di Elisabetta Brunella
Da dove nasce l’idea di “Italy’s Best Operas” ?
Come sempre alla base di un nuovo progetto, ci sono più fattori: in questo caso il forte interesse di una considerevole parte della società americana per l’Opera, dall’altra la disponibilità di un prodotto di prestigio mondiale come il cartellone della Scala e di altri teatri italiani di eccellenza che, grazie alla ripresa in Alta Definizione, diventa fruibile a distanza, con una qualità straordinaria.
Abbiamo così firmato un accordo con RAI Trade, che detiene i diritti di questi spettacoli, e ci siamo impegnati in un’attività di promozione che punta anche sul fascino che l’Italia, con la sua cultura e stile di vita, esercita sul pubblico del Nuovo Mondo.
Avete iniziato a dicembre 2007: si può fare un bilancio?
I risultati sono positivi da molti punti di vista: con l’Aida, che è il titolo di maggior successo, seguito a ruota dalla Traviata, arriveremo in questi giorni, per quanto riguarda le località raggiunte nei soli Stati Uniti, a quota cento.
I commenti della stampa e degli spettatori sono decisamente favorevoli: vedere l’Opera su grande schermo regala emozioni uniche. Basti pensare, per esempio, al risalto che viene dato ai volti dei cantanti e alle loro espressioni che, nel grande formato, diventano ancora più rilevanti che dal vivo.
E poi abbiamo fornito alle sale anche dei materiali aggiuntivi, come immagini dei teatri e delle città che li ospitano, a cominciare ovviamente da Milano, per continuare con Venezia, per La Fenice, e con Firenze, per il Teatro del Maggio Musicale.
Quindi, sulla scia dei primi successi statunitensi, sono arrivate le “tournées” in Canada (16 destinazioni), Gran Bretagna (30), Norvegia (9), compreso il primo cinema mobile digitale del mondo) e Australia (15).
Qui le sale della catena Greater Union hanno fatto un lavoro egregio per quanto riguarda la promozione, arrivando a organizzare delle vere e proprie serate a cui gli spettatori partecipavano in abito da sera.
Un viaggio virtuale alla Scala, è stato uno dei commenti più ricorrenti.
E dal punto di vista degli esercenti?
Anche su questo fronte abbiamo registrato una netta soddisfazione. Il costo del biglietto dell’Opera su grande schermo, venduto a 20 dollari, pur restando assolutamente competitivo rispetto a quello “dal vivo”, è decisamente più elevato di quello del cinema.
Inoltre la programmazione dell’Opera si può fare in giornate ed orari diversi dal classico sabato sera cinematografico ed attira spesso un pubblico diverso.
Diventa anche un modo per creare un’identità distintiva rispetto alla concorrenza.
L’esperienza ci ha mostrato che il successo va costruito con un’attività di marketing specifica, che non miri solo agli spettatori abituali della sala, ma punti per esempio sul coinvolgimento dei club degli appassionati di opera, delle società musicali locali e su una programmazione che sia complementare e non concorrenziale rispetto all’attività di teatri locali.
Inoltre l’Opera su grande schermo funziona bene anche come un primo approccio per questo genere di musica.
Opera for beginners, insomma.
Per tutto questo noi di Emerging Pictures ci siamo “attrezzati” con esperti che aiutano le sale nel marketing sul territorio.
Progetti per il futuro?
Ovviamente continueremo, con questa formula sperimentata e anche con qualche novità .
Per esempio, pur mantenendo la prassi della differita, che consente sia di sormontare i problemi di fuso orario sia di avere una maggiore flessibilità di programmazione, introdurremo un evento speciale come la diretta della Prima della Scala.
Amplieremo il ventaglio dei teatri del nostro cartellone: ci saranno per esempio Parma, con il Rigoletto, e Bologna, con la Norma.
E poi raggiungeremo nuovi paesi, come la Svezia e la Spagna.
Questi i programmi a breve termine: se guardiamo un po’ più lontano, vediamo già il traguardo dell’Opera 3D.
Un’esperienza ancora più coinvolgente!