Cannes: tempo di novità e di bilanci. Per esempio sulla presenza dei film italiani nelle sale europee. L’indagine che anche quest’anno MEDIA Salles ha condotto sui titoli più visti è arrivata a coinvolgere 30 mercati: una fotografia che va dall’Islanda alla Georgia, dal Regno Unito alla Russia, passando per mercati grandi e piccoli come Germania o Cipro.
Anche quest’anno alcuni territori non riescono ad elencare i dieci titoli richiesti.
Tra di essi compare ancora la Danimarca, che stavolta arriva comunque a presentarne quattro: in testa si colloca curiosamente “Nuovo Cinema Paradiso”, un sempreverde riproposto per il suo trentesimo compleanno pure in Finlandia, Norvegia, Svezia e, al di fuori della Scandinavia, in Portogallo e Grecia.
Altri mercati offrono un’immagine così dettagliata della diffusione dei film italiani da presentare almeno 30 titoli, come fa la Svizzera, o addirittura una sessantina come per Portogallo e Russia.
In questi casi sono incluse anche le coproduzioni e la riproposizione di classici da “La dolce vita” a “C’era una volta il West”, a conferma del sempre vivo interesse per i grandi maestri del cinema italiano.
Nel 2018, tra i film che hanno attraversato più frontiere, compare – e la cosa non sorprende – “Call me by your name”, forte della sua dimensione internazionale a tutto tondo, struttura distributiva compresa.
Il film di Guadagnino si colloca al primo posto in Spagna (170.000 presenze), Svezia (45.000), Belgio (38.000), Finlandia (36.000), Norvegia (25.000), al secondo in Francia (323.000), Svizzera (37.000), Portogallo (27.000), Ungheria (18.000), Repubblica Ceca (7.500), Islanda (1.200), al terzo in Germania (196.000), Grecia (21.000), Turchia (20.000), Austria (19.000).
È l’onda lunga del successo che questa coproduzione aveva ottenuto nel Regno Unito, dove era uscita nel 2017, ancora prima che negli Stati Uniti. Curiosamente “Call me by your name” risulta nel 2018 il primo film italiano in Irlanda – dove era stato già distribuito nell’ottobre del 2017 – grazie ad una “coda” di 5.000 presenze.
Tra il ‘17 e il ‘18 il film è giunto ad oltre 90.000 presenze pure nei Paesi Bassi. Sulla scena internazionale Guadagnino si impone anche con “Suspiria”, di nuovo una coproduzione, stavolta tra Italia e Stati Uniti. Questo titolo ottiene il primo posto in Georgia e Ucraina, il secondo in Danimarca, il terzo in Finlandia e Islanda, il quarto nel Regno Unito, il quinto in Russia, Belgio, Portogallo e Turchia, il nono in Austria.
Nella top ten italiana in Finlandia c’è anche il “Suspiria” di Dario Argento, riproposto in occasione dell’uscita del film che vuole rendergli omaggio.
Al “Suspiria” del 1977, che si colloca in settima posizione, la Finlandia abbina “Profondo rosso” che guadagna la quinta.
Un altro titolo arrivato su più mercati grazie al suo carattere internazionale è “The Leisure Seeker”, il primo film di Virzì in inglese.
Si è collocato al primo posto tra i film italiani nei Paesi Bassi vendendo 70.000 biglietti e in Svizzera (38.000), al secondo in Germania (262.000), Austria (31.000), Svezia (24.000), Finlandia (10.000), al terzo in Belgio (16.000) e nel Regno Unito (mezzo milione di sterline di incasso, Irlanda compresa), al sesto in Turchia (6.000 biglietti), all’undicesimo in Grecia (7.000). Italiano, ma ispirato a una serie tv statunitense, è “The place”: è alla testa della classifica in Ungheria (24.000 biglietti) e in Bulgaria (1.300).
Si aggiudica la seconda posizione in Russia (95.000), Ucraina (12.000), Romania (4.500) e Serbia (4.000).
Si piazza bene in Danimarca, Finlandia e Repubblica Ceca (quarta posizione), Norvegia (settima) e Portogallo (ottava).
“Napoli velata” di Ferzan Ozpetek si colloca in vetta alla classifica degli italiani (53.000 presenze) in Turchia, paese del suo regista. Raggiunge il secondo posto in Bulgaria (1.200) e l’ottavo in Austria (6.000).
Questi dati sembrano confermare come la dimensione internazionale – che si tratti della coproduzione o della distribuzione gestita da un colosso mondiale o della ripresa di tematiche e linguaggi che parlino allo spettatore dello scenario globale – sia una condizione necessaria, seppure non sufficiente, per un’affermazione al di fuori dei propri confini.
Che cosa porta uno spettatore straniero a percepire un film come italiano? Lo spunto per questa riflessione la offre proprio uno dei titoli che più ricorrono nelle top lists che MEDIA Salles ha analizzato. “Sicario: Day of the Soldado”, di Sollima, secondo le classificazioni più in uso, non è un film italiano: eppure in Russia (75.000 spettatori), Turchia (19.000), Croazia (18.000), Svezia (13.000), Norvegia (11.000), Grecia (9.000) è tra i primi dieci film italiani.
Nel Regno Unito (2 milioni di sterline di incasso, con l’Irlanda), Romania (47.000 spettatori), Portogallo (30.000), Islanda (6.000) ha conquistato la vetta.
Esiste un “Italian sounding” anche nel cinema? Sembra di sì, a giudicare pure da “Leo da Vinci: Missione Monna Lisa”, un’animazione per ragazzi che racconta una vicenda poco legata alla storia vera del grande artista, ma che nel titolo evoca quell’immagine dell’Italia nota a grandi e piccoli di tutto il mondo. Coprodotto con la Polonia, ha raggiunto più territori conquistando il primo podio a Cipro, in Serbia, Croazia e Slovacchia. In ciascuno di questi due mercati – non certo grandi – ha venduto 27.000 biglietti. Per fare un paragone, “Suspiria” in Germania ha avuto 20.000 spettatori.
(raccolta dati Silvia Mancini)