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direttore Paolo Di Maira

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SARAJEVO/Il Festival delle Coproduzioni

E’ “Mustang” di Deniz Gamze Ergüven, coproduzione fra Turchia, Francia,Germania e Qatar a vincere il “cuore d’oro” del 21esimo Sarajevo Film Festival, la cui 21esima edizione si è conclusa lo scorso 22 agosto.
Il film ha conquistato anche il premio, collettivo, per la migliore attrice (al cast femminile), mentre quello per il migliore attore è andato agli interpreti maschili del film greco “Chevalier”, di Athina Rachel Tsangari, che ha ottenuto anche la Menzione Speciale della Giuria.
Il premio Speciale della Giuria, invece, è andato all’ungherese László Nemes e al suo “Son of Saul”, già Grand Prix Speciale della Giuria allo scorso Festival di Cannes.
Il miglior documentario è del rumeno Alexander Nanau con “Toto and his sisters” , mentre il premio speciale della giura va a “Tititá” di Tamás Almási (Ungheria), la menzione speciale a “Flotel Europa” di Vladimir Tomic (Serbia-Danimarca), e il Human Rights Award a “One day in Sarajevo”di Jasmila Žbanić (Bosnia e Herzegovina-Austria).
Con 259 film da 57 paesi il Festival di Sarajevo è forse più degli altri, il festival delle coproduzioni, anche perché, come sottolinea il direttore di Cinelink (il Coproduction Market che si svolge durante il festival) Jovan Marjanović, la maggior parte dei film prodotti nella regione sono coproduzioni
Dopo 13 edizioni circa il 60% dei progetti presentati a Cinelink viene realizzato, e il festival è tutt’uno con il mercato nel sostegno alle coproduzioni e nel tentativo non solo di stare al passo con i trend dell’industria, ma anche di anticiparli e, in certa misura, di dettarli.
“Abbiamo visto un aumento della capacità produttiva dei produttori della regione balcanica, -spiega Marjanović, – dovuto all’aumento di disponibilità dei fondi pubblici, al miglioramento del mercato, cioè alla crescita del box office e dei multiplex, e alla proliferazione del video on demand. Negli scorsi anni erano soprattutto progetti del sud-est europeo ad attrarre i professionisti occidentali, oggi i produttori balcanici sono sempre più richiesti perché più appetibili.”
Questo grazie anche a operazioni come Sarajevo City of Film, il fondo lanciato lo scorso anno per incentivare le coproduzioni e la distribuzione fra il Sud Est Europa e partner extra europei, e che vede fra i suoi finanziatori anche il Festival stesso, assieme ad Atlantik Grupa e a Creative Europe Media.
“Francia e Germania sono i principali ‘big partenrs’ delle nostre coproduzioni, questi paesi però coproducono con tutto il mondo, anche grazie ai molti accordi bilaterali che hanno a disposizione, la competizione è altissima, per cui è necessario allargare i nostri orizzonti e rivolgersi anche altrove.” Continua Marjanović.
Il Fondo prevede, infatti, che il 30% del budget del film sia assicurato da un produttore extra europeo, per incentivare i produttori regionali ad ‘uscire dall’Europa’, visto che “noi non abbiamo la loro forza politica per agire altrimenti, attraverso trattati bilaterali, ad esempio.”
Un’iniziativa che è in perfetta sintonia oggi con il trend europeo, e con la politica della Commissione Europea di aprire a nuovi mercati, grazie a cui la Convenzione per le Coproduzioni Europee può essere sottoscritta anche da paesi extraeuropei. Europa Creativa, inoltre, sta implementando delle misure per sostenere la produzione nei paesi più piccoli, per esempio con l’abbassamento dal 10 al 5% della soglia di partecipazione alle coproduzioni.

Il Sarajevo Film Festival e Cinelink hanno ospitato quest’anno anche il Film Forum della Commissione Europea, con due panel, (uno sulla distribuzione theatrical nella regione, e l’altro sulla sfida che il mercato unico digitale rappresenta per i fondi pubblici regionali), e una conferenza dal titolo “Women in today’s European Film Industry: gender issues. Can we do better?”.
Per quanto riguarda i riconoscimenti del coproduction market, “A Ballade”, progetto bosniaco di Aida Begić e Adis Đapo si è aggiudicato l’Euromimages Coproduction Development Award di 20 mila euro, il turco “HamaratApartement” di Huseyin Karabey e Su Baloglu,l’Arte International Relations Cinelink Award (6000 euro) e il bosniaco “The Son” di Ines Tanović e Alem Babić il Macedonian Cinelink Award di 10 mila euro.
I tre progetti hanno vinto anche il Synchro Film Vienna Cinelink Award (2500 euro ciascuno di in kind support), mentre a Alem Babić è andata la borsa di studio EAVE.
I vincitori della sezione Work in Progress sono “The Fixer”, coproduzione fra Romania e Francia diretta da Adrian Sitaru e prodotta da Anamaria Antoci (Post Republic Award, 50 mila euro di post production in-kind ) e il bulgaro-francese “Godless” diretto da Ralitza Petrova e prodotto da Rossitsa Valkanova (Restart Award, 20 mila euro di in kind support).
Infine, i documentari di Docu Rough Cut Boutique: l’austriaco “Korida” di Siniša Vedovi si è aggiudicato sia il Work in Progress Digital Cube Award, che il HBO Adria Award, la coproduzione rumeno-ceca “Cinema, mon amour” di Alexandru Belc il CAT&Docs Award e il Croatian Radio-television Award, e “Little Berlin Wall”, coproduzione georgiano-tedesca diretta da Toma Chagelishvili, l’IDFA Award.

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