L’interazione con il territorio avrà un posto sempre più importante nel futuro del nostro cinema.
Ma il percorso è in salita.
Per questa ragione va segnalato quanto accaduto in Friuli Venezia Giulia, dove il lavoro della locale Film Commission ha subito una inammissibile ingerenza politica nella gestione del Fondo di sostegno all’audiovisivo.
Nello scorso mese , volendo annullare per ragioni ideologiche il sostegno deliberato dal Comitato tecnico al film di Marco
Bellocchio “Bella Addormentata”, l’assessora alle attività produttive della Regione Friuli Venezia Giulia ha inserito, nel disegno di legge votato dalla Giunta sulle variazioni di bilancio, la cancellazione del capitolo di spesa destinato alle attività della Fvg Film Commission.
L’improvvido gesto ha scatenato, come era prevedibile, la protesta delle maggiori associazioni di categoria – ANICA, APT, APE – che hanno sottoscritto un durissimo comunicato dell’Associazione Italian Film Commission, cui ha fatto seguito un’ altrettanto ferma presa di posizione dell’EUFCN, l’organismo europeo che associa le film commission del vecchio continente. Fortunatamente il blitz non ha trovato copertura nemmeno all’interno della stessa compagine di governo regionale. Ragion per cui il capitolo di spesa dovrebbe (dovrebbe accadere in questi giorni) essere ripristinato, e con ogni probabilità passerà anche l’integrazione che era stata promessa, anche se ridotta.
A prescindere da come andranno le cose, è comunque grave che questo fatto sia accaduto.
Che sia accaduto, paradossalmente, nella Regione che è stata la prima, in Italia, a dotarsi di un Fondo, e dove opera una Film Commission che regge egregiamente il confronto con regioni in grado di offrire molti più soldi ( i 691 mila euro del 2011 sono sette volte meno di quanto stanzia, per esempio, il vicino Alto Adige), divenendo un esempio di modello
virtuoso nel rapporto tra investimento e performance (lo documenta un recente studio dell’ANICA sulle politiche di investimento nel settore audiovisivo delle regioni italiane).
La storia della Friuli Venezia Giulia Film Commission mostra con chiarezza che il Film Fund non è un finanziamento a “perdere”, ma un “acceleratore di spesa”: nel 2011 ha generato in Friuli Venezia Giulia un indotto superiore ai 7 milioni di euro.
Da questo affaire emerge il perdurare di una resistenza culturale a concepire gli incentivi all’audiovisivo come un investimento per il territorio; complice anche l’informazione generalista che sostanzialmente li assimila a interventi assistenziali, soggetti dunque ad ampia discrezionalità.
Nei primi cinque mesi del 2012 il cinema in sala ha perso in Italia, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quasi il 13% del suo pubblico.
Ancora più pesante la perdita di quota dei film italiani, scesa dal 48 al 31%.
Queste sono le uniche certezze in una stagione dove anche il nostro settore si avvita nella crisi, demolendo, per la prima volta, il “mito” della natura anticiclica del cinema.
Momenti importanti richiedono una reazione compatta, ma trovano le associazioni del cinema divise.
Clima non favorevole per lanciare un’ iniziativa promozionale come la Festa del Cinema, già annunciata già lo scorso anno, e continuamente rinviata.
Sembra che un progetto verrà annunciato a Riccione, durante Cinè, o a Venezia, durante la Mostra, con un ritardo che potrebbe vanificare gli effetti desiderati.
Molto critico con le distribuzioni per la mancanza di prodotto e il rinvio di alcune importanti uscite, l’esercizio sembra di nuovo dividersi tra multiplex e sale di città.
Una contrapposizione non utile a riportare la gente al cinema.
Un serio confronto credo dovrebbe essere avviato con le amministrazioni locali, perché è il tessuto urbano la realtà
da cui le sale di città traggono vita e a cui danno vita: un tessuto sempre più ostile, che rende queste strutture di fatto inaccessibili.
E invece che incentivi (non c’è digitalizzazione che tenga), sulle sale di città continuano a piovere tasse.
L’ultima è l’IMU.