di Anna D’Agostino
Viviamo attualmente uno stato di impotenza e frustrazione.
Rare e circoscritte sono le vittorie contro un fenomeno, quello della pirateria, sempre più diffuso e capillare”.
Filippo Roviglioni, presidente della FAPAV (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva), non parla tuttavia di resa.
Piuttosto di un fermento di iniziative ed attività in Europa e oltreoceano che potrebbero creare degli effetti positivi anche nel nostro paese.
Innanzitutto, in campo più strettamente cinematografico, cosa si intende per pirateria?
La pirateria agisce fondamentalmente in due modi: il primo attraverso la contraffazione della copia, in concomitanza con l’uscita del film nelle sale; il secondo “” di proporzioni assai più vaste e attualmente fuori controllo “” è il fenomeno legato al download .
Quali azioni sono attualmente in atto per contenere i danni recati alla distribuzione e all’esercizio?
L’azione di repressione messa in atto dalla Polizia, dalla Guardia di Finanza, dai Carabinieri e dalla Polizia Postale ha avuto degli esiti senz’altro positivi rispetto alla diffusione di opere contraffatte: tale commercio che, come affermano correttamente i magistrati è gestito da organizzazioni malavitose, non è tuttavia attaccabile in modo sufficientemente forte.
La legge afferma che è reato vendere e acquistare copie “pirata”: tuttavia non si può ignorare quanto questa norma giuridica venga di fatto ignorata, lasciando per lo più impuniti contraffattori e fruitori.
Di recente si sono registrati successi importanti.
Noto è il caso di Vicenza, dove un uomo è stato acciuffato dalla Guardia di Finanza mentre usciva da una sala cinematografica, dopo aver contraffatto una copia che sarebbe stata messa in distribuzione il giorno seguente; ancora più frequenti poi sono i ritrovamenti di master musicali.
Qual è il raggio d’azione della FAPAV?
La FAPAV agisce attraverso degli investigatori che lavorano a stretto contatto con le forze dell’ordine.
Il loro compito è quello di segnalare casi di irregolarità alle autorità competenti.
E’ possibile quantificare i danni economici?
No. Qualcuno parla del 40-50%; altri addirittura del 60-65%. Certamente la difficoltà di crescita del mercato è strettamente legata al fenomeno della pirateria.
Fenomeno che – vorrei sottolineare – incide non solo in termini economici, ma che svolge al contempo una non meno dannosa azione diseducatrice nelle modalità di fruizione del prodotto audiovisivo.
Lo spettatore, a casa, e dunque non nel luogo deputato al cinema, la sala, si abitua a “rinunciare” alla qualità di immagine e suono che l’esercizio cinematografico “” e ancora prima i produttori e i distributori, con investimenti mirati e costosi “” si sforzano di salvaguardare.
Il danno finale è la mancata fidelizzazione del pubblico cinematografico, i cui effetti si potranno meglio registrare negli anni a venire, considerata la giovane età della grande maggioranza dei fruitori delle copie pirata.
La pirateria legata alla rete, si diceva, è ancora più diffusa e radicata.
Sì, senz’altro.
Il fenomeno ha raggiunto dimensioni imbarazzanti in tutto il mondo e la perseguibilità dei contraffattori, in questo caso, è assai più complessa. In Italia, in particolare, i problemi sono innanzitutto di matrice legislativa.
Recente è il caso di un migliaio di contraffattori, colti a scaricare contemporaneamente un disco e un film.
Ebbene il giudice non ha potuto procedere, giudicando l’applicazione del software che ne aveva permesso l’individuazione come un’aperta violazione della legge sulla privacy, e al contempo ha esposto denuncia contro coloro che vi erano ricorsi.
Cosa resta da fare, allora, per arginare il fenomeno?
Gli stranieri, come al solito, sono avanti rispetto a noi.
In Francia, in particolare, Denis Olivenne, già responsabile della catena FNAC, convocato dal Ministero francese, ha formulato una sorta di disegno di legge, attualmente in discussione, nel quale è previsto che la telefonia “” finora assente dal dibattito – diventi invece l’organo responsabile del controllo del download illegale, con l’obbligo di segnalare per iscritto al cliente, colto nell’atto della contraffazione, l’interruzione definitiva del collegamento, nel caso l’effrazione si ripetesse.
Questo piano, in discussione anche in Inghilterra, indica un nuovo percorso: ovvero la necessità di far uscire allo scoperto la telefonia per rispondere di un meccanismo del quale finora è l’unica beneficiaria.
La telefonia, in Italia, si è difesa, affermando che non è compito loro recitare il ruolo degli “sbirri”.
Siamo però abbastanza fiduciosi che qualcosa torni a muoversi: come FAPAV, a seguito dei colloqui con l’On. Carlucci – che si è dimostrata molto attenta e preparata sul fenomeno “” abbiamo richiesto la convocazione attorno a un tavolo di tutti gli interlocutori, e non solo della parte lesa – ovvero i produttori, i distributori e l’esercizio – per stabilire dei binari, più o meno larghi, entro i quali è necessario rimanere.