direttore Paolo Di Maira

MERCATI INTERNAZIONALI / Luci e ombre sulle performance italiane

La rapida espansione delle piattaforme e la trasformazione del sistema distributivo è il tratto predominante dell’evoluzione in atto nell’ industria audiovisiva mondiale: un‘espansione che tuttavia, fino allo scoppiare della pandemia, non era avvenuta a scapito delle sale cinematografiche. Alcuni mercati in specifico, soprattutto quelli asiatici, hanno visto raddoppiare la quota di incassi nelle sale. 

Nel complesso, malgrado le barriere culturali e politiche che limitano la diffusione internazionale dei contenuti audiovisivi in lingua italiana e la persistenza di problemi strutturali legati alle caratteristiche delle imprese di dimensioni minori, l’industria audiovisiva italiana appare in una fase di vivacità produttiva, con segni interessanti di rafforzamento della sua produzione internazionale, sia in termini di capacità di attrarre investimenti esteri che di quote di mercato.

Queste sono le principali conclusioni dello Studio sui risultati dell’industria audiovisiva nei mercati internazionali, condotto dal Centro di ricerca sociale ed economica Rossi – Doria dell’Università Roma Tre per conto di ICE, presentato oggi, 14 ottobre al MIA in un incontro moderato da Roberto Stabile.

Ci sono comunque trend nettamente contrastanti, come spiega Lelio Iapadre, responsabile scientifico dello studio: quelli ad esempio che derivano dal confronto fra la quota di offerta dei film italiani all’estero, aumentata sensibilmente nell’ultimo quinquennio, e la quota di biglietti venduti (il rapporto di copertura fra domanda e offerta è sceso dal 45 al 24 % dal 2005 al 2019). Inoltre, il drastico ridimensionamento (dal 63 al 33%) delle esportazioni italiane di prodotti audiovisivi nei principali mercati di sbocco (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), che potrebbe essere parzialmente arginata dalla maggiore diversificazione geografica, a vantaggio di altre destinazioni europee, quali la Repubblica Ceca, la Serbia, la Corea del Sud o gli Stati Uniti.

Anche Mariella Troccoli, dirigente del MIBACT, ha sottolineato quanto quella dell’internazionalizzazione fosse una delle maggiori criticità prima dell’entrata in vigore della nuova legge cinema, e non ancora totalmente risolta, nonostante gli importanti passi compiuti. Fra questi, i bandi che puntano a favorire la coproduzione internazionale attraverso fondi ad hoc come quelli bilaterali o quelli per le coproduzioni minoritarie (“Stanno per andare in porto quello con la Colombia e con la Slovenia, da poco abbiamo firmato quello con il Messico”), la leva del tax credit, e i fondi pensati in accordo con ICE, che aiutano la presenza dei venditori internazionali nei mercati (circa 1,5 milioni nel 2021), o la distribuzione di film italiani all’estero.

Roberto Luongo, direttore generale di ICE, ha lodato la “spinta keynesiana che è stata data al settore dall’intervento pubblico”, e la strategicità dell’investimento del PNRR su Cinecittà:

“Quello è il vero investimento, – ribadisce il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Lucia Borgonzoni, ricordando poi “gli accordi che Cinecittà sta facendo con altri studi di produzione di privati in altre regioni italiane. Il cinema e l’audiovisivo sono moltiplicatori che creano occupazione stabile e giovanile, un dato questo che ci arriva dalle film commission, altri attori strategici in questo processo di internazionalizzazione. Stiamo cercando di mettere in campo sempre più strumenti per potenziare il nostro audiovisivo nel mondo, sia in quanto attrattore turistico, sia come ponte di comunicazione che racconta il nostro paese e il nostro know how in modo efficace ed immediato, diventando lo strumento di democrazia culturale per eccellenza. Non solo cinema: è fondamentale anche rafforzare il sostegno al settore dei videogiochi, e proprio ieri l’ho ribadito al MISE.”

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