Presentato alla trascorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia , il film di Eric Rohmer “Les amour d’Astrée et de Céladon” conteneva in apertura un’avvertenza che suonava così: “Purtroppo non abbiamo potuto girare questa storia nella regione in cui l’aveva ambientata l’autore” .
Le ragioni: il degrado dei luoghi “sfigurati” dall’urbanizzazione .
I luoghi sono le pianure di Forez, ove lo scrittore Honore d’Urfè aveva ambientato la storia da cui è tratto il film.
Perciò il cineasta ha dovuto girare il film in altri luoghi della Francia che hanno conservato “l’essenziale della loro poesia selvaggia e del loro fascino bucolico”.
Il fatto è stato ripreso dal quotidiano francese “Le Monde”, in un articolo di metà settembre, perchè ha avuto uno sviluppo interessante: l’avvertimento di Rohmer non è piaciuto al Consiglio Generale della Loira, che ha aperto un contenzioso legale con la casa di produzione del film accusandola di “denigrazione”.
Rohmer”” la fonte è sempre Le Monde – ha così replicato :
” Quando giro sono in genere molto attento alla verità dei luoghi.
Ma se bisogna scegliere tra questa e la bellezza, in quanto artista io devo optare per quest’ultima. Il cinema è un’arte, e sono io solo che giudico cosa devo filmare”.
“Se ho scritto questa premessa scioccante “” giustifica l’ottantasettenne cineasta – è per puro desiderio di onestà nei confronti degli spettatori del luogo e dei turisti che potrebbero essere stupiti di trovare in questo film luoghi diversi da quelli che sono menzionati dal romanzo.”
C’è , in questa dichiarazione, un atto di fede nella capacità evocativa del cinema.
Il cinema come soglia attraverso cui “ritrovare” la bellezza, o , se si preferisce, l’intensità di un’emozione.
Rohmer non vuole ingannare il cineturista, e lo avverte.
Ugualmente, gli amministratori della regione della Loira non vogliono che il cineturista sia ingannato, portato a credere, dall’incriminato “avvertimento”, che la loro terra non valga una visita.
Questo curioso aneddoto è esemplare dell’importanza che ha , nella cultura della “virtuosa” Francia, il legame tra il cinema e il suo territorio. In Italia questa sensibilità è ancora poco sviluppata.
Se ne trovano poche tracce.
Alcune di esse portano a Roma, che si prepara ad accogliere, dal 18 ottobre, pubblico e media internazionali per la seconda edizione di Cinema. Festa Internazionale di Roma.
Se mettiamo assieme l’articolo di “Le Monde” con la Festa del Cinema, è perché ciò che caratterizza quest’ultima, e ne apprezzammo l’originalità già alla vigilia della sua prima edizione, nello scorso anno, è il suo legame con il territorio.
I luoghi, così importanti nella narrazione cinematografica, vengono “rilanciati” dall’offerta del festival, che si ramifica su un’area vasta (oltre alle sale del Parco della Musica, due tensostrutture esterne all’Auditorium, sei sale cinematografi che a Roma e provincia) intrecciandosi ad eventi musicali e a Mostre.
Anche gli esercizi commerciali partecipano all’atmosfera di festa, con vetrine a tema. ù
Il festival , annunciano gli organizzatori, trasformerà Roma nella “prima sala cinematografi ca con 3 milioni di abitanti”.
Inoltre, al tema del legame con il territorio è dedicata una sezione,
” Terre di Cinema” , promossa da Roma & lazio Film Commission , con incontri e convegni sui sostegni finanziari delle regioni europee, sul cineturismo, sul rapporto tra cinema e scrittura
Se è indubitabile che la forza della manifestazione sta nel suo programma, nel valore dei suoi film e dei suoi ospiti (tra di loro si contano ben nove premi Oscar), è però altrettanto vero che è il coinvolgimento della città a fare la differenza rispetto, per esempio,alla Mostra di Venezia, che non gode dello stesso entusiasmo, per usare un eufemismo, da parte degli abitanti del Lido.
Viene in mente anche un altro evento internazionale, il Mifed, che ha potuto essere cancellato con un sol colpo di spugna perché è sempre stato un corpo estraneo a Milano.
C’è infi ne un’altra considerazione da fare: oltre che ben piantata sul territorio, la Festa di Roma può contare sul favore dei professionisti del cinema, non solo italiani, che fin dalla prima edizione hanno guardato alla manifestazione con molta simpatia.
E la sezione a loro dedicata, ” The Business Street”, potrebbe cominciare ad ambire allo spazio che nel calendario dei mercati internazionali fu del Mifed.
PAOLO DI MAIRA
Cinema&Video International n. 10-11 Ottobre/Novembre 2007