direttore Paolo Di Maira

SET/Il Senso di Carradine per la Toscana

Da fascinoso cantante folk degli anni ’70 a eccentrico produttore americano di vini in Toscana.
Tra i tanti personaggi che Keith Carradine ha fatto vivere sullo schermo non possiamo dimenticare quello che gli valse l’Oscar (alla canzone da lui composta, “I’m Easy”) per il film “Nashville” di Robert Altman.
Non lo ha dimenticato il 29esimo Torino Film Festival che, dedicando una retrospettiva al grande regista americano, ha avuto Carradine ospite a Torino, alla proiezione di “Nashville”.

Con Keith Carradine Cinema & Video International ha parlato della sua interpretazione più recente, che lo ha impegnato in Italia, e più precisamente in Toscana.
Nello scorso novembre l’attore ha trascorso qualche giorno presso la tenuta Petrolo a Mercatale Valdarno (Montevarchi), una delle locations di “Terroir”, film diretto da John Jopson e prodotto da Aria Films di Carlo Dusi e (U.K.) e dalla Dirty Poet Films (U.S.A.).
Si tratta di un mistery, liberamente tratto dal racconto di Edgar Allan Poe “The Cask of Amontillado”.

“Sono molto curioso di vedere il risultato del lavoro di John”, ha detto Keith Carradine, ” perché è dotato di una spiccata sensibilità  per l’immagine. Ha filmato per 9 mesi, seguendo tutta la stagione produttiva, e questo è un lusso per chi fa cinema.
Si potranno distinguere quindi tutti i cambiamenti di questo straordinario paesaggio, e della luce, che è l’elemento che più mi ha colpito e affascinato in Toscana. Oltre al vino, naturalmente!”

Il vino, appunto, perché anche se il termine terroir di primo acchito potrebbe sembrare legato al genere mistery, il suo significato ci riporta invece al mondo di Bacco.
Divenuto d’uso comune fra quanti si occupano di vino, esso definisce quell’insieme di fattori che vanno dall’ambiente alle tecniche di coltivazione sino alla protezione delle denominazioni d’origine.
Il film infatti racconta la storia di un mercante di vino che si mette in cerca di un vino misterioso, per poi finire coinvolto in un pericoloso culto.

Il thriller (girato in Toscana per 9 mesi, seguendo tutto il processo di produzione del vino, dalla vendemmia alla fermentazione) lascia ampio spazio all’aspetto documentaristico, e all’esplorazione del concetto di terroir:
“Il protagonista è un uomo dotato di un incredibile senso del terroir: assaggiando un vino è capace di individuarne il vitigno, l’annata, e l’area geografica. “dice John Jopson.
Non a caso uno dei personaggi è il produttore di vino Mattia Barzaghi, che interpreta se stesso.
“A consigliarci Mattia “” continua Jopson – è stato Joe Cook, famoso consulente di vini, collaboratore del magazine “Wine Spectator”, che ci ha seguito durante la lavorazione.
Avevamo bisogno di trovare una vigna un po’ nascosta, in mezzo ad un bosco, e quella di Mattia a San Gimignano si è rivelata perfetta.
Siamo andati a filmare durante la vendemmia e ho proposto a Mattia di girare una scena, di dire qualche battuta: aveva una recitazione così naturale che alla fine è diventato un personaggio del film.
Il suo ruolo è importante, perché mi è servito a mostrare l’aspetto più interessante dei produttori di vino italiani, cioè il fatto che sono veri e propri artigiani”.

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