direttore Paolo Di Maira

RICCARDO TOZZI/ Il Cinema è a corto di Idee

Parliamo innanzitutto di “˜Mio fratello è figlio unico’ che sarà  al festival di Cannes. L’impressione è che il film , una commedia di politica e famiglia dal finale drammatico, abbia preso a prestito il modello “˜alto’ della commedia all’italiana.
Si è vero, il film ha un po’ l’andamento del “˜Sorpasso’. Nasce dal romanzo di Antonio Pennacchi “˜Il fasciocomunista’ che mi aveva segnalato una giovane amica studiosa di storia. Mi piacque molto e lo feci leggere a Rulli e Petraglia che in quel momento lavoravano a “˜Romanzo criminale’ e decidemmo di scrivere un trattamento. Proposi la regia a Lucchetti col quale ero già  in contatto e che si è ritrovato tantissimo nel libro.

Lo scrittore però non si è riconosciuto nel modo in cui sono stati tratteggiati i personaggi del film.
Pennacchi è un tipo un po’ particolare . Il film gli è piaciuto molto e lo ha dichiarato, ma ha sofferto i cambiamenti rispetto al libro. Tutta la parte finale è diversa e manca il capitolo dell’occupazione delle case. Ma soprattutto ritiene che abbiamo sfottuto un po’ troppo i fascisti che invece lui sul piano umano ha riabilitato. A noi invece sembra di aver ironizzato un po’ su tutto.

Quasi tutti i film targati Cattleya derivano da romanzi. E’ una precisa scelta editoriale ?
Si è così. Al fondo c’è una motivazione personale. Sono un grande lettore di romanzi, fin da bambino leggere era la cosa che mi divertiva di più, e dunque mi viene naturale pensare alle storie che ho letto nei libri. A questa inclinazione si è aggiunta un’analisi, pienamente condivisa dai miei soci Giovanni Stabilini e Marco Chimenz, quando siamo partiti alla fine degli anni novanta con Cattleya, del fatto che nel mercato italiano c’è una carenza di soggetti originali. Ci sono ottimi sceneggiatori ma non altrettanti soggettisti.

Il nostro cinema, lei dice, è povero di idee originali. Perché?
Il prevalere per molti anni dell’ideologia da “˜cinema d’autore’, molto diversa dal vero cinema d’autore che è invece un fenomeno di grande ricchezza espressiva, ha privato gli sceneggiatori di autonomia creativa. In genere infatti un regista vuole realizzare il “˜suo’film e di cilmente accetta idee dall’esterno. Per una scelta consapevole siamo andati a cercare le nostre storie nella letteratura italiana che nel frattempo per la sua evoluzione è diventata molto più interessante da un punto di vista cinematografico.

In che senso?
E’ successo che gli scrittori italiani sono diventati più sensibili alle ragioni del racconto che a quelle della scrittura. Un ruolo determinante lo ha svolto la televisione con l’affermarsi della fiction che è stata una gigantesca novità  nell’industria culturale . Sviluppando un grande racconto nazionale la fiction ha messo in circolo un impulso al racconto che ha in uenzato anche la letteratura.

Immagino che abbiate rapporti molto stretti con le case editrici.
Da subito ci siamo organizzati in questa direzione. Nel nostro comparto creativo c’è Francesca Longardi, che si occupa dello scouting editoriale. Avendo una larga conoscenza del settore e molti agganci non soltanto con gli editori ma anche tra gli editor arriva alla fonte del processo di scrittura. Riusciamo ad aver accesso non soltanto ai libri in corso d’opera ma anche a quelli che stanno per essere scritti. In alcuni casi siamo stati noi a fare da volano per la pubblicazione di un romanzo.

Faccia qualche esempio
Nel caso di “˜Tre metri sopra il cielo’, il primo libro di Federico Moccia, ci eravamo trovati per le mani un manoscritto che circolava tra gli studenti e abbiamo suggerito alla Feltrinelli di pubblicarlo. Un altro esempio è “˜Una questione di cuore’ di Umberto Contarello. Il romanzo nasce da un bellissimo trattamento che aveva scritto per noi ed ora diventerà  un film . E faremo un film anche da “˜Parlami d’amore’ di Silvio Muccino e Carla Evagelisti con cui esordisce alla regia lo stesso Muccino.

Di “˜Romanzo criminale’ tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo state preparando la versione televisiva per Sky.
Stiamo scrivendo una prima serie di dodici episodi da ’50 o di sei da “˜100 con l’idea di fare anche una seconda per raccontare l’ascesa e il declino della banda della Magliana con la morte del Libanese a fare da spartiacque Il film ha tralasciato ed eliminato molte parti del romanzo di De Cataldo che invece la versione televisiva ripercorrerà  con assolta fedeltà  e in tutta la sua estensione con un andamento più centrato sui personaggi che sono molto più numerosi che nel film.

Ovviamente riproporrete anche il gruppo dei cinque protagonisti ?
Certo ma cambieremo tutto il cast anche perché nella serie televisiva i cinque personaggi saranno più giovani rispetto al film in linea col romanzo. C’è ancora tantissimo da raccontare e inoltre useremo anche le note e gli appunti che De Cataldo aveva scritto e che non aveva utilizzato nel romanzo.


ANNA ROTILI


Cinema&Video International    5-2007

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