di Nicola Falcinella
Vedi Trieste e non puoi fare a meno di girarci un film. Così la città giuliana, a lungo ambientazione ideale di drammi di confine, atmosfere sveviane e omaggi all’antipsichiatria di Basaglia, è diventata negli ultimi anni uno dei set più richiesti, grazie anche all’attivismo della FVG Film Commission.
Dopo “Tartarughe sul dorso” di Stefano Pasetto, vi hanno lavorato Giuseppe Tornatore per “La sconosciuta”, Nora Hoppe per “La fine del mare” e Massimo Cappelli per “Il giorno + bello” con Violante Placido. Tutti film quasi interamente girati a Trieste.
“Quando ho cominciato la preparazione del film non sapevo dove ambientarlo “” ha spiegato la scelta il regista siciliano di “Nuovo Cinema Paradiso” – Lo scenografo Tonino Zera mi ha portato a vedere diversi luoghi.
Avevo visitato 5-6 città quando sono arrivato a Trieste, dove non ero mai stato. Ho capito immediatamente che era il luogo giusto: non lo so spiegare, ma la città mi ha attratto.
Ha in sé la magia che cercavo, il clima sfuggente che rispecchia il clima della mia storia e offre nel giro di mezz’ora una varietà di ambientazioni incredibili. Inoltre c’è una luce particolare.
Non mi stupisce che si facciano molti film qui.
Nora Hoppe ha scelto Trieste per “La fine del mare” con Miki Manojlovic contrabbandiere sfuggito alle guerre balcaniche, in concorso dal 24 gennaio al 4 febbraio al Festival di Rotterdam.
“Cercavo una città di mare, abituata alla multietnicità , dove tutti si possono sentire a casa “” ha commentato la regista tedesca “” Anch’io mi sento a mio agio a Trieste, perché rispecchia la mia vita da nomade, dove nessuno mi obbliga a comportarmi in un certo modo.
Si sente anche la presenza di tanti fantasmi che ti fanno scorgere un velo di malinconia che copre un’eterna sensazione di morte, alla quale si contrappone un qualcosa che timidamente ma tenacemente vuole sopravvivere”.
Una scelta più casuale quella di Cappelli per il suo esordio. “Ho imparato a conoscere Trieste “” ha dichiarato parlando del suo film, uscito in sala lo scorso novembre – quando ho avuto l’occasione di girarvi un cortometraggio.
Mi ha colpito la sua luce: meravigliosa, unica. E la sua architettura severa, così poco italiana. Si presta ad atmosfere cupe e drammatiche, e ambientarci una commedia, la seconda dopo “Cervellini fritti, impanati” rappresentava una sfida”.
Cinema&Video International 1/2-2007