Citando Simon de Beauvoir, che sosteneva che le donne in letteratura o sono accuditrici, o dark ladies o sono morte, Bucciarelli ha ricordato che lo stereotipo della investigatrice donna è sempre in agguato, e può essere aggirato dando al personaggio gli aspetti umani della femminilità : la fallibilità , la fragilità e insieme la forza.
Ma soprattutto è necessario recuperare letterariamente l’aggressività , che per tanto tempo è stata negata alle donne.
Ha detto Sharon Bolton: “Nel caso di “Sacrificio” (il suo ultimo libro, presentato al Festival, ndr) sono partita da una leggenda Troll su una razza di maschi soprannaturali che rubano la vita di una donna umana al fine di perpetrare la loro specie: a guidarmi nella scrittura è sempre il plot.
Tora Hamilton, la mia protagonista, è una ginecologa che si trova a dover investigare sul cadavere di una donna che aveva appena partorito.
E’ chiaro che, anche se non intenzionalmente, mi sono dovuta confrontare con lo stereotipo della donna che dà e cerca di proteggere la vita.”
Netta la posizione di Liza Marklund: “Io scrivo molto chiaramente libri femministi.
Volevo creare un personaggio che fosse quasi irreale (l’investigatrice svedese Annika Bengtzon, le cui avventure hanno venduto più di 9 milioni di copie nel mondo, procurando alla scrittrice l’appellativo di “nuovo fenomeno europeo del thriller”): estremamente vulnerabile, legatissima alla famiglia e al contempo molto aggressiva, ambiziosa, talvolta crudele con i colleghi”
“Non credo esista una specificità di scrittura femminile, forse sono inconsapevoli le differenze che le donne possono portare al tema della violenza, come una maggiore riflessione sulle motivazione delle azioni criminali”.
Questa la posizione di Chiara Tozzi, che ha trovato sostanzialmente d’accordo Simona Vinci:
“Sono interessata al tema del potere e al fatto che, chiunque si trovi ad averne è portato ad esercitarlo su chi è più debole di lui, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna”.
Loredana Lipperini, scrittrice, critica, giornalista, che ha moderato l’incontro, ha sottolineato che uno degli stereotipi che accomuna la scrittura femminile a quella “nera” è che siano scritture minori: si pensa che le donne scrivano di “mondi piccoli”, e che il romanzo giallo sia un sottogenere letterario, destinato al lettore medio.
A questo proposito ha detto Alicia Gimenez Bartlett: “Tutti i mondi sono piccoli, perché ogni microcosmo imita un macrocosmo. L’uomo moderno è piccolo: anche la guerra non è più epica come la descriveva Tolstoj.
Molta letteratura contemporanea, però, è diventata “onanistica”, nel senso che gli autori si chiudono in riflessioni interne, ed è proprio il giallo, la “novela negra”, a recuperare la tradizione della testimonianza della realtà che avevano i grandi romanzi dell’ottocento, ad esempio.
Il romanzo giallo è un genere umile, perché fa sì che la gente si avvicini alle storie piccole.
Forse si può parlare di distruzione dell’ispirazione divina dell’artista, ma al di là di ogni classificazione, nella scrittura il discrimine fondamentale è il rigore artistico e la qualità letteraria.
Il femminismo è politica, ha a che fare con la lotta di classe, e ci sono molti altri canali con cui condurla al di fuori della letteratura.”
E sempre nell’ottica del superamento degli stereotipi legati al mondo femminile, Courmayer ha dato ampio spazio, oltre alle donne che perseguono il crimine, anche alle donne carnefici (la Lipperini ha esordito affermando che le donne più rappresentate in televisione in Italia sono le pin up e i cadaveri): Fox Crime, media partner del Festival, ha presentato quattro episodi della serie “Donne Assassine”, prodotta da Wilder per Fox Channels Italy, in collaborazione con Fox Factory Europe, per la regia di Alex Infascelli e Francesco Patierno.
DAL SUNDANCE A COURMAYEUR
E’ “Frozen River” di Courtney Hunt il vincitore del Leone Nero 2008: dopo la vittoria al Sundance Film Festival, il film, che è un atto di denuncia dello sfruttamento illegale dei lavoratori, trionfa anche al Noir in Festival, che si è svolto dal 4 al 10 dicembre a Courmayeur, sotto la direzione di Emanuela Cascia, Marina Fabbri e Giorgio Gosetti. All’intero cast del film danese “Det som ingen wed” di Soren Kragh Jacobsen è andato il premio per la migliore interpretazione, mentre il premio speciale della giuria “Mini” a “Los bastardos” di Amat Escalante. La Giuria Internazionale era composta da Astrid Berges-Frisbey (attrice, Francia), Valentina Lodovini (attrice, Italia), Richard Price (sceneggiatore, Stati Uniti), Pablo Trapero (regista, Argentina) e Don Winslow (scrittore, Stati Uniti). La Giuria dei Giovani Critici Europei ha attribuito il Premio DocNoir per il miglior documentario a “Strange Death” di Shachan Mager.