É Ecologies of Resistance il tema della 15° edizione di Middle East Now, che intende riflettere sullo stato di crisi, umana e naturale che spinge, dicono gli organizzatori, a una duplice resistenza contro l’assalto della guerra e della devastazione ambientale.
Approfondire il legame con il mondo naturale, condividere le storie di resistenza quotidiana, e provare, umilmente, a promuovere un futuro più equo è l’ambizioso progetto del festival diretto da Lisa Chiari e Roberto Ruta: passa attraverso 34 film in anteprima
(di cui 15 cortometraggi, 12 anteprime italiane, 5 anteprime europee e internazionali),
premiati nei migliori festival internazionali, e provenienti da Medio Oriente e Nord Africa, dalla vasta area che va dal Marocco all’Afganistan.
La cornice è quella dei 50 Giorni di Cinema a Firenze, e i luoghi che ospiteranno non solo i film, ma gli eventi, i dibattiti, le mostre, sono il Cinema La Compagnia, dove il festival si aprirà il 15 ottobre con Diaries from Lebanon di Myriam El Hajj, documentario che ha debuttato alla Berlinale e che in forma di diario racconta quattro anni tumultuosi di una nazione in subbuglio; il Cinema Astra e Rifugio Digitale.
Dal festival di Berlino arriva anche l’acclamato documentario No Other Land di Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor, (premio Miglior Documentario e il Premio del Pubblico), che cattura la realtà straziante dell’occupazione a Masafer Yatta, villaggio a sud di Hebron, attraverso l’improbabile amicizia tra il giovane attivista palestinese Basel e il giornalista israeliano Yuval, che si unisce alla sua lotta.

Il film fa parte del Focus sulla Palestina come anche To a Land Unknown di Mahdi Fleifel, di Mahdi Fleifel, che ha debuttato a Cannes, che racconta la vicenda dei cugini Chatila e Reda, cresciuti in un campo profughi palestinese in Libano e ora bloccati in un triste quartiere di Atene. E ancora, Janine, Jenin, con cui il famoso regista e attore palestinese Mohammad Bakri, che sarà ospite a Firenze, torna a raccontare i crimini commessi dall’esercito israeliano durante l’attacco al campo profughi di Jenin a ventuno anni di distanza da Jenin, Jenin, il documentario del 2002 censurato in Israele e che gli è valso due processi.

L’attrice e regista libanese Nadine Labaki e Fanny Ardant interpretato madre e figlia che si riavvicineranno in un sorprendente viaggio dal Cairo ad Alessandria, nel film egiziano Back to Alexandria del regista Tamer Ruggli.
Dall’Arabia Saudita arriva la black comedy, girata in una notte, Last Party in R. Desert, l’ultimo film del regista pioniere del cinema saudita Mahmoud Sabbagh, protagonista un impresario locale che spinto unicamente dal denaro vaga nei meandri della vita notturna con il suo gruppo musicale, lottando per rimanere a galla, tra conflitti professionali e un cambio epocale della scena culturale.

Oltre ai due sopracitati, arrivano dal festival di Berlino anche l’iraniano The Great Yawn of History, lungometraggio d’esordio di Aliyar Rasti, vincitore del Gran Premio della Giuria alla Berlinale, racconta la storia di un uomo di vacillanti convinzioni religiose che sogna una scatola d’oro nascosta in una grotta. Convinto che la legge islamica gli proibisca di reclamare il tesoro da solo, si rivolge a un non credente per farsi aiutare, dando il via a un arduo viaggio attraverso il paese, sia fisico che spirituale.
E Maydegol (Iran, Germania, Francia) di Sarvnaz Alambeigi, documentario che ha ricevuto una menzione speciale alla Berlinale nella sezione Generation 14plus, storia di un’adolescente afghana che sfida la tradizione e i pregiudizi in Iran per inseguire il suo sogno di diventare pugile di Muay Thai.
Andiamo in Afghanistan per un altro documentario pluripremiato: Hollywoodgate di Ibrahim Nash’at, che nel corso di un anno segue l’evoluzione di “Hollywood Gate” – ex base della CIA fatta di container pieni di armi da guerra, con le quali i talebani equipaggiano una nuova unità combattente – offrendo uno sguardo senza precedenti sulla rapida ascesa al potere dei Talebani, e smascherando abilmente i giochi di potere e di propaganda dei loro leader.
La Siria è rappresentata al festival dall’anteprima di Valley of Exile, debutto nel lungometraggio di Anna Fahr, che ha come protagoniste due sorelle siriane che arrivano nella valle della Bekaa in Libano all’inizio della guerra in Siria, imbarcandosi in un viaggio verso l’esilio che metterà alla prova la loro lealtà verso il proprio paese, la propria famiglia e gli altri.

E dallo Yemen arriva The Burdened di Amr Gamal.


Il Sudan, paese martoriato dalla guerra civile, ma con un grande fermento culturale, sarà protagonista della Closing Night del 20 ottobre con l’anteprima italiana, in collaborazione con Satine Film, del film Goodbye Julia di Mohamed Kordofani, vincitore del Prix de la Liberté al festival di Cannes, e un cast tutto al femminile. Distrutta dal senso di colpa dopo aver nascosto un omicidio, Mona, una ex cantante del Nord Sudan, con un matrimonio complicato, cerca perdono accogliendo nella sua casa la vedova del defunto del Sud Sudan, Julia, e suo figlio Daniel. Incapace di confessare le sue trasgressioni a Julia, Mona decide di lasciarsi il passato alle spalle e adattarsi a un nuovo status quo, ignara che i disordini del paese potrebbero farsi strada nella sua casa e metterla faccia a faccia con i suoi peccati.
Torna, infine, la seconda edizione di Real Screen, la speciale presentazione dedicata ai documentari work-in-progress in collaborazione con Close-Up Initiative, il programma che supporta registi emergenti che si impegnano con le loro opere a rappresentare il dialogo, la lotta per la giustizia e la libertà in Medio Oriente e Nord Africa.
Durante l’evento – sabato 19 ottobre, dalle ore 10.30 al Cinema La Compagnia – vengono presentati 5 progetti di documentari da Egitto, Kurdistan, Marocco, Siria e Turchia, e nell’occasione i registi potranno interagire col pubblico e con una serie di professionisti dell’industria cinematografica, per avere feedback sui loro progetti e sul percorso di sviluppo. Una giuria selezionata di professionisti assegna il Real Screen Award 2024, per lo sviluppo del progetto più promettente, assegnato grazie anche al contributo di Power Rent. Un’occasione per il pubblico del festival di partecipare all’anteprima assoluta di storie uniche che diventeranno un film. Il progetto è realizzato in collaborazione con Berta Films.