La 7° dizione dell’Audentia Award per la migliore regista donna è andato a Paola Cortellesi per C’è Ancora Domani: il premio è stato consegnato lo scorso 23 agosto al Festival di Hagesund, in Norvegia. Il prestigioso riconoscimento è una delle strategie dal Fondo Eurimages del Consiglio d’Europa per promuovere la parità di genere.
Ne ha parlato Enrico Vannucci, all’interno del seminario annuale sull’Uguaglianza di Genere e l’Inclusività all’interno dell’industria cinematografica che si è tenuto il 3 settembre al Venice Production Bridge della Mostra del Cinema di Venezia, organizzato dalla Biennale, Eurimages, e Women in Film, Television&Media Italia.
Ognuna delle tre istituzioni ha fornito dati aggiornati rispetto all’anno passato.
La Biennale ha illustrato la composizione di genere dei vari comitati che la compongono, come anche quella dei film candidati e di quelli selezionati: se nel primo caso l’equilibrio di genere è ampiamente raggiunto, lo stesso non si può dire per le opere.
Il trend è però di crescita, dice Andrea Del Mercato: la percentuale più alta di presenze femminile si trova nelle opere di Venice Immersive e in quelle di Biennale College (che inserisce questo criterio fra le sue regole d’ingaggio).
Su 4807 opere candidate al festival, la percentuale di quelle realizzate da donne è del 31% (scende al 5% per le opere italiane), ed è un po’ più alta sulle opere prime e seconde, (che sono in tirate 2695), arrivando a toccare il 35,4%.
Se ci spostiamo sul versante delle co-produzioni internazionali (supportate da Eurimages), “le donne sono ancora sotto-rappresentate nell’industria, – esordisce Vannucci, – ma le cose si stanno muovendo verso una direzione positiva, anche se più lentamente di quanto si potrebbe sperare.” Guardando alle varie categorie professionali, le più sotto rappresentate sono le direttrici della fotografia, le compositrici, le ingegnere del suono (13) e le mixer (7). Mentre le migliori percentuali sono quelle relative alle produttrici delegate, montatrici e sceneggiatrici (39%)
Le presenze femminili superano abbondantemente quelle maschili nell’ambito dei costumi (87%)e della ricerca (71%) . Quest’ultimo dato sale al 73% se ci spostiamo sul terreno dei documentari, dove la percentuali sono sempre più alte rispetto agli altri settori: fra i progetti eleggibili presentati dal 2019 al 2023, il 20% dei documentari era diretto da donne, contro il 12% sia della fiction che dell’animazione.
In ogni caso, negli ultimi cinque anni, circa il 30% dei progetti di Eurimages erano guidati da team a maggioranza femminile o con equilibrio di genere.
Venendo allo scenario italiano delle produzioni e co-produzioni, i dati raccolti dal MiC e dall’Università Cattolica dal 2017 al 2023, che hanno monitorato 11 professioni per un totale di circa 30 mila professionisti, ci dicono, in linea con i dati europei, che ci sono ancora 8 ruoli professionali a prevalenza maschile. Le percentuali sono basse nelle categorie DOP, direzione delle musiche e sound designer : “il gap è importante, ma il processo di saldatura è in atto e sta accelerando” dice Maria Grazia Fanchi direttrice dell’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica di Milano
La regia e la sceneggiatura si trovano nella fascia di mezzo (circa il 30% di donne), e secondo le previsioni la parità di genere nel campo della regia sarà raggiunta nel 2054, o, se le tendenze attuali si confermeranno positive, anche un decennio prima, nel 2044. Stessa stima per quanto riguarda la sceneggiatura, anche se in questo caso la parità potrebbe arrivare ‘già’ nel 2030.
Del fenomeno C’è ancora Domani (che è responsabile anche dell’unico caso di inversione di tendenza fra i ricavi generati da film diretti da uomini e da donne, nel 2023) ha parlato Barbara Bladier (Distribution Manager di Vision Distribution). I fattori di successo sono molteplici: è un film che ha partecipato ad un festival (Festa di Roma) ed ha vinto un premio, è stato proiettato su molti schermi nella sua prima settimana di distribuzione, aveva un bel budget, ed è uscito a ottobre, dunque ha avuto il suo percorso al cinema nel mese di novembre, periodo cruciale per il dibattito sulla violenza di genere, per cui ha avuto un tempismo particolarmente felice. E, ovviamente, a dirigerlo era una regista già molto nota al pubblico, in un altro campo, quello della recitazione. In effetti, quest’ultimo è un dato che ritorna: nei primi tre mesi del 2024, fra i film italiani usciti nella top 100 di incassi di Cinetel, (sono cinque, incluso però Priscilla di Sofia Coppola che è dato come italiano) fra le registe troviamo c’è un’attrice (Margherita Buy con Volare) e una cantante (Margherita Vicario con Gloria!)
Guardando inoltre ai risultati del box office dal 2018 al 2023, vediamo che per 3 anni il film italiano diretto da una donna che ha incassato di più ha come regista un’ attrice (Valeria Golino con Euforia; Valeria Bruni Tedeschi con I Villeggianti e ancora Paola Cortellesi con C’è Ancora Domani).
Altri fattori rilevanti che determinano le migliori performance hanno molto a che fare con la fiducia legata alla riconoscibilità, al fatto di riuscire a interpretare lo sporto del tempo, e la forza del distributore (i più ricorrenti sono i top 3: 01 Distribution, Vision e Medusa)
“Dal 2017 abbiamo distribuito circa 20 film a regia femminile. La percentuale è cresciuta nel tempo, se si considera che dal 2023 a oggi sono ben 11, un dato positivo dovuto al fatto che ci arrivano un numero maggiore di progetti di questo tipo e più interessanti da distribuire. 11 film che hanno rappresentato il 25% del nostro listino, ovviamente con risultati variabili per quanto riguarda gli incassi. Siamo molto orgogliosi, fra l’altro, che il primissimo film che abbiamo portato in sala quell’anno e che abbiamo curato fin dalla sceneggiatura è l’opera prima di una donna: 9 lune e mezzodi Michela Andreozzi.” Dice Bladier.
Fra i film al femminile di Vision, anche le opere prime di due attrici: Flaminia di Michela Giraud e Romantiche di Pilar Fogliati; oltre all’opera prima di Ambra Principato, l’horror Hai mai avuto paura?
“Vorrei anche segnalare il successo di 10 minuti, il ‘ritorno’ al cinema di Maria Sole Tognazzi, che ha totalizzato 1,2 milioni al box office: sono solo una trentina i film italiani raggiungono questa cifra al botteghino ogni anno.”
Se c’è ancora un domani se lo chiede Antonietta De Lillo, che a Notti Veneziane ha presentato L’Occhio della Gallina, il documentario che parte da una mala distribuzione del suo primo film, Il Resto di Niente e in cui “ho difeso i soldi pubblici e lo spettatore, un’autobiografia che in realtà racconta un meccanismo che accomuna molte categorie professionali e diventa universale.”
E si risponde: “sicuramente c’è un domani per Paola Cortellesi, ma quello che è successo con il suo film, in realtà dovrebbe essere una cosa normale. Mi ricordo che quando andai a chiedere un prestito in banca, per il mio primo film mi dissero che noi registi e i politici siamo i più temibili, perché non siamo calcolabili. Sentiamo sempre dire che il cinema è industria. Per me non è proprio così, oppure diciamo che è un’industria molto speciale, artigianale, perché crea dei prototipi. Quando Nanni Moretti ha presentato il bel film che ha co-prodotto ad Orizzonti Extra, Vittoria, e gli hanno chiesto perché i bei film non vengono distribuiti, ha risposto ribaltando la questione: ci sono anche tanti brutti film che vengono distribuiti.
“Bisognerebbe parlare di chi gestisce le distribuzioni: per adesso nei ruoli apicali la maggioranza maschile è dominante, dice in conclusione dei lavori la presidente di Women in Film, Television & Media Italia, Domizia De Rosa.