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direttore Paolo Di Maira

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Indagine ANICA / Un tavolo per sbloccare i contributi automatici

Si riapre entro fine anno il tavolo per rivedere il decreto ministeriale e sbloccare il reinvestimento dei contributi automatici che i distributori italiani che vendono film all’estero hanno cumulato negli anni scorsi dal ministero dei Beni culturali. Si tratta di circa otto milioni e mezzo di euro di stanziamento complessivo e datano a partire dall’anno 2017.

E’ questo il risultato principale dell’incontro, al cinema Barberini di Roma, all’interno del Mercato Internazionale Audiovisivo. Il panel, promosso da Anica, era convocato per presentare la ricerca su La distribuzione dei film italiani sui mercati, curata da Emilio Pucci, direttore di eMedia.

I dati sono positivi: fra il 2017 e il 2021 c’è stata una crescita dei titoli italiani venduti all’estero del 123 per cento. Fenomeno motivato dall’aumento di coproduzioni internazionali, dall’arrivo di capitali internazionali, dal sostegno del tax credit, dall’arrivo degli Svod (abbonamenti a piattaforme come Netflix, Amazon, Disney), dallo sviluppo della distribuzione internazionale (con la nascita di alcune nuove imprese). 
Nella competizione internazionale siamo però penalizzati dalla poca capacità di investire, al contrario di altri paesi che hanno più fondi pubblici a disposizione. In Germania, ad esempio, la spesa pubblica per l’audiovisivo (incluse le emittenti pubbliche) è di nove miliardi l’anno, in Francia di 5 miliardi, in Italia meno di tre.

In Italia sono circa 40 le società che si occupano di distruzione internazionale (su 200 complessive che contano anche i distributori nazionali). Di queste, 8 hanno un peso significativo nelle vendite estere.

In Francia di circa 45 imprese di distribuzione estera, 4 hanno ricavi superiori a 10 milioni e realizzano il 61% delle vendite estere su un toltale di 139 min di euro. Concentrazione che si ripete  anche nel settore delle vendite estere dei programmi tv, dove 10 società nel 2022 hanno totalizzato ricavi da export da 117 milioni di euro. 

Dati impressionanti, secondo Stefano Massenzi, di Lucky Red, “che ci fanno apparire un micromercato a confronto della Francia”.

L’Italia è penalizzata dalla produzione di poche opere di autori riconosciuti all’estero, molte opere a basso budget, dal fatto che le commedie siano poco esportabili, che si producono poche opere di genere.

In Francia il budget per la produzione di film per la sala è stato nel 2022 di 1182 milioni, in Italia di 580 milioni. In Francia le produzioni sopra i due milioni e mezzo di euro sono il 52 per cento, in Italia solo il 25 per cento. 

Sia Massenzi che Micaela Fusco, Presidente dell’Unione esportatori dell’Anica, nonché partner e responsabile delle vendite di Intramovies, e Benedetto Habib,  produttore di Indiana Production e Presidente dell’Unione produttori Anica, hanno evidenziato la necessità di arrivare al più presto allo sblocco dei “contributi automatici”, in particolar modo per i minimi garantiti versati dai distributori sin dalle fasi iniziali dei progetti produttivi destinati all’estero.

“Siamo piccoli, ma abbiamo tantissimi talenti e buoni film, molti viaggiano verso l’estero, moltissimi no, perché in questo momento non riusciamo a competere con i nostri alter ego europei, che hanno un peso economico molto maggiore del nostro, anche perché abbiamo strumenti che non riusciamo ad utilizzare, essendo costretti a contare solo sulle nostre forze.” Ha detto Fusco.

Il direttore generale cinema e audiovisivo del ministero Nicola Borrelli si è detto disponibile a esaminare assieme il problema dei contributi per trovare soluzioni condivise e ha rimarcato come oggi i film italiani più importanti abbiano venditori all’estero non italiani.

Un tasto antico e dolente, e una grande opportunità mancata, che il ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano ha quantificato nel suo messaggio di apertura, letto dal Presidente Anica Francesco Rutelli:“veicolare le nostre opere all’estero potrebbe restituire al comparto oltre il 100 per cento degli investimenti”.


Gli obiettivi indicati nella ricerca realizzata per Anica sono di moltiplicare le opportunità per le coproduzioni internazionali, creare le condizioni affinché gli operatori della distribuzione possano investire nelle produzioni e ritrovare il loro ruolo naturale nella catena del valore, promuovere film a budget elevato con vocazione alla circolazione internazionale.

All’incontro, moderato dalla Segretaria generale Anica Francesca Medolago Albani, ha preso parte anche Alice Lesort (Les Films du Losange), copresidente dell’Associazione europea degli esportatori di audiovisivi.

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