di audiovisivo relativi all’Italia.
Un tema importante ed urgente per combattere le carenze strutturali della nostra industria audiovisiva.
Un dato per tutti: l’export dei programmi televisivi italiani all’estero produce solo 20 milioni di euro l’anno, a fronte dei 110 della Francia e dei 589 del Regno Unito, come emerge dai primi risultati delle ricerche in corso.