direttore Paolo Di Maira

MYmovies ONE Theatre: lo streaming di qualità che ti porta in sala

Dopo 25 anni di continue evoluzioni e re-invenzioni che l’hanno portato a diventare da grande database a redazione critica, piattaforma streaming (oggi MYmovies ONE), produttore e distributore, adesso MYmovies, il principale sito italiano di cinema, fa un ulteriore passo verso le  sala cinematografiche grazie a MYmovies ONE Theatre,  progetto che integra streaming e sala cinematografica.

MYmovies ONE Theatre, che offre agli abbonati (Premium e Signature) della piattaforma ingressi gratuiti al cinema, dopo un’iniziale fase test durata qualche mese, sarà presentato ai distributori e agli esercenti il prossimo 3 luglio all’Hotel President di Riccione (ore 19), durante le giornate di Ciné.

Ne parliamo con Gianluca Guzzo, AD e Co-founder di MYmovies.

I film offerti sul grande schermo da MYmovies coinvolgono 200 sale cinematografiche e 800 schermi in costante espansione in tutta Italia. Il focus è sul cinema di qualità.
In quest’epoca di costante sovraccarico di comunicazione e contenuti audiovisivi, la crisi non è tanto della sala ma dell’economia dell’attenzione. Ci fa fatica affrontare la sala perché fruiamo video molto più leggeri e brevi. Crediamo pertanto che sia necessario svolgere un’azione di promozione culturale verso la sala. Noi la facciamo offrendo alla community di MYmovies  un pacchetto che permette di vedere online film o serie (ad oggi se ne trovano tre, tutte ‘passate’ dai maggiori festival: da Venezia Of Money and Blood di Xavier Giannoli, dal Festival di Cannes Ufos di Antony Cordier;  Las Mesías dei Los Javi, da San Sebastian), e di andare gratuitamente in sala, o a un festival (in alcuni casi verranno offerti anche di film che sono programmati nei festival, con cui MyMovies collabora da tempo, proponendo in streaming parte della selezione di molte manifestazioni).

Come funziona questo nuovo modello di co-distribuzione? 
I distributori che lavorano con noi lo fanno perché credono in questo progetto di valorizzazione della sala e del film. Abbiamo creato un modello di comunicazione che si basa sull’effettiva redemption, cioè sui clienti che effettivamente poi vanno in sala, un lead generation (il processo di creazione dell’interesse per un prodotto o un servizio e di trasformazione di tale interesse in una vendita, n.d.r.)

Si potrebbe azzardare un paragone fra MYmovies e MUBI? Come vi rapportate con questa piattaforma?
Forse sì, sicuramente ci anima lo stesso spirito, la stessa mission, che è quella di fare cultura: se questo da una parte ci rende competitor, dall’altra rappresenta un valore che promuoviamo.

La differenza fra noi e MUBI è senz’altro quella di essere più radicati sul territorio italiano, dove siamo presenti da 25 anni. MUBI avendo una portata internazionale ha – almeno per il momento – meno radici in Italia. Per quanto riguarda il lavoro sulla distribuzione dei film in sala abbiamo fatto una scelta diversa: lavoriamo con tutti i film che ci piacciono, potenzialmente di tutti distributori.

Come avviene la scelta dei film?
All’interno degli accordi con le distribuzioni e i festival, la scelta compete soprattutto alla parte critica della nostra redazione, il nostro ‘core’, la base da cui parte tutto e che proteggiamo da tutto ciò che gira intorno all’industria, dal marketing al ticketing.

MYmovies è nato nel 2000 prima di google, di youtube e dei social network “quando tutto il digitale era ancora da scrivere ed eravamo online con un database che serviva ad orientare e consigliare gli utenti dei blockbuster, i famosi negozi “gialli e blu”, spiega Guzzo.
Da allora ha cavalcato tutte le innovazioni tecnologiche fino all’AI:
Ogni novità ha sempre rappresentato per noi una minaccia e una sfida, e in qualche modo siamo riusciti a ripensarci ogni volta aggiungendo delle cose nuove. La programmazione delle sale è stata una delle più importanti, perché abbiamo capito che i clienti non usavano più la carta.

L’avanguardia tecnologia si è ben presto sposata con la cura del cinema indipendente. Siete arrivati in un certo senso prima di Netflix, che è approdato in Italia nel 2015. Voi nel 2010 avete messo in streaming un film piccolo, indipendente: La Bocca del Lupo di Pietro Marcello…
Lo abbiamo messo in streaming prima dell’uscita in sala: si trattava di un’anteprima che promuoveva il film perché il nostro lavoro, soprattutto in quella prima fase di anteprime web, non è stato mai di sfruttamento, ma di promozione, preparazione per la sala.  Lo mostravamo gratuitamente a 200 persone.

Poi è arrivata anche la produzione…
Sì, inizialmente con un esperimento di co-produzione ‘pura’, su Louisiana di Roberto Minervini, di cui abbiamo poi co-prodotto anche Che fare quando il mondo è in fiamme?
Oggi, essendo il nostro progetto evoluto, entriamo in alcune produzioni acquisendo il diritto SVOD per messa online sullo streaming. 

Vi siete misurati con tutti quasi tutti le maglie della filiera. La distribuzione è quella predominante oggi?
Sì, la co-distribuzione con le maggiori case di distribuzioni in Italia. 

Ci piace pensare di aver costruito un ecosistema che mira a promuovere il cinema di qualità, di formare un pubblico, e di fare anche una sorta di formazione in ambito culturale. Una volta un giovane regista mi ha rivelato che si era appassionato al cinema perché aveva scoperto MYmovies: è esattamente questo che vorremmo smuovere.

Gli orizzonti sono vasti, considerati i numeri di MYmovies: 1 milione e 900 mila di utenti unici a settimana, secondo i dati Audiweb, (“che ovviamente non corrispondono, al pubblico cinematografico di qualità”, specifica Guzzo)

L’ambizione alta: convertire questi utenti in pubblico di qualità. Come fare?
Continuando a perseguire la nostra mission iniziale di promozione culturale, recentemente usiamo l’espressione Intelligenza Culturale, immaginando l’utilizzo di tutti i nostri dati e di tutto ciò che facciamo per promuovere la cultura del cinema indipendente e di qualità

Che differenza c’è fra questa Intelligenza Culturale e quella Artificiale?
Si può definire l’Intelligenza Culturale come l’AI che coinvolge l’attività di indirizzamento e consiglio critico?
Sì. Siamo sempre stati molto lontani dall’algoritmo che si basa sul comportamento degli utenti per dare dei consigli, perché questo porta in una bolla da cui si esce con fatica. Chiaramente oggi l’AI si spinge ben oltre a questo, ma noi restiamo sempre dell’idea di promuovere dei film che valgano la pena di essere visti, anche se distanti da quelli che un utente sceglierebbe di suo.

Attraverso il cosiddetto LLM Large Language Model, stiamo trasferendo al nostro AI tutta la conoscenza del nostro sito, 25 anni di informazioni sui film. L’obiettivo è costruire un mondo che parla la nostra lingua.
Tutto questo in parte già esiste sotto forma di un sistema di recommendation sulla parte web di MYmovies ONE, dove ci sono i ‘consigliati per te’. O i correlati, cioè i film simili a quelli che hai già visto, e che però non si basano sull’algoritmo di comportamento degli utenti ma esattamente sul nostro concetto di ‘Intelligenza Culturale’.  

Stiamo quindi ampliando questo ‘motore di ricerca naturale’ e lavorando per portarlo su tutto il sito.

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