Qualche incursione nel lato dark della Puglia, un paio di film in costume, una manciata di commedie, qualcuna romantica, magari ambientata in una masseria o legata a temi quali la difesa dell’ambiente, del territorio e delle sue tradizioni: sono varie le storie della quarta edizione di Puglia Experience, il workshop di sceneggiatura itinerante organizzato da Apulia Film Commission.
Il location tour di tre settimane, costruito ad hoc in modo da ricreare anche alcune scene tratte dalle sceneggiature dei partecipanti, si è concluso il 6 luglio con il confronto fra i 16 sceneggiatori e 38 produttori italiani e internazionali.
Ad un primo, rapido giro di opinioni i progetti più citati erano “Man of the House” di Andamion Murataj (Orso d’Argento per la sceneggiatura di “The Forgiveness of Blood” alla Berlinale 2011) e “Beached Whales” di Serena Brugnolo.
“Man of the House” racconta la storia della riscoperta della femminilità e del proprio lato materno di una ‘sworn virgin’, cioè di una di quelle donne che, nell’Albania rurale, rivestono il ruolo del capofamiglia vestendosi e comportandosi come un uomo.
“Beached Whales” è la storia di una ragazza che, per vendicare l’uccisione del fratello, si vede costretta a diventare un ‘boss mafioso’ obbedendo alle leggi della sua famiglia, da cui ha vissuto lontana per anni.
Cinema & Video International ha successivamente ricontattato i produttori: il quadro si è fatto più complesso, anche in relazione alle diverse provenienze e alle opportunità di realizzare coproduzioni.
“Dead End Run” di Pan Nalin (lo sceneggiatore di “Samsara”), una storia d’amore fra una prostituta e un detective, provenienti dal mondo dell’immigrazione e del traffico di esseri umani e “The Quiet Battallion” di Tearepa Kahi (incentrato sulle vicende dei soldati Maori dell’esercito neozelandese durante la seconda guerra mondiale), giudicati da quasi tutti gli europei complessi e costosi, hanno invece attratto l’attenzione della produttrice australiana Rosemary Reid, di Courage Films, dell’indiana Tess Joseph di Speaking Tree Pictures. Joseph cita anche “Man of the House”, “Beached Whales”, “Stealing Valentino” di Matthew Mc Cue (la storia di un ragazzo che, per salvare il padre, architetta un furto nella tenuta pugliese di Rodolfo Valentino) e“Life Cycle” di Kas Graham (commedia on the road che vede la protagonista impegnata in un giro dell’Italia in bicicletta per raccogliere soldi per curare il nipote malato di cancro) a cui pensa per un eventuale remake indiano.
Controtendenza anche il francese Gallien Chanalet- Quercy di Cow Prod: “il mio preferito è il progetto di Tearepa Kahi, vorreiassolutamente esserne parte. Il suo e quello di Pan Nalin sono quelli dove potrei più facilmente essere coinvolto, perché per gli altri progetti sarebbe più difficile trovare una coproduzione. In ogni caso quelli che ho trovato più interessanti sono stati “The Pipeline”di Pierluigi Ferrandini (la storia –d’amore- di un giovane idealista pugliese che si batte contro la costruzione di un gasdotto), “Beached Whales”, “Stealing Valentino”; “Spaghetti&Champagne” di Ascanio Petrini (altra commedia dal tocco romantico in cui un padre e un figlio lottano per difendere la loro proprietà contro degli immobiliaristi corrotti), “Life Cycle”,“Cristina&Violetta” di Chris Bessounian.” (la storia drammatica di due sorelline rom in fuga dal loro mondo).
Joanna Bence, la cui Curb Denizen Productions è basata in UK, Russia e Australia, afferma:
“I progetti che hanno ‘spiccato’ sono stati quelli di Tearapa Kahi, Ann Marie Di Mambro (“Viva” una storia d’amore dove il viaggio in Puglia diventa un’occasione di crescita personale) e Andamion Murataj. Siamo interessati a far parte degli ultimi due. Il progetto di Tearapa Kahi è eccezionale e mi piacerebbe poterlo sostenere in qualche modo, anche se fondamentalmente ha bisogno di un coproduzione italiana.”
“Mi hanno colpito i film scritti da Angiola Janigro (“Over the Water, under the Wind”, dramedy ambientata negli anni 70 nel Salento hippy delle rappresentazioni teatrali itineranti), Serena Brugnolo e Andamjon Muratai”, afferma Cristiano Bortone di Orisa Production.
Gli ultimi due sono citati anche da Nicola Serra di Palomar, che rivela: “la storia di Serena Brugnolo ha un grande lavoro di ricerca alle spalle, ed ha il potenziale per diventare anche una serie televisiva.”
Anche se “può esserci un rischio”, dice Lorenzo Gangarossa di Indiana Productions: “perché attualmente sono in sviluppo altri progetti, su questo tema, come quello che sta scrivendo Petraglia per la Rai, ad esempio.”
Continua: “I progetti che per noi sono più appetibili sono “The Hack job” di Leonardo Rizzi (una commedia su uno sceneggiatore di Hollywood in crisi a cui viene offerto di scrivere la storia di un potente boss mafioso italiano), perché ha il potenziale per funzionare sia sul mercato italiano che su quello estero, “Man of the House” e “Life Cycle”, la tipica cinematografia inglese non costosa, con un buon potenziale per la commedia e per le emozioni. Mi ha colpito anche “Lost/Paradiso” di Matteo Berdini (su una detective della narcotici che diventa una prostituta e inizia a drogarsi per vendicare la figlia, morta per overdose), anche se credo sia più adatto al mercato francese, o inglese.”
“The Pipeline”, “Beached Whales”, “Stealing Valentino”; “Spaghetti&Champagne”, “Life Cycle”, “Cristina&Violetta” sono i più interessanti per Gabriella Bussmann, di Golden Egg Production.
“Cristina e Violetta” è il preferito della produttrice italiana Serena Alfieri, che però lo definisce “forse uno dei più complessi da realizzare.” ”Due progetti mi interessano in special modo: “The Pipeline” e “Angel of Mostar” di Stacia Raymond (su un artista ebrea che rischia la vita per salvare centinaia di bambini musulmani durante la guerra di Bosnia), che penso funzionerebbe ancora di più come documentario.” Questa l’opinione di Edward Porembny di AMP Polka, mentre Anthony Alleyne di Born Wild dichiara: “Sono in contatto con Selene Favuzzi, per ora il suo “Primitivo&Hollywood” (in cui un avido produttore di vino tenta di raggirare due produttori di Hollywood arrivati nel suo paese) è il progetto che sarei più intenzionato a sviluppare, tutto dipende dal prossimo trattamento che lei mi manderà.”
Il feedback dei produttori è molto interessante, non solo per capire la bontà dei progetti, ma anche per il loro giudizio sull’organizzazione del workshop, sulla giornata di pitch, e sulle opportunità di networking offerte da un evento come questo. Molti dei produttori, infatti, non erano a conoscenza del sistema di fondi e incentivi della Film Commission, e non erano mai stati in Puglia.
”Mi ha sorpreso la professionalità dell’AFC e l’alta qualità dei progetti selezionati: seguirò il loro sviluppo nell’ottica di realizzare una coproduzione francese, anche grazie agli incentivi regionali e al nuovo accordo di coproduzione fra Francia e Italia” afferma Eric Mabillon di Mandra Films.
A guidare gli scrittori, un team di sceneggiatori del calibro di Chris Vogler (il celebre autore di “The Writer’s journey”, la ‘bibbia’ di ogni sceneggiatore), la script/editor e consulente australiana Clair Dibdin, e David McGee (Premio Oscar per la sceneggiatura di “Life of Pi”), capitanati da James Hart (“Hook”, “Bram Stoker’s Dracula”, “Sahara”, “Contact”…).
Dice Magnus Ramsdalen di Sweet Films: “E’ evidente che la qualità del workshop è stata molto alta, visto che di solito, dopo un’esperienza del genere, il pitch si riduce a poco più di un concetto; qui invece abbiamo visto 16 storylines ben sviluppate”.
Henning Kamm, di Detail Film lo definisce “uno dei migliori pitching-forums a cui ho partecipato”.
“Agli sceneggiatori è stata data una grande fiducia e una piattaforma molto preziosa per progredire.” Afferma Chris Johnson, di CJA, e, aggiunge Alexander Wadouh di Chromosom Filmproduktion: “Anche se le storie erano ad uno stato di sviluppo poco avanzato, la qualità era già notevolmente alta. Mi piacerebbe seguire un paio di progetti (posso citare “Man of the House”) che sono adatti al mio profilo e che posseggono i requisiti per accedere ai fondi del mio paese.”
Una critica costruttiva al workshop arriva da Tess Joseph: “Forse avrebbe aiutato avere qualcosa in più di una logline prima di incontrare gli scrittori, ad esempio una breve sinossi. Anche un giorno in più post-pitch avrebbe giovato. Abbiamo ascoltato 16 storie e dopo i pitch restavano solo dai 5 ai 10 minuti per il feedback. Mi sarebbe anche piaciuto che nella brochure ci fossero stati i contatti di ogni partecipante.”
Suggerimenti anche da Kees Kasander di Cinatura (Kasander Group):
“La selezione dei progetti era interessante, ma credo che sarebbe stata una buona idea invitare i produttori prima, al momento di selezionare i partecipanti: in questo modo avrebbero scelto quelli su cui davvero si volevano concentrare e magari avrebbero potuto partecipare anche allo sviluppo delle storie Credo, inoltre, che 16 pitch siano troppi per una giornata sola. Ogni volta che ascolto un pitch mi pongo seriamente tutta una serie di domande, quali: è interessante questa persona? E il suo progetto? Quanto costerebbe? Che mercato avrebbe? Dove reperire i soldi? Chi lo dirigerebbe? Chi lo interpreterebbe? Tutto questo, moltiplicato sedici, è un bell’impegno.
E da Jean-Yves Roubin di Frakas: « In un certo senso è un peccato che gli sceneggiatori non abbiano avuto un po’ di tempo per rielaborare le storie da soli dopo il tutoraggio. Credo che se alcuni pitch fossero stati fatti due o tre settimane dopo il feedback degli esperti le storie sarebbero state più convincenti.”