di Paolo Di Maira
Dopo laboriosa gestazione, parte ufficialmente Film Investment Piedmont (FIP), società d’investimenti la cui mission è partecipare a produzioni cinematografiche internazionali e garantire la creazione di know how e la ricaduta operativa e occupazionale sul territorio piemontese.
L’intervento, che si qualifica con capitale di rischio, si orienterà su progetti che rispondano a una serie di requisiti: il film dovrà essere girato per oltre la metà in lingua inglese, con un budget che non sia inferiore ai tre milioni di euro e non superione ai 18 milioni, e di cui almeno il 20% sia speso su società e/o professionalità piemontesi (spesa qualificata).
Soddisfatti tali requisiti, l’investimento del FIP dovrà essere limitato al 25% del budget totale, non potrà comunque superare i 4,5 milioni di euro ed essere inferiore ai 750 mila euro.
FIP è per l’80% di proprietà pubblica (Regione Piemonte tramite la Film Commission Torino Piemonte) e per il 20% della compagnia di produzione statunitense Endgame Entertainment LLC.
La Holding, di diritto italiano (FIP srl, presieduta da Severino Salvemini), opera attraverso la sua branch con sede in Irlanda (FIP Ltd) perché, chiarisce Fabio Cacciatori, uno dei tre amministratori, le coproduzioni internazionali sono abituate ad usare la contrattualistica di tipo anglosassone.
Il tipo d’investimento è flessibile, la società può operare in più modi. Spiega Cacciatori: “Può intervenire nell’equity, ossia con l’acquisto di una quota, come co- produttore, oppure comprando quote di diritti di sfruttamento commerciale dal partner produttivo, diritti che poi rivenderà sul mercato. Oppure ancora con formule finanziarie”.
La forma più opportuna d’intervento sarà comunque decisa caso per caso.
Il FIP si differenzia da qualunque altro intervento proveniente dal territorio attualmente in uso in Italia.
Anche per questo ha creato qualche interrogativo nel settore.
Ce ne facciamo interpreti, sollevando due questioni.
La prima è che un capitale di rischio sia costituito “” per la maggior parte – da risorse pubbliche.
“Si tratta di un capitale di rischio prudente – corregge Cacciatori – in quanto ogni investimento è coperto da una serie di cautele “” come la presenza di accordi di distribuzione – e garanzie forti, come il “completion bond”.
Inoltre, se il film ha successo, avrà obbedito a due finalità : da un lato ha utilizzato risorse presenti sul territorio, dall’altro recupera le risorse per proseguire su nuovi investimenti, a differenza delle linee a fondo perduto , che si esauriscono in una misura di sostegno”.
La seconda osservazione è che il FIP appare “sbilanciato” verso produzioni straniere.
” La migliore risposta è che stiamo vagliando cinque progetti di produttori italiani che hanno una valenza internazionale.
Il FIP “” chiarisce Cacciatori – taglia fuori solo quel cinema italiano che è ristretto nei confini nazionali”.
Sui progetti Cacciatori non aggiunge particolari, anticipa però che il primo sarà deliberato entro l’estate.
A regime la società sarà in grado di realizzare 2 progetti all’anno.
“Il FIP “” conclude Cacciatori “” non si limita a finanziare, ma grazie alle altre strutture del “Sistema Cinema Piemontese” ( la Film Commission, il Virtual Reality Multimedia Park e la struttura di produzione CGI della Lumiq) aiuta il produttore nella costruzione del dossier consigliandolo e assistendolo nella strutturazione dello stesso e nella ricerca degli accordi di distribuzione o di altre coproduzioni.