Per il secondo anno consecutivo Cinema & Video International è partner di Industry Books, il più recente e innovativo progetto creato dal Festival Internazionale del Film di Roma.
Industry Books è una sezione di The Business Street “” l’area mercato del Festival “” che s’incrocia con un’altra bella intuizione del Mercato romano: New Cinema Network, il mercato delle coproduzioni internazionali.
Nella giornata del 27, alla Casa del Cinema, gli editori proporranno i loro libri ai produttori internazionali, nell’ambizione che diventino film.
Molto più modestamente la nostra ambizione, con il quaderno in allegato, è fornire una guida agli incontri.
Registriamo con soddisfazione che il Mercato, nelle sue articolazioni, è al centro delle attenzioni della governatrice del Lazio Renata Polverini: alla vigilia del Festival ha ribadito che “dev’essere sostenuto e protetto”.
Il Mercato – è importante sottolinearlo – non può essere disgiunto dal Festival.
E’ fuorviante il paragone con la Mostra di Venezia, Festival di cui lo Stato è il principale finanziatore, che vive in un delicato equilibrio tra capacità e relazioni del suo direttore e potentissima suggestione della location da un lato, e sradicamento dal territorio e assenza di un mercato dall’altro. Bisogna piuttosto guardare a Cannes, Berlino, Toronto: tre festival molto diversi tra loro, ma che in dosi diverse posseggono quei requisiti che mancano a Venezia: il mercato e il radicamento sul territorio.
Li possiede anche il Festival del Film di Roma.
Nato come Festa per la città , alla sua sesta edizione può vantare una composizione del budget che è al 65% fatta di capitali privati, al 35% di finanziamenti di enti locali e Regione Lazio.
E nessun aiuto di Stato: stando alle dichiarazioni ufficiali, i 260 mila euro che il Ministero competente avrebbe dovuto stanziare, non sono mai arrivati.
Opportunamente il Festival si è subito dotato di un mercato “leggero”, The Business Street, intuendo che per fare affari gli spazi espositivi non sono più una priorità , lo è semmai la dimensione progettuale e creativa. Ma le idee devono avere le gambe per camminare.
Cioè le risorse economiche.
Se la Regione Lazio ha giustamente inserito il sostegno al Festival nel più generale intervento a favore dell’audiovisivo, deve però esser chiaro che il Mercato non cresce se non cresce il Festival.
Il business (ce lo mostra continuamente il Festival di Cannes) si crea con l’evento.
Lo ha compreso il più grande mercato internazionale della tv, che nelle sue due sessioni (Mip in primavera, Mipcom in autunno), pur gestendo enormi spazi espositivi, affida sempre più alla presenza di star e anteprime mondiali la sua capacità di attrarre venditori e compratori da tutto il mondo. Non lo capì, lo ricordo perché è citato nel testo di presentazione del Festival da parte di Renata Polverini, il Mifed, cancellato dall’incapacità di Fiera Milano di immaginarne il futuro.
Ora, in Italia, l’unico mercato è The Business Street, che sembra aver imboccato la strada giusta.
Ma se “” al di là di nobili dichiarazioni d’intenti – si ridimensiona il Festival, anche il progetto di Mercato ne uscirebbe compromesso.
Paolo Di Maira