di Franco Montini
“Un anno positivo, ma non esaltante” così Paolo Ferrari nella veste di presidente dell’Anica commenta i dati relativi al cinema italiano 2006.
“La nostra industria audiovisiva- afferma Ferrari- fatica troppo a crescere: occorre una politica di sviluppo organica che liberi nuove risorse. Negli ultimi anni il mercato si è profondamente trasformato con la moltiplicazione delle modalità di consumo e l’ingresso di nuovi soggetti, i quali, tuttavia, non contribuiscono, se non molto marginalmente, alla realizzazione dei film.
Il pubblico del cinema aumenta numericamente, grazie alle varie reti di distribuzione, in particolare pay tv e reti di telecomunicazione, ma a sostenere e finanziare la creazione e la realizzazione sono sempre gli stessi soggetti che lo facevano quando la platea era esclusivamente quella delle sale cinematografiche.
In passato un film di successo veniva consumato da 5 milioni di spettatori sotto il grande schermo e l’economia del settore era florida; oggi gli spettatori dello stesso film, conteggiando i vari passaggi, sono diventati 15 milioni, ma ciò non è sufficiente a garantire la redditività del prodotto. Come mai? Evidentemente c’è qualcosa che non funziona”. Quali sono le maggiori disfunzioni del sistema cinema Italia? “Per rispondere in estrema sintesi si potrebbe dire che c’è poco mercato e troppa pirateria. In Italia, infatti, nel settore delle tv generaliste regna il duopolio; in quello della pay tv c’è un soggetto monopolista; la distribuzione delle sale è carente e insufficiente, perché due terzi della popolazione italiana ha difficoltà a raggiungere i cinema. Inoltre si assiste ad una progressiva discesa dei prezzi nell’acquisto di film da parte delle televisioni e soprattutto c’è una pirateria sempre più aggressiva e preoccupante, che sottrae al settore, con danni enormi per tutta la filiera, circa il 30% del fatturato”.
Per combattere la pirateria c’è necessità di nuove norme? “Niente affatto; le leggi e gli strumenti ci sarebbero già : il problema è che non vengono applicati. Nei confronti della pirateria sarebbe necessario attuare una doppia azione: da un lato intervenire per reprimere il fenomeno criminale, dall’altro organizzare un’attività culturale ed educativa, perché non esiste a sufficienza la coscienza del reato. Bisogna convincere tutti che non solo chi vende, ma anche chi acquista un dvd pirata o scarica illegalmente un film dalla rete compie appunto un reato”.
Tuttavia dalla tradizionale analisi realizzata dall’Anica sui dati 2006 emergono anche aspetti incoraggianti: nonostante tutte le difficoltà , il mercato e gli investimenti nella produzione sono in crescita.
“Le presenze in sala sono complessivamente aumentate rispetto al 2005 di quasi il 2%, facendo segnare soprattutto nel segmento delle multisale e dei multiplex un incremento incoraggiante. Gli investimenti nella produzione sono cresciuti di oltre 35 milioni di euro, passando da 152 a 187 milioni, dei quali 150 provenienti dai privati. E’ altresì aumentato il numero dei film prodotti sia con capitale interamente nazionale (da 68 si è passati a 90 titoli), sia complessivamente, ovvero conteggiando anche le coproduzioni: da 98 a 116 film.
Tuttavia l’investimento medio per film è in calo e il dato è molto preoccupante, soprattutto se paragonato con la realtà degli altri paesi europei: è la dimostrazione che, a parità di costi, garantita oggi dall’economia dell’euro, i produttori italiani sono costretti a lavorare con le risorse più basse. Anche per questo, la quota di mercato della produzione nazionale che, grazie allo sforzo volontaristico di autori e produttori, negli ultimi anni era progressivamente cresciuta, dal 2005 al 2006 non è aumentata, assestandosi a circa il 25%.
Per riprendere a correre, superando gli ostacoli, ora è necessario un serio ed articolato intervento legislativo di sistema”. Quale modello ha in mente? “C’è un esempio concreto, molto preciso, facile da tradurre che è quello francese.
Nel 2006 il mercato transalpino è cresciuto di oltre sette punti percentuali e la quota di mercato dei film francesi ha quasi raggiunto il cinema Usa. Il sistema francese è molto semplice: tutti coloro che utilizzano il prodotto film concorrono ad alimentare le risorse a disposizione del settore, che vengono gestite da un soggetto autonomo della politica.
I risultati ottenuti dal cinema francese sono la concreta dimostrazione della bontà del sistema”
Cinema&Video International 1/2-2007