“Salvo” è la storia di un killer di mafia la cui vita rimane sconvolta e resta intimamente legata a quella di una potenziale vittima, Rita, giovane cieca che, mentre sta per essere da lui uccisa riacquista miracolosamente la vista. Charles Tesson, Delegato Generale della “Semaine”, lo ha definito “forte e appassionante”, “superbamente fotografato da Daniele Ciprì”, “film sorprendente che segna il rinnovamento in corso nel cinema italiano”.
Prodotto da Massimo Cristaldi e Fabrizio Mosca, che hanno unito le forze delle rispettiva case di produzione per realizzarlo (Cristaldi Pictures e Acaba Produzioni), dietro “Salvo” c’è una lunga storia, emblematica della
situazione del nostro cinema quando si parla di film d’autore e di produzioni indipendenti. Che ci facciamo raccontare da Cristaldi stesso.
Non è comune in Italia che due produttori si associno.
«Mosca ed io ci conoscevamo, poi ci siamo trovati in giuria al Premio Solinas nel 2008. Ci siamo ritrovati entrambi ad apprezzare la sceneggiatura di “Salvo”, cui poi venne assegnata una Menzione Speciale, e a pensare di volerne ricavare un film: invece di farci concorrenza per ottenerlo, abbiamo pensato di associarci per farlo insieme.»
Con i registi Grassadonia e Piazza, lei e Mosca avete già prodotto il corto “Rita”.
«In realtà il progetto “Rita” è successivo a “Salvo”: trattandosi di due registi esordienti, seppure conosciuti per le loro sceneggiature (“Gli occhi dell’amore”, “Ogni volta che te ne vai”, ndr), abbiamo voluto sperimentarli in un corto scritto appositamente, che avesse le stesse atmosfere del film, che servisse come banco di prova e come modello da proporre ai potenziali finanziatori.»
Circa cinque anni per portare a termine un progetto…
«Non è cosa normale, ma è la norma in Italia, se produci film indipendenti, per via delle difficoltà nel reperimento dei finanziamenti. Si tratta di una debolezza strutturale del nostro cinema, proprio in un momento in cui c’è invece grande fermento creativo. Fare il produttore è sempre più una missione da perseguire con tenacia e determinazione. Il produttore che mette mano al portafoglio e finanzia un film non è mai esistito nel nostro Paese. Anche negli anni 60-70 era il mercato che li finanziava, la distribuzione. Ora non è più vero neppure questo. E il produttore, che
dovrebbe investire nello sviluppo dell’opera, si trova invece impegnato in un lungo estenuante tour per trovare i soldi.»
È per questo allora che ci si associa?
«Se da noi non la si pratica molto, all’estero è invece forma diffusa. Associarsi è una risposta a una generale situazione di difficoltà nel reperimento dei finanziamenti. L’unione fa la forza e insieme si moltiplicano i contatti. Per “Salvo” abbiamo ottenuto finanziamenti da 11 diverse fonti, che significa una quantità esorbitante di carte e di tempo per coordinare il tutto in un unico piano finanziario, che ci ha permesso di ottenere circa 1,6-1,7 milioni di euro con cui abbiamo fatto il film.»
11? Ce le può elencare?
«I primi fondamentali mattoni della nostra costruzione sono stati il finanziamento del Torino Film Lab e quello del Fondo Sviluppo del MIBAC, cui si sono aggiunti il Fondo MEDIA Program, Fondo Produzione Opere
Prime sempre del MIBAC, il supporto della Film Commission della Regione Sicilia, l’utilizzo del tax credit interno e di quello esterno (questo in realtà l’abbiamo chiesto ma non l’abbiamo ancora ottenuto). Questo per
quanto riguarda l’Italia, poi ce ne sono tre francesi: il Sofica Cofinova 9 , il finanziamento del canale televisivo Arte, quello di Films Distribution a cui abbiamo affidato la vendita internazionale del film. E per finire Eurimages
per la coproduzione.»
Brilla, nell’elenco da lei fatto, l’assenza di una distribuzione italiana…
«Mentre in Francia c’è già Bodega Film, per l’Italia abbiamo per ora alcuni contatti che speriamo di definire durante il Festival. Essere un film d’autore ma in una selezione di Cannes aiuterà le nostre chance sul mercato, sia italiano che internazionale. Certamente sarebbe utile e importante poter uscire subito dopo il Festival.»
… e l’assenza di una banca.
«Fortunatamente grazie alle norme del tax credit le banche stanno tornando a essere interessate a investire nel cinema. Un ristorno fiscale del 40% è interessante per loro, ma naturalmente preferiscono puntare su un cinema che abbia più possibilità di rientro dei costi. Una certezza che non c’è mai, e con i film d’autore ancora meno. In realtà per piccole produzioni come “Salvo” non è il mercato “interno” che dà questa certezza, ma lo
sfruttamento internazionale.»
Da segnalare che “Salvo” è stato premiato con un TFL Production Award di 140.000 Euro durante la seconda edizione del Meeting Event del TorinoFilmLab a novembre 2009. Per una curiosa coincidenza avrà la sua anteprima mondiale alla Semaine de la Critique nel giorno esatto in cui ricorrono i cinque anni dalla prima presentazione del TorinoFilmLab al Festival di Cannes il 16 maggio del 2008.