direttore Paolo Di Maira

SARDEGNA/La Virtù dei Set

Ecosostenibilità e cinema. Un binomio pressoché inutilizzato nella comunicazione che il cinema fa di sé.
Eppure, è sufficiente visitare i luoghi dei set per rendersi conto che il cinema è l’insediamento produttivo a più basso impatto ambientale.
Non solo: molto spesso le produzioni lasciano i luoghi meglio di come li hanno trovati. E’ il caso (soprattutto in location del sud Italia) di piazze, edifici, monumenti che dal cinema vengono sottratti al degrado con interventi migliorativi e di restauro. Dunque, per sua naturale disposizione, il cinema fa bene all’ambiente.

UNA PRODUZIONE ECOSOSTENIBILE
In Sardegna si sta provando a fare qualcosa di più, legando la naturale vocazione ecosostenibile del cinema a una politica regionale improntata alla riduzione dei consumi energetici: è l’ambizioso progetto 20-20-20 Heroes, frutto della collaborazione di Fondazione Sardegna Film Commission, Servizio Energia dell’assessorato dell’Industria della Regione autonoma della Sardegna e Sardegna Ricerche.

“Quasi in sordina sono state avviate in Regione eccellenti azioni di tutela e salvaguardia del territorio– spiega Nevina Satta, direttore della Fondazione Sardegna Film Commission -. Il nostro intervento è il più recente tassello e prevede azioni di comunicazione, promozione e animazione dei contenuti e dei risultati del Documento regionale d’indirizzo per migliorare l’efficienza energetica in Sardegna denominato Paeer – Piano d’azione dell’efficienza energetica regionale”.

Tramite bandi, da maggio a tutto l’anno 2015, Fondazione Sardegna Film Commission promuove la realizzazione di prodotti audiovisivi – cortome- traggi,documentari,serie web che comunichino i valori di sostenibilità ambientale, cultura del risparmio e rispetto dell’ecosistema, compresa la promozione di materiali naturali e a basso impatto.

“La Film Commission – continua Satta – ha pensato di unire due filiere che stanno lavorando a due velocità: quella energetica, velocissima, quella dell’audiovisivo, per molti anni praticamente ferma in Sardegna”.

L’interazione avrà un doppio benefico effetto: l’ecosostenibilità sarà non soltanto il contenuto dei prodotti (“i protagonisti sono questi eroi della ecosostenibilità che qui in Sardegna lavorano da anni”) ma entrerà anche nelle pratiche produttive: ”Chiediamo ai produttori di girare sperimentando pratiche del green protocol, cioè come si può fare audiovisivo in modo ecosostenibile”.
“Quella dell’audiovisivo è un’industria sostenibile e green, come hanno capito da anni negli States e in Nord Europa, dove si stanno sempre più consolidando i cosiddetti ‘protocolli green’ per il set”, precisa Satta.
Si parla di strategie di riduzione dei consumi energetici, razionalizzazione dei trasporti di beni e persone, riciclaggio delle scenografie e dei rifiuti generati dalla troupe per settimane nelle location, utilizzo di auto elettriche, promozione della prevenzione e riduzione degli impatti ambientali connessi alla produzione audiovisiva, studi e sperimentazioni sviluppati ad hoc da ciascun paese europeo per elaborare criteri di certificazione e forme di misurazione certa”.

UNA NATURALE VOCAZIONE
“Vista la nostra meravigliosa isola, il rispetto che nutriamo verso di essa, la centralità del senso di comunità, di famiglia e di memoria che è la nostra forza – continua il direttore -, non possiamo sviluppare l’industria audiovisiva senza una lungimirante politica di responsabilità ambientale, risparmio energetico e sostenibilità”.
Non per nulla, la Film Commission mira a promuovere la Sardegna nel suo complesso, come destinazione ideale per le produzioni audiovisive: “Non abbiamo solo location mozzafiato – con- ferma Satta -, ma anche storie, persone, riti e tradizioni, cultura millenaria, eccellenti professionisti, pratiche culturali e sociali inclusive, nonché nuovi modelli produttivi che generano opere e talenti straordinari, nel grande e piccolo schermo”.
Senza dimenticare che il rispetto dell’isola passa pure da coste, montagne, altipiani, fauna, materiali originari, prodotti alimentari tradizionali e sostenibili.

“Non siamo i soli a pensare che l’isola incarni la perfetta armonia tra uomo e natura – aggiunge il direttore -, poiché la nostra è una delle cinque terre al mondo con il più alto tasso di longevità ( le cosiddette ‘BlueZones’), proprio per il perfetto equilibrio tra natura, clima, alimentazione, benessere”.

IL PIANO REGIONALE
Il Piano regionale per il risparmio energetico e la mobilità sostenibile (PAEER) è uno strumento con cui vengono programmati e indirizzati gli interventi strategici in tema di energia.
E’ l’iniziativa messa in campo dal direttore del Servizio Energia Simona Murroni.
“La proposta del Piano è creare interconnessione tra le fonti e le infrastrutture energetiche allo scopo di realizzare un modello di generazione distribuita integrato, capace di utilizzare nella maniera più efficiente e redditizia l’energia disponibile, stimolare l’efficientamento in diversi settori contribuendo a rilanciare l’e- conomia e superare proprio quelle gravi criticità rilevate nel sistema ener- getico sardo” – spiega la Murroni, precisando che “Efficientare vuol dire produrre energia elettrica a costi minori e con minori emissioni ossia dare un servizio migliore a costi simili a quelli registrati nel resto della Penisola, a tutto beneficio del prezzo dell’energia elettrica acquistata dai consumatori di tutta l’Italia.”

SPORTELLO ENERGIA
Sportello Energia è stato creato da Sardegna Ricerche con il sostegno della Regione Autonoma Sardegna nel rispetto delle politiche di risparmio energetiche adottate. Fisicamente e virtualmente, in forma gratuita, organizza percorsi di formazione e divulgazione nel settore dell’energia e fornisce consulenza sia online sia in azienda a imprenditori sardi e pubbliche amministrazioni per supportare l’utente, diffondere nuovi modelli culturali di ecosostenibilità, riscoprire le risorse regionali.

SARDEGNA COMPRAVERDE
Un’altra azione rivolta a diffondere nuove pratiche di ecosostenibilità è “Sardegna Compraverde”, nata dalla constatazione che, per raggiugere l’obiettivo, occorre creare la domanda e indirizzare gli acquisti “green”della Pubblica Amministrazione. In concreto, acquistare verde significa ridurre il prelievo delle risorse naturali e la produzione dei rifiuti, utilizzare materie prime e fonti di energia rinnovabili, eliminare sostanze chimiche e pericolose, dunque promuovere la green economy e incentivare modelli diversi di produzione e consumo sostenibile.

IL CATALOGO
Una catalogazione delle produzioni naturali e sostenibili presenti in Sardegna: è l’iniziativa realizzata da Sardegna Ricerche per diffondere la cultura dell’econosostenibilità nell’isola tramite la riscoperta dei materiali originari. Si tratta di materiali locali tradizionali, come legno, sughero, lana, granito e basalto, terre e argille, che abbinati alle competenze e all’esperienza di abili artigiani e nuovi imprenditori, possono essere impiegati per la realizzazione di prodotti per la bioarchitettura, l’ecodesign e l’edilizia sostenibile.

“Di qui la necessità di fotografare e catalogare l’esistente per poter poi progettare un serio programma di attività a sostegno di questo settore – dice Marina Masala, ideatrice del progetto e responsabile dello Sportello Energia- Cluster materiali e produzioni sostenibili di Sardegna Ricerche -. Il catalogo delle produzioni naturali e sostenibili in Sardegna è stato concepito quale strumento promozionale per le imprese e informativo per i professionisti e per la pubblica amministrazione, le cui scelte tramite gli acquisti verdi, ‘green public procurement’, potrebbero rappresentare il principale mercato di sbocco di queste produzioni”.

Questi materiali sono una risorsa anche per cinema: “L’uso del sughero – porta ad esempio Nevina Satta – è ottimo non solo dal punto di vista scenografico ma anche tecnico, perché ha eccellenti proprietà antiacustiche, mentre la lana può attutire la luce: ci sono vari sfruttamenti che ancora non sono stati individuati. Convincendo i produttori a utilizzare questi materiali si stimola una nuova creatività e si possono creare nuove competenze, con conseguenti ricadute occupazionali”

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