direttore Paolo Di Maira

MIDNIGHTSUN / Il Festival dei Kaurismäki dove il buio è solo in sala

Prima di iniziare la lettura, prendetevi qualche istante per questo, e… buona visione! 
(foto e video di Riccardo Mazzoni)


Il suono di centinaia di lattine che si aprono accompagnando i titoli di testa dei film è uno dei (tanti) elementi memorabili del Midnightsun Film Festival, il festival creato nel 1987 dai fratelli Aki e Mika Kaurismäki nella Lapponia finlandese, a Sodankyla, una manciata di chilometri a nord del Circolo Polare Artico, e che ha tenuto quest’anno la sua 39° edizione, che ha registrato un’affluenza record (seconda sola a quella dell’anno passato, comunicano dall’organizzazione) di 33.000 presenze in 5 giorni.


Il  suono e la musica sono una parte importante di questo festival che vanta fra gli eventi speciali, la proiezione di film muti musicati dal vivo e, soprattutto, attesissime proiezioni karaoke, con film musicali dove i pezzi sono cantati e ballati dal pubblico in un febbrile cortocircuito di immagini e suoni (quest’anno, A letto con Madonna e Stop making Sense di Jonathan Demme).

Un festival che, più di ogni altro, vive di luce, proprio come il cinema. Ed è forse questa luce energizzante e  magica, che non tramonta mai, a ricaricare gli spettatori, attendendoli all’uscita delle proiezioni che si susseguono tutta la notte, a volte fino a sconfinare nelle code chilometriche della mattina per accaparrarsi i biglietti.

Se la luce di mezzanotte e l’atmosfera vagamente circense delle tende e dei musicisti che accompagnano le code sospende il festival in un’atmosfera fuori del tempo, allo stesso tempo tutto ci riporta alla fine degli anni ’80. Basta  guardare le immagini dei primi anni del festival e confrontarle con l’oggi: le grafiche, l’abbigliamento degli spettatori che sa di libertà e anarchia: sembra che non siamo lontani da quel 1987, quando i giovani fratelli Kaurismaki decisero di creare un festival in questo luogo magico, infastidito solo dalle zanzare.

All’inizio lo volevamo itinerante, “per portare il cinema negli angoli remoti della Lapponia, c’erano già tre o quattro città interessate”, rivela a Cinema Mika Kaurismäki. “Cosa che poi non è accaduta, perché il sindaco di Sodankyla ha insistito perché diventasse una manifestazione della città. I primi cinque anni i locali ci vediamo come gli intellettuali che venivano dal Sud, ci guardavano con diffidenza, ma pian piano si sono accorti che portava attenzione e ricadute economiche sul territorio.”

Ha aiutato  anche a mettere la Lapponia sulla mappa dei set, finlandesi e internazionali, assieme agli incentivi, ai cost relativamente bassi e alle magnifiche locations (fra i film in programma al festival, Ojhus, -The Missile– commedia ambientata guarda caso negli anni ’80, che mette in parallelo l’incidente di un missile sovietico caduto in un paesino della Lapponia, con un’altra storia ‘invasione’ personale e di emancipazione femminile, o Ja Vida, storia di una donna che si riappropria della sua identità e delle sue radici Sami, girata magistralmente  in bianco e nero).

“Si fanno più film finlandesi adesso,  e noi cerchiamo di promuoverne il più possibile”

L’alternarsi di vecchio e nuovo, di grandi maestri del cinema e giovani talenti è un altra cifra del festival.

“Molti registi che normalmente cercano di  evitare i festival,  vogliono venire qui: Coppola, ad esempio. A noi registi piace  avere un contatto diretto con il pubblico, non filtrato da guardie del corpo, o sistemi di sicurezza.” 

A questo è dovuto anche l’altro tratto distintivo, l’orgogliosa assenza di un Concorso, “perché i concorsi rovinano i festival. Gli altri festival, con i cocktail parties, gli hotels ci deludevano un po’ perché non c’era connessione con i registi, mancava l’atmosfera che abbiamo cercato di ricreare qui, dove critici, pubblico finlandese e straniero, autori e registi, tutti siamo allo stesso livello. Tutti… purché siamo disposti a fare uno sforzo, a mettersi in viaggio per arrivare fino a qui.” 

Mika Kaurismäki

Un invito dunque a un personale road trip, che è lo stesso che spesso troviamo nei film dei Kaurismäki. In Arvottomat (The Worthless) il secondo film di Mika, che  è stato proiettato al festival, in concomitanza con l’uscita e la presentazione di un libro fotografico che ne illustra la realizzazione, troviamo, fra gli interpreti, un giovanissimo Aki Kaursmäki, (anche autore dei dialoghi). E temi, personaggi situazioni di cui poi lui stesso infarcirà i suoi film, all’inizio prodotti proprio dal fratello maggiore: l’attenzione per gli emarginati, la fascinazione-parodia per l’America e il suo cinema, atmosfere malinconiche e surreali, mischiate con “un po’ di nouvelle vague, con un twist finlandese”.

Mika Kaurismaki cita anche i grandi registi del cinema italiano fra le sue influenze, e racconta che proprio nel 1986, anno di fondazione del festival,  ho vissuto in Italia a Roma e Castelmola, vicino a Taormina, in Sicilia, “dove ho scritto il film Helsiniki- Napoli, commedia d’azione co-prodotta con l’Italia con Nino Manfredi, Jim Jarmush, Samuel Fueller una sorta di road movie dentro Berlino, pieno di macchine”.

Anche la collaborazione cinematografica con il fratello Aki si è ‘arrestata’ agli anni ’80 (“nel 1981 abbiamo realizzato assieme La Sindrome del Lago Saimaa, un documentario sulla musica rock finlandese”). Ma il sodalizio fra i due continua “al bar” scherza ironico Mika, alludendo all’imminente apertura, in agosto, del Corona Bar:  200 metri quadri dedicati a proiezioni di film (non commerciali) e festival, concerti e ovviamente, al bar. Sarà una nuova versione del mitico Corona Bar che i due fratelli hanno gestito nel centro diHelsinki per 27 anni finché “I padroni non l’hanno restaurato con l’idea di costruirci hotel e altre cose a cui non eravamo interessati”. I lavori del nuovo spazio si sono interrotti durante la Pandemia e adesso finalmente stanno per concludersi.

A fine agosto uscirà anche il nuovo film di Mika, Longwood Thursday, storia d’amore fra due persone anziane, tratta dall’omonimo romanzo di Tuomas Kyrö, come anche il precedente The Grump.

La valorizzazione vagamente nostalgica del passato, l’attenzione ai territori e alle loro storie piccole, la persistenza della tradizione sono tutti temi che in qualche modo appartengono anche ai due registi italiani invitati quest’anno: Alice Rohrwacher, di cui è stato presentato La Chimera e il cortometraggio Le Pupille e Michelangelo Frammartino (Il Buco; Il Dono; Le Quattro Volte).

E le connessioni con l’Italia  riguardano anche una co-produzione che ha unito i due paesi, Peluri, La Morte è un problema dei vivi di Teemu Nikki, una commedia nera che affronta il tema della dipendenza attraverso la storia di un giocatore- scommettitore compulsivo, Risto, l’uomo senza cuore, e le vicissitudini in cui è coinvolto assieme al suo vicino di casa, Arto, che improvvisamente scopre di essere nato con l’85% di cervello in meno rispetto alla media. The Culture Business, la società legata al gruppo I Wonder di Andrea Romeo ha co-prodotto il film con la finlandese It’s Alive Film e con il sostegno di Emilia Romagna Film Commission. Le musiche sono firmate da Marco Biscarini (LEGGI QUI)

Anche i due interpreti principali del film ne sono stati produttori esecutivi del film.

“É stata un’esperienza molto intima, anche perché abbiamo contribuito alla scrittura di alcune scene dando feedback a Temmuu  e facendo una sorta di workshop assieme a lui e al nostro DOP Jyrki Arnikar, (morto tre mesi dopo le riprese, n.d.r.),  in cui eravamo in qualche modo costretti a trovare una connessione fra di noi, senza via di scampo. Questo è confluito nella scrittura e credo che  emerga dal film.” Rivela Jari Virman, l’attore che ha interpretato Arto, ruolo chegli ha valso un Jussi Film Award (i principali riconoscimenti del cinema finlandese) come Best Supporting Role,  e il premio al Festival di Pechino nella stessa categoria.

Jari Virman

Virman è fra gli spettatori più ingordi del festival, di cui apprezza molto la democraticità, e la facilità di parlare con tutti grazie alla disponibilità dei registi “Quest’anno mi sono visto 11 film, quelli di Carax e di Cuarón. La Chimera mi è piaciuto molto, trovo Alice Rohrwacher molto talentuosa, avevo già avuto modo di conoscerla qualche anno fa, sempre qui, quando presentammo Concrete night, di Pirjo Honkasalo (film per il quale vinse il Premio Officine Lab al migliore attore non protagonista  al Festival del Cinema Europeo di Lecce).”

Virman vanta una lunga collaborazione con Teemu Nikki: fa parte del cast del sopracitato 100 Liters of Sahti, ed è stato interprete di The Euthanizer, di Lovemilla, della serie tv Mister 8- Fallo tutti i giorni, tutti disponibili in Italia sulla piattaforma IWonderfull). E c’è ancora un altro film in cantiere, dice, rivelando solo che il protagonista sarà un uomo che vive in una foresta, e le riprese inizieranno ad aprile prossimo. 

Ad agosto, invece, sarà sul set di un film su un gruppo di uomini alle prese con il balletto classico, diretto dal Jarmo Lampela, regista e produttore, nonché  head of drama di YLE, il broadcaster pubblico finlandese.

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