La facciata del cinema Gambrinus, oggi.
La sala, situata nel cuore di Firenze, è chiusa da due anni.
La foto è di Liliana Grueff
Questa foto ci dice più di tante parole.
L’insegna, avvolta in sacchi di plastica nera, mostra potenziata, coprendola, la scritta cinema che campeggia sulla facciata di una sala cinematografica chiusa.
Mostra, nonostante il materiale, lo stesso utilizzato per contenere i rifiuti, quanto forte sia il segno di un cinema nel tessuto urbano.
La sala cinematografica sta divenendo per la città il sensore della qualità della vita di chi la abita.
In questo fascicolo dedichiamo ampio spazio alla questione delle sale di città .
L’argomento si è imposto quest’anno sia alle agende degli amministratori regionali e locali, sia all’attenzione dell’industria cinematografica italiana.
Il corto circuito creato da Riccardo Tozzi, presidente dell’Unione Produttori “” se chiudono le sale entra in crisi la produzione cinematografica italiana “” ha fatto del problema “sala di città ” una questione nazionale.
La sala cinematografica è il luogo dove le politiche del territorio si incontrano con le politiche industriali.
Il 2009 “” cinematograficamente parlando – è stato l’anno del digitale, trainato dall’esplosione del 3D: temi di cui si parlerà ancora per molto.
Il 2009 ha segnato anche il protagonismo del territorio: nell’assenza dello Stato, le Regioni hanno iniziato a concepire non semplici interventi ma “politiche” per il cinema.
Opportunamente Riccardo Tozzi “” nell’incontro organizzato dall’ANEC su “Cinema di città ” “” ha evidenziato l’esigenza che la sempre più auspicata istituzione di un Centro Nazionale per la Cinematografia , luogo dove si coordinano le politiche nazionali per l’audiovisivo, e che includa rappresentati delle Regioni e degli Enti Locali.
La scena si popola di nuovi attori, e dovrebbe indurre a non comprimere una realtà sempre più complessa in frettolose semplificazioni.
Ma questo lo raccontiamo nelle pagine che seguono.
PAOLO DI MAIRA