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direttore Paolo Di Maira

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Questo “grosso grasso” cinema italiano

In Italia si producono troppi film: si punta alla quantità a danno della qualità. E’ l’opinione del direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, espressa a fine luglio a margine della conferenza stampa di presentazione di Venezia 79. Nell’occasione Barbera si è spinto oltre, polemizzando con lo sforzo di essere troppo concentrati a intercettare i flussi di finanziamento pubblico: tutti si sono sono buttati a produrre, ha detto, molti senza aspettare i tempi del cinema. Esibendo un pessimismo in apparente contraddizione con il cartellone di Venezia 79., che ha premiato il cinema italiano con ben 5 film in concorso.

 L’uscita di Barbera riecheggia, nella sostanza, i contenuti e i toni di un incontro, tenutosi qualche giorno prima, tra i alcuni dei protagonisti della produzione italiana, sempre meno indipendenti, essendo state, la maggior parte delle rispettive società, assorbite da società estere.

 Anche qui – stando ai resoconti di Milano Finanza – il bersaglio è la quantità di film prodotti, frutto della mancanza di selezione che danneggia la qualità. Anche qui si risale ai criteri di finanziamento: basta con la favola del “piccolo è bello”, con i finanziamenti a pioggia; la ricetta non è nuova: “bisogna fare scelte dolorose di politica industriale”. Indirizzare le risorse pubbliche alla creazione dei “campioni nazionali”. In sostanza: più soldi a meno e più affidabili soggetti. 

Mancava, in questo convegno. la voce dei “piccoli”, e stupisce che l’organizzatore , l’Umbria Film Commission, organismo territoriale per eccellenza, non li abbia coinvolti nel confronto. Ci saranno alla Mostra del Cinema, al Lido, il 7 settembre, in un incontro organizzato da CNA Cinema e Audiovisivo, dove potranno motivare il loro diritto a esistere. Da indipendenti.

p.s. Alla vigilia di Venezia 79. eminenti opinionisti auspicano che l’evento-Mostra del Cinema aiuti il cinema italiano a riconquistare il pubblico nelle sale. L’effetto traino ci sarà, come sempre, ma sarà, come sempre, limitato ai dintorni temporali della Mostra. Evidentemente occorrono interventi che assicurino maggiore profondità. A me sembra che i primi attori della “rinascita” delle sale debbano essere gli Enti Locali, le amministrazioni delle città a cui sta (dovrebbe stare) a cuore la vitalità del tessuto sociale urbano. E, naturalmente, una “grossa mano” ( locuzione ironica) possono darla i produttori di quei film che approdano in sala ma che il pubblico italiano non va più a vedere.

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