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direttore Paolo Di Maira

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STATI GENERALI A FIRENZE / Fondamentale la sottoquota animazione

L’introduzione della sotto-quota tra gli obblighi di investimento rivolti alle piattaforme streaming e la ricerca di risorse per i lungometraggi di animazione le due questioni più urgenti che il comparto dei cartoni animati, riunito a Firenze per gli Stati generali del settore lo scorso lunedì, 8 luglio, reclama di risolvere al più presto. Ad appoggiare le richieste, sotto-quota in primis, Francesco Rutelli, presidente dell’Anica di cui Cartoon Italia, organizzatrice dell’evento, fa parte. Come ha ricordato Maria Carolina Terzi, presidente dell’associazione dei produttori, si tratta di un’istanza quella della sotto-quota, da tempo reiterata, ed essenziale come ha aggiunto anche Luca Milano, direttore Rai Kids, per aggiungere risorse a quelle del servizio pubblico che “non è un semplice investitore ma un editore con una linea editoriale data dal contratto di servizio”. Se nel triennio 2021-23 l’investimento Rai nel settore è stato di 49,5 milioni di euro, generando 88,3 milioni di spese sostenute in Italia, dove per ogni euro Rai sono state sostenute spese per 1,58 euro di cui 1,43 tra stipendi e oneri sociali e 0,82 di introiti diretti per lo Stato, creando 112 posti di lavoro ogni milione di euro provenienti dall’azienda di viale Mazzini, è facile fare i conti e capire come con un unico broadcaster, caso praticamente unico in Europa, il comparto non può crescere ulteriormente. Infatti, se nel biennio 2017-19 il volume della produzione di cartoni animati in Italia è stato di 123 milioni di euro, nel biennio successivo alla pandemia del 2021-2023, tale volume è aumentato di soli tre milioni, inglobando il “fenomeno” della serie Netflix di Zerocalcare che rappresenta certamente un successo di cui tenere conto ma, purtroppo, un investimento sporadico e non strutturale della piattaforma nel settore. Cartoon Italia ha calcolato che con un investimento complessivo di soli dieci milioni di euro da parte del totale delle piattaforme operanti nel nostro Paese, il volume della produzione in Italia passerebbe dagli attuali 125 milioni di euro a oltre 178, con una crescita quindi del 43 per cento, la creazione di oltre 1100 posti di lavoro e un ritorno economico per lo stato di 24,6 milioni di euro. Insomma, la Rai da sola non può più sostenere le imprese del settore, anche perché il problema della mono committenza si riflette non solo sui contenuti. Sebbene anche qui ci sia da meditare, considerando che i 19,42 milioni di euro investiti nei prodotti per ragazzi dalla Rai nel 2023 (di cui 16,2 milioni dedicati alla produzione di cartoni animati) hanno generato un numero di ore di programmazione in Italia equivalente a quelle in Francia (dove ci sono cinque broadcaster di riferimento oltre alle piattaforme streaming, grazie agli obblighi di investimento) ma solo l’11 per cento delle serie è di origine italiana considerando tutti i 18 canali dedicati ai ragazzi ed escluse le piattaforme. La conseguenza, come ha spiegato nel suo intervento la produttrice e consigliera di Cartoon Italia, Federica Maggio, è che i contenuti che guardano i nostri ragazzi sono prevalentemente di matrice estera. Dunque sarebbe necessario creare contenuti animati anche per la fascia dei giovani che prediligono il modello digital-first, come ha sottolineato il produttore Giorgio Scorza, padrone di casa degli studi di animazione DogHead Animation dove si è tenuta la manifestazione.

D’altro lato se la Rai non può creare rendite di posizione, dovendo anche avere la possibilità di dare spazio a nuove voci e produttori, questo confligge con l’altro dovere di dare stabilità al sistema, come ha spiegato sempre Luca Milano, che ha sottolineato anche la necessità di pensare a dei pre-accordi fra emittenti e produttori validi per richiedere gli incentivi fiscali. Infatti, con il nuovo decreto sul tax credit di prossima emanazione, ci sarà bisogno preventivamente di un contratto con un broadcaster nazionale nel caso delle serie tv o con un distributore nel caso di lungometraggi. Una questione questa piuttosto delicata. Come ha ricordato Cristian Jezdic, produttore e responsabile Internazionalizzazione per Cartoon Italia, quello dei cartoni animati è un settore che vive di coproduzioni, soprattutto internazionali, con serie tv che spesso viaggiano oltre confine prima di qualsiasi altro prodotto audiovisivo. Per questo, l’associazione è attiva anche in Europa tramite Animation in Europe che racchiude 23 associazioni nazionali di produttori per una politica europea che salvaguardi specificità ma dia anche una linea comune.

Lato lungometraggi invece, nota dolente dell’animazione italiana, è stato il distributore Andrea Occhipinti, che con la Lucky Red ha dato spazio nei listini a numerosi titoli animati, a lanciare da Firenze la proposta a Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema, di destinare almeno una piccola quota alla produzione di tale formato. “E’ un errore enorme che non ci sia l’obbligo d’investimento”, ha detto anche il presidente dell’Unione Produttori, Benedetto Habib. “Quando è stato imposto alla Rai di investire risorse nel cinema – ha ricordato – è nata Rai Cinema. Così il sistema diventa virtuoso per tutti”. Basti pensare alle difficoltà incontrate dai produttori della Bicicletta di Bartali, film in concorso a Giffoni dove verrà presentato in anteprima il 21 luglio. Evelina Poggi ha ricordato la lunga ricerca di fondi per la produzione del lungometraggio animato, difficoltà che non incontrano i nostri partner stranieri, a partire dai francesi. France Télévisions ha annunciato il finanziamento di almeno 25 film d’animazione tra il 2024 e il 2028, una media di cinque all’anno, rispetto ai tre/quattro degli ultimi anni.

Francesco Fiorillo, neo nominato Dirigente responsabile Incentivi Fiscali Tax Credit e Vigilanza del MIC è intervenuto anticipando alcune delle novità che saranno contenute nel nuovo decreto sul tax credit. Fra le altre, l’animazione avrà delle regole specifiche che terranno conto delle sue specificità produttive, è inoltre confermata l’aliquota al 40% ma non saranno più eleggibili i costi sostenuti in Europa e l’emittente televisiva nei casi di preacquisto dovrà riconoscere al produttore un corrispettivo pari ad almeno il 20% del costo dell’opera o della quota italiana in caso di coproduzioni internazionali. “Sappiamo che saranno necessari altri interventi nel futuro che non siamo riusciti a fare adesso. Solo la Rai è un’anomalia di cui tener conto”, ha detto il direttore della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Nicola Borrelli, intervenuto da remoto così come il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, che ha condiviso l’indirizzo sulla sotto-quota e ha parlato di “soft power” dell’animazione, annunciando che il CSC si occuperà anche di intelligenza artificiale.

Sul fronte degli incentivi pubblici, oltre al credito d’imposta e ai contributi selettivi, il settore dell’animazione è rafforzato dai fondi regionali dedicati al sostegno delle produzioni nazionali e internazionali, con gradi diversi a seconda degli organismi. Cinque le film commission presenti, dal vice presidente e direttore della Torino Piemonte Film Commission, Paolo Manera, a Stefania Ippoliti, direttrice della Toscana Film Commission che ha promosso questi Stati generali alla Manifattura Tabacchi. In sostanza ogni ente può fare la sua parte per il comparto, a seconda delle peculiarità proprie. Per questo, insieme alla film commission delle Marche (presente anche il direttore Francesco Gesualdi) al Piemonte, Roma Lazio e Sardegna, le film commission hanno sponsorizzato lo Spotlight sull’Italia al prossimo Cartoon Forum di Tolosa di settembre. Sponsorizzazione aperta anche ad altre film commission che vorranno aggiungersi, come probabilmente quella dell’Apulia. Per l’organismo pugliese era presente Cristina Piscitelli mentre per l’Emilia Romagna il direttore Fabio Abagnato che ha chiesto perché i fondi regionali non sono stati ritenuti idonei al pari dei selettivi e fondi Media per accedere direttamente al tax credit. Un’interessante polemica con il Ministero della Cultura che varrebbe la pena di approfondire nella misura in cui il fondo regionale ottenuto dal produttore sia equivalente per importo agli altri incentivi previsti dalla normativa.

Lato artisti invece, la “battaglia” è con la Siae per il riconoscimento del diritto d’autore al Character Designer, il creatore dei personaggi. Tra fine settembre e ottobre ci sarà un incontro in tal senso, come ha anticipato Valentina Mazzola, presidente di Asifa Italia, l’associazione che riunisce gli artisti e i professionisti dell’animazione italiana e che promuove la cultura dell’animazione, che con Anica ha collaborato alla riuscita dell’evento.

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