Per la terza volta consecutiva è un film diretto da una donna a vincere il Leone d’Oro a Venezia, e per la seconda volta, dopo Sacro Gra del 2013, si tratta di un documentario: All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, che sarà al cinema con I Wonder Pictures, racconta “la lotta della fotografa statunitense Nan Goldin contro la famiglia Sackler, proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, ritenuta responsabile dell’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti. Non ho conosciuto nessuno con il suo coraggio eccezionale. – Ha detto la regista statunitense, che aveva vinto un Oscar nel 2015 per Citizenfour.-Dedico il premio a lei che mi ha ispirato e ai giornalisti e cineasti come Panahi che rischiano con il loro lavoro”.
Jafar Panahi, assente dal Lido perché detenuto in Iran dall’ ’11 luglio scorso dopo essersi recato alla Procura di Teheran per avere aggiornamenti sul caso di altri due registi, Mohammad Rasoulof e Mostafa al-Ahmad, ha vinto il Premio della Giuria con Gli Orsi non esistono (dal 6 ottobre in sala con Academy Two), ritirato dai due attori: a lui e a Mohammad Rasoulof va anche la dedica di Luca Guadagnino, il cui Bones and All, tra i titoli favoriti nei pronostici, ha conquistato il Leone d’argento, il premio per la regia.
L’unico riconoscimento del Concorso principale al cinema italiano, presente con 5 titoli, va a un film molto americano, nelle location e nel cast, con Timothèe Chalamet e Taylor Russell (l’attrice ha vinto il premio Mastroianni per i nuovi talenti).
Prodotto da Gudagnino stesso con la sua Frenesy Film e la statunitense Per Capita Productions con The Apartment di Lorenzo Mieli e molti altri, “celebra un matrimonio speciale tra Italia e America ed è testimonianza di un cinema che non conosce geografia, non conosce confini” ha detto il regista ritirando il premio.
In effetti, l’idillio con il cinema americano, che è stato celebrato anche dall’industria italiana, con la giornata dedicata ai rapporti fra i due paesi organizzata da Cinecittà all’Italian Pavillion in occasione del centenario di MPA (leggi qui) è un po’ una costante di tutte le edizioni guidate da Alberto Barbera, che Guadagnino non manca di ringraziare: “Grazie al direttore Barbera che protegge i cineasti, – ha detto Guadagnino salendo sul palco – lui mi ha scelto 20 anni fa con il mio primo lavoro. Fare film è sempre stata la mia vita dai primi in super 8”. Il film arriverà al cinema in Italia dal 23 novembre distribuito da Vision.
Dalla Francia, l’altro paese più rappresentato nel Concorso (con cinque titoli come l’Italia e gli USA), arriva il Leone d’argento – Gran premio della giuria e il Leone del futuro per la migliore opera prima: va a un’altra regista donna, Alice Diop, francese di origine senegalese con un background di documentarista.
La sua è una storia anche autobiografica di una scrittrice che segue il processo di una immigrata senegalese accusata di aver ucciso la figlia, affidando la sua bambina al mare. “Questo film è femmina. Il silenzio sulle donne nere non ci protegge e questa sera qui si è interrotto”. Il film sarà in sala a novembre con Minerva Film.
In un’edizione di “straordinaria normalità” come l’ha definita la madrina Rocio Munoz Morales, riferendosi alle modalità in cui si è svolto il festival dopo la pandemia, è la normalissima, quotidiana banalità di un personaggio come Padraic, che in una remota isola irlandese tenta di ricucire il rapporto d’amicizia con Colm, che l’ha interrotto inspiegabilmente, che porta la coppa volpi a Colin Farrell, protagonista, assieme all’altrettanto bravo Brendan Gleeson di The Banshees of Inisherin. Il film con cui Martin McDonagh torna a Venezia dopo Tre manifesti a Ebbing, Missouri, (e che fra qualche mese arriverà su Disney +) ha vinto anche il premio alla Migliore Sceneggiatura.
L’altra Coppa Volpi è andata a Cate Blanchett, che la vince per la seconda volta (aveva vinto nel 2007 con Io non sono qui di Todd Haynes). “Questa coppa la vorrei riempire di vino rosso – ha detto, dedicando il premio per Tar di Todd Field alla coprotagonista Nina Hoss, alla figlia piccola che l’ha accompagnata nel ritorno al lido e “alla musica che è qualcosa di sempre meraviglioso”.
Un premio per l’Italia anche in Orizzonti, dove Vera Gemma, protagonista di Vera il film scritto su di lei (e diretto) da Tizza Covi e Rainer Frimmel, vince il titolo di migliore attrice. La coppia di registi, anche loro con un solido background nel documentario, conquista poi il premio alla miglior regia.
Dall’Iran arriva invece il miglior film di Orizzonti: Jang-e Jahani Sevom (World War III) di Houman Seyedi (che vale anche il titolo di miglior attore a Mohsen Tanabandeh), mentre la migliore sceneggiatura va al cileno Blanquita di Fernando Guzzoni, alunno del Torino Film Lab con la sua precedente opera, Jesus.