Con “Nomadland”, Leone d’Oro alla 77. Mostra del Cinema di Venezia, ha vinto, dopo dieci anni e per la quinta volta in tutta la storia del Festival, una donna ( o meglio due, perché a fianco della regista Chloé Zhao c’è Frances McDormand, interprete e produttrice) , ha vinto l’epopea della strada, contraltare ai claustrofobici tempi del lockdown; ha vinto un film americano ma indipendente ma distribuito da una major; e anche l’unico, in concorso, papabile ai Golden Globe e agli Oscar, come anticipato da più parti.
Ha vinto soprattutto la Mostra.
Il direttore Alberto Barbera, convintamente sostenuto dal presidente della Biennale Roberto Cicutto, alla vigilia dell’evento mostrava un coraggio da leone nella sua determinazione a fare il Festival.
A sipario calato, più che un domatore è apparso il direttore di un’orchestra dove tutte le sezioni hanno funzionato, ad incominciare dalla logistica, che in tempi d’emergenza più creava apprensione.
Ha funzionato anche il verdetto della giuria, che ovviamente non dipendeva da Barbera. E tuttavia dall’accorto dosaggio dei premi è affiorata la sintonia, nei fatti, del direttore con la presidente Cate Blanchett: astutamente “calibrati”, si è detto, ma all’altezza degli eventi, credo.
Se alla vigilia c’erano timori di un’edizione autarchica, le scelte della giuria hanno provveduto a dissiparli.
I premi hanno viaggiato dagli USA al Giappone, dalla Russia all’India, dal Messico all’Iran, dal Portogallo alla Gran Bretagna.
E’ fuor di dubbio che di questa alchimia abbia fatto le spese il cinema italiano, assente dal palco dei vincitori con l’eccezione della Coppa Volpi a Pierfrancesco Favino e il premio della sceneggiatura a Pietro Castellitto nella sezione Orizzonti.
Troppo ecumenica, retorica, conformista, così politicamente corretta da penalizzare il nostro cinema?
Non era questa l’edizione che pretendevamo essere dell’orgoglio italiano, e nemmeno volevamo che ci sconvolgesse: volevamo essere rassicurati, prima di tutto che potremo tornare a frequentare le sale cinematografiche, confidando che la Mostra abbia dato una scossa allo spettatore intorpidito dalle frequentazioni online.