direttore Paolo Di Maira

ROMA/Tra Festival della Fiction e Festa del Cinema

di Anna Rotili


La Festa internazionale della Fiction, di cui è ispiratore e principale mecenate il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, è firmata quest’anno dal neo-direttore artistico Steve Della Casa che è subentrato a Felice Laudadio, e da Raimondo Astarita, neo direttore generale con competenze gestionali e organizzative.


Ma il pilastro e il motore della manifestazione continua ad essere Francesco Gesualdi, il Segretario della Regione Lazio ed ex manager di Cinecittà  Holding, che dalla prima ora ha sostenuto e guidato in porto il progetto del Festival.

Lo abbiamo incontrato per parlare di Roma Fiction Fest e delle sue prospettive e anche perché Gesualdi è appena entrato a far parte della cabina di regia del Festival del Cinema.
La Regione lo ha scelto come suo rappresentante nella Fondazione Cinema per Roma avendo ratificato la sua adesione formale con una legge nuova di zecca, che stanzia 1,5 milioni di euro a favore dell’evento cinematografico capitolino.
Un impegno che va a sommarsi ai 4 milioni devoluti per Roma Fiction Fest e che si inscrive nella più generale politica regionale di sostegno dell’audiovisivo.


“L’audiovisivo è la seconda realtà  industriale più importante del Lazio e vogliamo che cresca e si rafforzi ancora” dice Gesualdi “Per questo abbiamo messo in campo una serie di interventi di sostegno al comparto con aiuti alle produzioni ed alle piccole e medie imprese per l’ammontare di circa 18 milioni all’anno.
Di questa politica i festival della fiction e del cinema sono due tasselli spettacolari e mediatici di straordinaria importanza per la messa in mostra e la promozione dell’industria e dei suoi protagonisti”.


Partiamo da Roma Fiction Fest: che cosa si aspetta da questa seconda edizione?


Innanzitutto puntiamo a consolidare il successo avuto l’anno scorso, sia tra il pubblico sia tra gli addetti ai lavori e la stampa.
Il secondo obiettivo è di gettare le basi per creare uno spazio dedicato al mercato della fiction, che lanceremo in grande stile nel 2009.


Come lo immaginate?


Vogliamo mettere in contatto chi produce e chi compra e distribuisce, e promuovere Roma come il luogo deputato a questo scambio.
Nel progetto crediamo e investiremo molto, quest’anno piantiamo la prima bandierina presentando l’iniziativa ad un parterre di player internazionali.
Ci tornano molto utili i “˜Pitching’ che abbiamo avviato nella scorsa edizione per mettere in contatto produttori, creativi e broadcaster per nuovi format e idee.
Per essere alle prime armi la sezione aveva marcato un buon risultato raccogliendo l’adesione di operatori esteri di un certo peso che quest’anno saranno presenti in maggior numero.
Si sta muovendo un interesse che lascia presupporre il successo anche del futuro “˜mercato’.


Creare un mini-Mip-tv all’interno di un Festival è una impresa più facile da progettare che da realizzare. Chi se ne occupa?


La stiamo preparando insieme all’Apt l’associazione dei produttori televisivi e partner del Festival, con il gruppo dei professionisti di Business Street, che ha fatto decollare uno spazio analogo, non ancora pienamente compiuto, alla Festa del Cinema.
Ma vedrà  che si affermerà  perché Roma è considerata una tappa importante da chi fa cinema e televisione.


Perché vi siete rivolti a Business Street?


Mi sembra di assoluto buon senso usare competenze e professionalità  di casa nostra che si sono dimostrate all’altezza, piuttosto che andarle a cercare chissà  dove.
Ma veniamo al Festival,di cui, a poche settimane dal debutto, si conosce ancora molto poco.
Siamo molto soddisfatti per la risposta che abbiamo ricevuto da tutti i paesi.
Avremo ospiti e talents internazionali importanti e una grande varietà  di prodotti in arrivo da ogni dove che appagheranno le attese di tutti i pubblici.
Steve Della Casa ha fatto un ottimo lavoro ed ha anche immaginato una sezione di mezzanotte, che sarà  chiamata “˜black carpet’ e proporrà  i generi più seguiti dagli spettatori giovani.
Ci sono tutti i presupposti perché questa seconda edizione lasci il segno.
Rispetto all’anno scorso il prodotto italiano avrà  una corsia preferenziale: le anteprime-evento dell’Auditorium saranno esclusivamente nazionali.
Abbiamo semplicemente fatto un palinsesto diverso, concentrando le anteprime italiane all’Auditorium e spostando tutte le proiezioni del concorso internazionale, incluse le anteprime, al cinema Adriano.
D’altra parte l’anno scorso solo gli eventi italiani avevano fatto il pieno di pubblico.
La fiction italiana già  vista in onda sarà  premiata a parte, al di fuori del concorso generale, con una serata speciale promossa da Sorrisi e Canzoni Tv .
L’anno scorso la fiction italiana edita era stata premiata da una giuria di critici internazionali, quest’anno sarà  valutata dalla giuria popolare di  Sorrisi e canzoni Tv.
La scelta è in sintonia con l’impronta più generalista che abbiamo dato alla manifestazione e che, senza nulla togliere alla vetrina internazionale, è un riconoscimento dell’industria italiana, che in termini di fatturato sta dando risultati importanti.
Del resto, se la Regione Lazio investe nel Festival, lo fa per promuovere il prodotto nazionale e un’industria che si gioca l’80% delle sue carte nel Lazio e che può cogliere nel Festival l’opportunità  di mettersi a confronto con la produzione internazionale.


Ritiene che il raffronto col prodotto estero sia positivo per la fiction italiana?


Indubbiamente la nostra fiction manifesta ancora carenze editoriali di scrittura, di recitazione, di cura dei dettagli.
Per questo l’anno scorso siamo stati orgogliosi di presentare le coproduzioni internazionali di “˜Guerra e Pace’ e “˜Caravaggio’, che indicavano come si dovrebbe fare per arricchire il plafond delle risorse a tutto vantaggio della qualità  del prodotto.
Ma sono aspetti che riguardano la responsabilità  dei produttori e dei broadcaster.
Sono i produttori che devono decidere se continuare a privilegiare operazioni di corto respiro o intraprendere strade più coraggiose e innovative.
Non lamentiamoci però se poi il mercato e la globalizzazione faranno il loro corso.


La data del Festival è sfavorevole al reperimento del prodotto italiano perché a luglio la gran parte delle novità  è in lavorazione e c’è poco prodotto inedito pronto. Non pensate di spostarla?


Ci siamo posti questo problema fin dal primo momento e certamente faremo ulteriori verifiche.
Luglio però resta l’unica data possibile se vogliamo conservare l’unità  logistica del Festival tra l’ Auditorium della Conciliazione e il cinema Adriano.


Rai e Mediaset continuano a sostenere il Festival?


Assolutamente si, e siamo soddisfatti della collaborazione che si è instaurata.
Mediaset e Mondadori sono al nostro fianco in maniera straordinaria, la Rai ci aiuta con grande generosità .
Anche Sky marcherà  quest’anno una presenza più forte con una serata dedicata alle sua nuove produzioni.


Roma Fiction Fest utilizza un budget di 7,5 milioni di cui 4 sono finanziati dalla Regione Lazio. Non temete di incappare nelle polemiche sullo sperpero dei soldi pubblici?


Sono polemiche pretestuose e tipicamente italiane.
Uno studio tedesco ha dimostrato che ogni euro investito nell’audiovisivo ne genera tre di ritorno, perché il cinema e la fiction creano occupazione, producono ricchezza sulla filiera dell’indotto e sul turismo e altre attività  collegate.
Basta solo riflettere su quel che ha rappresentato la fiction per alcune regioni, penso ad “Elisa di Rivombrosa” per il Piemonte, a “Montalbano” per la Sicilia, a “Don Matteo” e “Carabinieri” per l’Umbria e via proseguendo.
E cito sempre l’esempio di Cannes, dove ogni anno una città  intera si mobilita per il Festival e nessuno si chiede quanto spenda il governo o le istituzioni.
Perché Cannes in quei giorni diventa la capitale mondiale del cinema e tutti i cittadini ne traggono vantaggio.


Senta, Gesualdi, lei ha messo piede anche nella Festa del Cinema di Roma. La manifestazione è stata riconfermata ma non è scongiurato il rischio di un suo ridimensionamento. Che cosa prevede?
Lascerei parlare i numeri.
L’evento è finanziato per sei milioni dalle istituzioni, Comune Regione Provincia e Camera di Commercio, il resto del budget è coperto dagli sponsor privati che considerano la Festa del cinema un prezioso veicolo promozionale e danno un contributo sorprendente.


Ridimensionare il festival significa rifiutare l’apporto di queste aziende?


Vedremo come reagiranno al nuovo clima politico, ma se vorranno riconfermare l’impegno non vedo perché limitarle.
D’altra parte lo stesso sindaco Alemanno, che in campagna elettorale aveva utilizzato la Festa in chiave di polemica politica, ha un po’ modificato la sua posizione guardando la Festa per come va considerata: un evento internazionale che ha suscitato grande interesse e che pone Roma al centro dell’attenzione del cinema mondiale con le ricadute positive che ne discendono.


Alla guida del Festival Gianluigi Rondi ha preso il posto di Goffredo Bettini.


Indubbiamente l’arrivo di Rondi porterà  dei cambiamenti perché ogni direttore si porta in dote storie e sensibilità  diverse.
Ma non mi stanco mai di dire che stiamo parlando di un Festival.
Si potrà  discutere del tipo di offerta, delle modalità  del concorso, dei premi, ma i festival per definizione sono una passerella di bei film, di attori, di eventi.
Non sarei d’accordo se lo si volesse trasformare in un festival da strapaese.
I grandi festival si caratterizzano per la caratura internazionale.
Ma mi sorprenderebbe se Rondi e il Cda della Fondazione volessero davvero circoscriverlo all’Italia.
Altra cosa è valorizzare il nostro cinema, che è una scelta di semplice buon senso.


Con il suo ingresso nella Fondazione si possono immaginare maggiori sinergie tra i due eventi romani?


Le due manifestazioni nascono e restano diverse anche se hanno camminato fin dall’inizio parallelamente.
La mia presenza nella Fondazione favorirà  indubbiamente la ricerca di una collaborazione più stretta soprattutto per quanto riguarda lo spazio del mercato.

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