Sarà presentato questa sera, in Piazza Grande a Locarno, La Bella Estate il film che Laura Luchetti ha tratto dall’omonimo romanzo di Cesare Pavese, prodotto da Giovanni Pompili per Kino Produzioni, Luca Legnani per 9.99 Films con Rai Cinema e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
“La bellezza di Pavese è nell’universalità del racconto, soprattutto dell’età a lui più cara, e che anche a me piace studiare e filmare: quella della giovinezza che Pavese definisce l’età che più a lungo vive in noi.” Racconta Laura Luchetti nella conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Locarno, alla presenza dei tre giovani attori Yile Yara Vianello, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani, che nel film sono affiancati da Deva Cassel, Adrien Dewitte Cosima Centurioni, Gabriele Graham Gasco, Anna Bellato e Andrea Bosca.
“Ho accettato la proposta meravigliosa di adattare questo libro che incredibilmente avevo letto da poco, con un atto di umiltà amore e terrore- rivela la regista.- “La Bella Estate” è un romanzo rarefatto di grande atmosfera, molti mi hanno messo in guardia sul fatto che manca di struttura, e in effetti questa è stata la prima sfida, la difficoltà, di dargli un corpo filmico.”
La rarefazione è una caratteristica che riporta ad Antonioni, l’unico regista ad avere adattato Pavese e vinto Venezia con Le Amiche. “Ho pensato tantissimo a quel film, ma non l’ho voluto vedere finché non sono arrivata al montaggio, perché temevo che mi avrebbe bloccata, anche perché Eleonora Rossi Drago era la nonna della mia migliore amica quando ero piccola, una donna che ammiravo molto, che ci faceva vedere molti film.”
È un po’ una tendenza del cinema italiano di questo momento, rileggere i classici della letteratura, osserva Daniela Persico, che ha moderato la conferenza stampa.
“Si tratta di un racconto molto moderno e attuale, in cui si parla di emancipazione: mantenerlo negli anni 30 era importante per esprimere che la giovinezza si ripete sempre, con la gioia, il tormento e la paura del salto che è necessario fare per essere se stessi- continua Luchetti – C’è stato un grande lavoro sui corpi dei ragazzi perché tatuassero al loro interno questi personaggi molto legati agli anni ‘30. Abbiamo solo addolcito alcuni angoli, come lo sguardo molto duro sul maschile di Pavese, e inserito questa voce pavesiana fortissima, femminile, che racconta i personaggi di Ginia e Amelia, due donne che lottano per essere sé stesse e decidere chi amare in una Torino deserta.”
Una gioventù così prepotente (Luchetti ha chiesto allo scenografo di costruirle una vasca da bagno ad hoc “dove la protagonista potesse entrare a malapena, proprio per rendere questo momento dell’esistenza in cui il corpo è più forte di ogni altra cosa e si dirige verso il desiderio.”) da oscurare anche il funesto momento storico che grava questi ragazzi: nel libro il contesto storico-politico è appena accennato. Ma nel film, a parlare è la scenografia:
“Fra le locations più rilevanti infatti, racconta lo scenografo Giancarlo Muselli, “c’è il Corso con la piazza delle due fontane, che ha questo carattere di architettura dell’epoca: è una strada con un grande colonnato costruita proprio negli anni ’30. E poi un bellissimo monumento in piazza Castello a cui tenevo tanto perché è tipico dell’arte un po’ ‘Pompier’ del fascismo che incuteva questa sorta di peso su queste giovani anime che dovevano confrontarsi con queste rappresentazioni forti.”
C’è stato inoltre un grande lavoro anche sull’arte figurativa, trattandosi di un ambiente di pittori: “Le tele che abbiamo messo nell’atelier sono ispirate alla scuola di Torino, altro suggerimento di Muselli”, spiega Luchetti.
“Ma nella sceneggiatura di Laura c’erano diverse correnti pittoriche, e diversi tipi di artisti da quello più avanguardista, a quello più accademico, in base a questi caratteri abbiamo poi differenziato cosa c’era confrontandoci con la pittura dell’epoca e le sue diverse correnti.” Aggiunge Muselli.
Un film molto attuale, eppur molto radicato nella sua epoca.
E a proposito dell’attualità del passato, è curioso che nel libro ci sia una battuta (ma non nel film) dove si dice “al cinema non c’è niente di bello”: Luchetti tira fuori un suo ricordo di bambina alle scuole elementari, quando le raccontarono di un ritrovamento del papiro di uno scriba egizio che si lamentava dei tempi moderni e rimpiangeva quelli passati, concludendo con “il mondo finirà presto”.
“Il Cinema è sempre in movimento e per quanto ci possiamo lamentare della produzione culturale del nostro paese, c’è sempre qualcosa che ci sorprende e che mantiene in vita il desiderio di raccontare.” Conclude la regista.
La Bella Estate uscirà nelle sale italiane il 24 di agosto con Lucky Red. È venduto nel mondo da True Colours