Annunciato come evento centrale della 6a edizione del Torino Film Industry, lo scorso 25 novembre Film Commission Torino Piemonte ha presentato il primo Bilancio Sociale della Fondazione, studio elaborato e strutturato dal Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino diretto dal Professor Paolo Biancone, per fornire una documentazione certificata sull’utilizzo delle risorse messe a disposizione dalle istituzioni piemontesi e sull’impatto economico, industriale, sociale e di sostenibilità dell’operato di FCTP. La realizzazione del documento è “motivo di grande orgoglio”, nelle parole della presidente di FCTP, Beatrice Borgia, che “si integra perfettamente con le linee strategiche prefissate ad inizio mandato, abbinando le competenze presenti nella struttura ad un approccio manageriale, con un focus su concetti chiave come internazionalità, qualità e responsabilità sociale e ambientale”.
E’ interessante la tempistica: nello scorso novembre, infatti, l’annuncio fu che la Regione Piemonte, in controtendenza con il trend nazionale, avrebbe triplicato, per il triennio 2023-2025, le risorse impegnate per il sostegno del cinema e dell’audiovisivo. Quest’anno si è voluto “motivare” l’eccezionale impegno: in altre parole, se l’anno scorso si comunicava “ci sono più soldi”, quest’anno si spiega perché investire nel settore “conviene”.
Ciò giustifica la presenza, al Circolo dei lettori, sede di TFI, dei maggiori stakeholders, ad iniziare dalla Regione Piemonte, nella persona di Andrea Tronzano, Assessore regionale a Bilancio e Sviluppo delle attività produttive e delle piccole e medie imprese, sempre più convinto che “il cinema è fonte di occupazione enorme”, della Città di Torino, con l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia, che ha opportunamente ricordato la “concordia istituzionale” che ha caratterizzato, fin dalla nascita della Film Commission, il rapporto tra i due enti, e della Compagnia di San Paolo, sempre più coinvolta nelle sorti dell’audiovisivo piemontese, che sostiene economicamente il Piemonte Film Tv Development Fund nel biennio 2023-2024, concependolo come “effetto leva”- ha sottolineato il responsabile Obiettivo Cultura della Fondazione, Matteo Bagnasco – capace di generare nuovi investimenti.
Il Bilancio Sociale
Corredato da un excursus storico sulla Film Commission Torino Piemonte e la sua attività, che occupa le due prime parti, lo studio riserva l’ultimo capitolo all’anno 2022, prendendo in esame l’impatto economico di lungometraggi per il cinema e le serie fiction per la tv e le piattaforme.
Nello scorso anno, a fronte dei 976.880,72 euro investiti attraverso il Piemonte Film Tv Fund, le produzioni beneficiarie hanno preventivato di spendere 3.781.867 milioni di euro nel territorio piemontese, determinando un rapporto tra contributo e spesa sul territorio complessivamente pari a 3,8.
Opportunamente sono stati presi in esame anche i lungometraggi e le serie tv che non hanno avuto sostegno economico, ma hanno beneficiato dei servizi di Film Commission Torino Piemonte nel 2022: a fronte di un investimento solo in termini di servizi offerti (quantificati in euro 1.360.000) le produzioni sostenute hanno preventivato di spendere più di 19,7 milioni di euro sul territorio piemontese.
Lo studio somma i due costi ( fondi 976.881 + 1360.000 film commission euro) e le relative spese “qualificate”delle produzioni sul territorio ( 3781,867 + 19.809.478), per arrivare a stabilire un ritorno pari a 10 volte l’investimento.
E’ molto interessante osservare le cifre scorporate, da cui risulta che la spesa delle produzioni beneficiarie unicamente dei servizi è di 1:14,58. Ciò significa che il valore dei servizi erogati dalla Film Commission è enormemente superiore a quello generato dal sostegno economico (3,8).
Questo dato valorizza il lavoro della Film Commission e, più in generale, conferma (al dilà dei luoghi comuni) che l’attrattività di un territorio nei confronti delle produzioni deriva in massima parte dai servizi che quel territorio è in grado di offrire.
Naturalmente occorre tener presente che i numeri della spesa si riferiscono a preventivi e non a consuntivi, essendo questi ultimi spesso chiusi a notevole distanza di tempo dalla conclusione delle produzioni.
Lo studio propone anche una proiezione dell’impatto complessivo generato sul Piemonte, stimato in 47.182.690 euro, con un rapporto di 1 a 20 rispetto ai 2.336.881 investiti. Si tratta di una stima dell’effetto moltiplicativo prudenzialmente arrotondato a 2, basata su due precedenti: “Valutazione di impatto Legge Cinema e Audiovisivo Anno 2021”, promosso da Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – MIC e il Caso Studio Fondazione Apulia Film Commission.
Dentro questi numeri di grande effetto ( il riferimento è sempre al 2022), c’è , nello studio, la divisione delle spese affrontate dalla produzione in Piemonte; spese per fornitura di beni e servizi: 32% per lungometraggi e 33% per le serie tv; spese per strutture ricettive: 10% per lungometraggi e 33% per serie tv; spesa per il personale: 58% per i lungometraggi e 40% per le serie tv. Sarebbe interessante indagare il senso delle differenti percentuali tra i due formati, o comunque la direzione, così come fare un raffronto con gli anni precedenti, che permetterebbe di valutare eventuali scostamenti sul dato occupazionale e industriale.
La fotografia del territorio mostra un settore ben radicato in Piemonte- 185 società di produzione, 240 strutture di servizio, 1022 professionisti, 295 attrici-attori, 170 sale. un’offerta di 1400 location – secondo solo al Lazio, che ha attratto, dal 2000 al 2022, 1654 titoli, di cui 323 lungometraggi, 173 serie tv, 519 documentari e 25 prodotti di animazione.
Nonostante, nel documento, sia dato risalto al fenomeno del cineturismo – forse non abbastanza enfatizzato il ruolo della Film Commission, che già nei primi anni di attività, con la gestione Boglione – Fossati (rispettivamente presidente e direttore) riuscì a “ribaltare” l’immagine di Torino da città industriale a città del cinema, costruendo il fenomeno “Elisa di Rivombrosa” – è difficile individuare la vocazione o le vocazioni su cui la Film Commission ha lavorato.
Un esempio. Se si fossero raffrontati il numero delle produzioni con le giornate di lavorazione nel corso degli anni, sarebbe potuta emergere la direzione privilegiata: la ricerca di visibilità e conseguente promozione turistica (connessa al numero di titoli), o la crescita di professionalità e servizi sul territorio (giornate lavorative).
In conclusione – le osservazioni di cui sopra sono curiosità giornalistiche senza alcuna pretesa scientifica – è evidente l’importanza di questo primo Bilancio Sociale, la sua necessità, che ha creato un precedente da cui le altre Film Commission non potranno prescindere. Che suggeriscono di alzare l’asticella, e auspicare che il Mic avvii un lavoro analogo che abbia dentro tutte le film commission italiane, omogeinizzi i criteri d’indagine e dia un valore al loro apporto al cinema e all’audiovisivo italiano.
Un segnale incoraggiante, in tal senso, è arrivato da Bruno Zambardino, che tra i ruoli ricoperti al MiC ha quello di referente del Ministero con le Film Commission italiane e coordinatore istituzionale del portale Italy for Movies: intervenendo al panel di presentazione, Zambardino ha apprezzato “la visione sistemica”dello studio.